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Lauda duecentesca inedita in onore di San Nicola di Bari in volgare Una vecchia maestra, Antonia Spadavecchia l’ha conservata per quasi 70 anni
15 novembre 2017

Il protagonista della Lauda è San Nicola di Bari, noto anche come San Nicola di Mura, San Nicola del Lorenesi, San Nicola Magno e San Niccolò/San Nicolò. Venerato come Santo dalla Chiesa cattolica, ortodossa e da altre confessioni cristiane, è passato alla storia per essere il vescovo greco di Myra (odierna Demre) in Licia, ex provincia dell’impero bizantino ma soprattutto perché la sua figura ha dato origine alla tradizione di Babbo Natale e più specificatamente per la Puglia di “San Nicola”. La ricorrenza di San Nicola viene onorata il 6 dicembre di ogni anno, la tradizione narra che ogni bambino, che desideri qualcosa ardentemente e che ritenga di essere meritevole di ottenerla, debba scrivere una “letterina” in cui esprima i suoi desideri in modo che San Nicola valuti la sua bontà e nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre possa recapitare i doni ai più meritevoli, oppure cenere e carbone a chi non si sia comportato bene. La festa di San Nicola è molto sentita dai cittadini molfettesi, a tal punto che nella città viene organizzato lo sbarco del santo nei pressi del porto. L’ex maestra di scuola primaria Antonia Spadavecchia, donna di 92 anni in forma smagliante, ha contattato “Quindici” per rendere di dominio pubblico una Lauda dedicata al santo. «Ho seguito un corso di Storia Patria all’Università degli Studi di Bari – ci dice – e il professore di Agiografia (storia dei santi), di cui purtroppo non ricordo il nome, nel 1948 ci sottopose all’attenzione questa lauda duecentesca, in volgare, di autore ignoto. Vorrei renderla nota a tutti poiché potrebbe essere studiata nelle scuole primarie e secondarie di primo grado in modo che i bambini/ragazzi possano arricchire il proprio bagaglio culturale!». La vecchia maestra ci racconta anche un aneddoto a riguardo: «L’ho fatta illustrare anche da una mia scolaresca e l’ho inviata alla Pro Loco ma ovviamente non ho avuto risposta ed ora non ho più le illustrazioni a portata di mano, mi dispiace molto!». Ma subito ritorna nel suo mood allegro, ricordando una sua ninna nanna in dialetto molfettese, tratto dal libro «Ricordi ritrovati» di Isabella Cirilli e Antonia Spadavecchia in dialetto molfettese, sottolineando l’importanza del dialetto: «Vorrei che tutt’oggi gli studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado studiassero il dialetto perché è una lingua che sta scomparendo! Quando ero insegnante, dedicavo alcune ore di lezione all’esercizio del dialetto: i miei alunni dovevano interagire tra loro in italiano ed in un secondo momento tradurre il dialogo in dialetto, era un esercizio divertente!». Con l’auspicio che il folklore ed i dialetti molfettesi non vengano mai dimenticati, invitiamo ogni molfettese ad esercitare la propria lingua e a prendere parte ad ogni tradizione molfettese.

Autore: Marina Francesca Altomare
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