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La visita di Luca Spinola a Molfetta nel 1647
15 febbraio 2015

Nel 1640 Ferrante III Gonzaga, oberato di debiti, vendette la città di Molfetta ai Doria di Genova. Luca Spinola (1599-1656), figlio di Gaspare e di Maria Doria, ereditò la città. Dopo 22 anni dalla ultima visita di Cesare II Gonzaga un altro feudatario visitò la città: Luca Spinola con sua moglie Pellina Spinola nel mese d’aprile del 1647. In quell’anno erano Sindaci della città Cesare Monno, per il ceto dei nobili, e il notaio Carlo Andrea de Dato, per i popolani. Il Consiglio Decurionale della città elesse quattro delegati per preparare l’accoglienza al nuovo feudatario: Francesco d’Agni, Ottavio Porticella, Roberto Baroncello e il notaio Leonardo Salvemini. Come al solito allora per simili visite si voleva fare una degna accoglienza e bella figura, perciò i delegati subito si misero all’opera e dal mese di dicembre del 1646 inviarono nelle città limitrofe il bando per la costruzione degli archi trionfali, trovare alcuni musicisti e quant’altro necessario. Una lettera di tale Mario Cimino da Bari fece presente che c’erano due persone esperte nel costruire gli archi trionfali e che ultimamente fecero degli apparati superbi per l’entrata dell’arcivescovo di Bari: essi erano il sacerdote don Nicola Aromatario e un tale Giovanni, giovane di spirito. Questi non volevano concorrere al bando per il partito perché non erano persone bisognose e a queste gare partecipavano i peggiori maestri, al massimo potevano dare i relativi disegni. Come musicisti erano disponibili mastro Nunzio e mastro Bonatullo; poi informò che tale Giovanni Ciuciando, figlio di un francese, era pratico di fuochi artificiali, fontane e cose simili, e che sicuramente se si aggiudicasse la gara si sarebbero viste cose di gusto. Giovanni Paolo Labini da Bitonto fece noto che vi erano quattro pittori pronti a prendere il partito e che intanto si fossero inviate le composizioni di musica per aver il tempo di prepararle. Il contratto per costruire gli archi trionfali se lo aggiudicò Michele Angelo Costantino di Bitonto per 168 ducati; a quest’ultimo si aggiunse Cesare Brucolo che, per aver disegnato il disegno dell’arco maggiore che si doveva collocare avanti la porta maggiore, ebbe 10 ducati. Per pitturare gli archi trionfali il lavoro se lo aggiudicò Giovanni Guicciardo di Bari, a questi si affiancarono altri pittori: Sigismondo Scarcella di Giovinazzo, Donato Antonio Gliri e Gabriele Costantino entrambi di Bitonto che rinnovarono o fecero nuovi, su tavola e su carta, diversi stemmi della città e del feudatario e diverse iscrizioni per detti archi trionfali che si dovevano collocare avanti alla porta grande, avanti alla chiesa di S. Francesco, sulla strada S. Angelo e altri luoghi; gli archi furono bruniti di oro e guarniti da rami d’ulivo, di alloro e spinatura. Nel frattempo si fecero alcune riparazioni al palazzo municipale dove poi alloggiò il feudatario e fu allestito e abbellito il salone della Regia Corte con due statue, stemmi e iscrizioni elogiative. Poco prima della venuta di Luca Spinola fu pulito il canale che dal Borgo sboccava al mare, il Borgo, i quattro torrioni della città, e altri luoghi. Dai torrioni della città l’artiglieria fu spostata al Borgo per sparare la salve di benvenuto. Furono confezionati dei lunghi abiti abbelliti con lo stemma degli Spinola per i due giurati e i quattro servi al servizio del feudatario e si spesero circa 15 ducati. I quattro servi erano Federico di Polignano, Giovanni Antonio del Piano, Nicolò di Terlizzi e Paolo di Giovinazzo. Luca Spinola e consorte alloggiarono nel palazzo municipale presso l’alloggio del suo agente o governatore a Molfetta: Francesco Benegassi genovese; questi provvide pure a somministrare i pasti. Per l’alloggio del suo seguito furono presi in locazione la casa di Galante Passari, il palazzo di Francesco Passari sulla strada per la chiesa della Madonna dei Martiri (palazzo Poli a via S. Domenico) alcune stanze del convento di S. Francesco, una camera alla strada Macina per gli staffieri fornendo letti, olio per le lucerne, scope e quant’altro necessario per ospitarli. Il marchese Doria e consorte che accompagnavano Luca Spinola alloggiarono presso l’osteria di Donato Antonio Porcello. Luca Spinola con il suo seguito partì da Genova su di un vascello forse diretto a Napoli e durante la traversata incappò in una tempesta, perdendo alcuni bagagli. Giunse a Corato il 19 aprile dove riposò e il 20 dello stesso mese, Sabato Santo, venendo da Bisceglie, fece il suo solenne ingresso in città alle ore 16 circa, accolto dal suono di trombette, tamburi e salve di artiglieria; rendeva gli onori il battaglione dei soldati di Molfetta. Il soggiorno del feudatario fu allietato da concerti musicali tenuti da musici venuti da Bitonto; la Domenica di Pasqua fu acceso un grandioso fuoco pirotecnico, ma sfortunatamente Luca Spinola non poté vederlo perché cadde per le scale e si fece male al piede. Saputo che i fuochi pirotecnici erano stati meravigliosi, chiese per mezzo del suo agente di ripeterli. Il desiderio fu accolto dai Sindaci e fu permessa l’accensione di un secondo spettacolo pirotecnico. Il Lunedì di Pasqua, Luca Spinola ebbe l‘onore della gradita visita del Duca di Mango, Preside della Provincia di Terra di Bari.

Autore: Corrado Pappagallo
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