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La Torre di Babele: verso il grande centro con Pdl e Pd&Sel al palo
15 febbraio 2013

Tutti contro tutti. Ognuno con il suo programma ideale, con il suo candidato da santificare e portare in processione: nessuno con una reale capacità di governo. Molfetta sembra essersi trasformata in una convulsa Torre di Babele. Unica beneficiaria, la confusione. Anche se nel caos totale, tra una sbornia collettiva e l’altra, inizia a delinearsi un nuovo conglomerato politico: il grande centro che potrebbe non solo giocare un ruolo decisivo nelle amministrative di maggio, ma battere i più quotati (almeno sulla carta) Pd&Sel e Pdl. Si tratta di un nucleo ancora amorfo, senza confini (ma proprio in questo sta la sua “pericolosità”), ma fortemente aggregante che, “spanciando” al centro in tutte le direzioni, potrebbe ruotare intorno alla Lista Monti e all’Udc con movimenti e liste centriste in smobilitazione da altri progetti di coalizione abbozzati, ma mai definiti. Tra l’altro, non è possibile escludere neanche che a Molfetta si replichi l’asse Lista Monti - PD se il prossimo governo nazionale sarà retto dalla stessa alleanza politica. CENTRO, CAPUTO CANDIDATO SINDACO? Su ispirazione della segreteria provinciale, il trio (ex)centrodestrino Mariano Caputo, Michele Palmiotti e Giacomo Spadavecchia è già migrato nella Lista Monti, bypassando da partiti e movimenti centristi (es. Italia Futura) che in un primo momento avevano appoggiato il candidato azzolliniano. Tradimento del dogma oppure fine politica dell’impero? Nel corso dell’estate 2012 la coalizione azzolliniana aveva già subito laceranti scosse telluriche, ma tutto è rimasto poi immutato, pur con costanti sciami sismici. Infatti, la scelta di Nicola Camporeale come successore di Azzollini era stata mal digerita dal Caputo e da un nutrito gruppo di pidiellini (l’ex assessore ai Servizi Sociali, Luigi Roselli, il consigliere regionale, Antonio Camporeale, l’ex dirigente, Giuseppe de Bari). La situazione si è, però, incancrenita dopo l’investitura ufficiale dell’ex presidente del Consiglio comunale: il Caputo mai ha negato di puntare al ruolo di soggetto moderato ed aggregante, a differenza del Camporeale che ha continuato a perdere consensi anche dall’interno del suo stesso partito (fenomeno analogo si è registrato nel Pd, con l’investitura mal riuscita di Abbattista). Perciò, non è escluso che proprio l’ex assessore ai Lavori Pubblici possa essere il candidato della rinascita centrista, dopo oltre un ventennio di governi bipolari imperniati sui due alternativi potentati locali, quello azzoliniano e quello guglielminiano in perenne incontro-scontro. Potrebbe essere un “ritorno” alla Prima Repubblica, temuto sì da molti, ma auspicato dai tanti che, mal sopportando il bipolarismo muscolare, vorrebbero un governo di decantazione non dominato dal super-potente di turno. Pur essendo un “esperimento” che sta generando molto appeal in maniera trasversale, lo scollamento di questa consistente placca tettonica dal sub-continente azzolliniano determinerà un’inevitabile riposizionamento di tutte le pedine della scacchiera politica locale sulla falsariga di quello che avverrà a Roma dopo queste elezioni. Anzi, in questa prospettiva, l’estinzione del Pdl a Molfetta pare quasi certa, con “buna pace” del Pd che potrebbe anche scollarsi, perdendo consensi al centro e alla sua estrema sinistra (fenomeno che in tanti ritengono già in atto). AZZOLLINI AL CENTRO? La candidatura di Caputo infrangerebbe il monolite Pdl e a Camporeale, in caso di trasmigrazione di Azzollini al centro montiano, rimarrebbe il ruolo di testimonial di un’aggregazione di centrodestra abortita prima di nascere. Ipotesi non peregrina, questa presunta manovra potrebbe essere stata architettata ad hoc proprio dopo la frittata della presentazione delle liste Pdl per le politiche. Il declassamento da 2° al 5° posto per la Puglia (grazie al salvataggio di Schifani, poiché Azzollini era stato sbattuto al 9° posto) è stato un polpettone mappato subito rigurgitato da Azzollini che, secondo voci interne, avrebbe dichiarato “vendetta” all’avversario Raffaele Fitto, fedelissimo berlusconiano. Svuotare il Pdl locale sarebbe già il primo passo. Non solo, ma il Senatore non avrebbe l’intenzione di marcire all’opposizione, soprattutto con le incombenze portuali ancora in piedi. L’ingresso al centro di Azzollini potrebbe, però, incontrare degli ostacoli insormontabili: da un lato, Pino Amato, leader storico dell’Udc locale, che ha combattuto una costante battaglia contro l’amministrazione Azzollini negli ultimi 5 anni. Dall’altro, il repubblicano Pietro Uva, ex vicesindaco dimissionario ad agosto 2012, che intende spingere all’opposizione il senatur molfettese e tutto il suo gruppo di comando (i Repubblicani sono confluiti a gennaio nella Lista Monti). DI GIOIA, IDEOLOGO DELL’ALTERNATIVA DI CENTRO L’operazione centrista sembra ispirarsi a quella che è sempre stata l’idea di Lillino Di Gioia, già assessore all’Urbanistica e sindaco di Molfetta: il grande centro alternativo ai due poli Pd e Pdl), che oggi potrebbe non solo stravolgere lo scacchiere politico locale, ma puntare al ballottaggio e, fors’anche, alla vittoria. Il passaggio di Di Gioia alla Lista Monti ha, purtroppo, sancito il “divorzio” consensuale dalla Thatcher molfettese, Annalisa Altomare, rimasta nella Lista Emiliano e in attesa di una chiamata piddina per inserirsi nell’asse PD-SEL. Ma sarà stata lite vera? Molti sostengono che i due abbiano concertato questa divisione per non precludersi nessuna possibilità, dalla grande coalizione centrista a una classica alternativa di sinistra. Da valutare anche la posizione di Mauro Spaccavento, segretario locale dei Repubblicani (oggi montiani), che sembrerebbe più propenso a un’alleanza con il PD. Ma con quale PD e, soprattutto, con quale candidato? Pare anche che Molfetta Viva stia ammiccando al nuovo grande centro, lasciando a piedi Bepi Maralfa, candidato della società civile con il movimento indipendente Linea Diritta, che dopo un avvio scoppiettante non sembra aver coagulato null’altro. E poi dovrebbe spiegare ai suoi fan la presenza di ex azzolliniani nella sue liste. Anche la presenza di Di Gioia, avversario nelle elezioni del 2006, sembra ricusare l’ingresso di Azzollini nel centro che, però, paradossalmente, potrebbe anche “lasciar fare”. GHIRIGORI NEL CENTROSINISTRA Il duo PD&SEL potrebbe raggiungere un accordo su Paola Natalicchio, proposta dal Pd (senza il ritiro ufficiale di Giovanni Abbattista), che accetterebbe la candidatura a sindaco solo in caso di alleanza tra PD, SEL e PRC che, però, avrebbe deciso di non aderire per rispettare gli schieramenti nazionali anche a livello locale. Sembrerebbe non essere solo questa la motivazione del niet alla Natalicchio, perché i militanti di Rifondazione non hanno mai nascosto la possibile candidatura a sindaco di Giovanni Porta (anche per assicurarsi un seggio in consiglio) È bene sognare, ma poi occorre anche governare. Se Rifondazione corresse da sola con la Lista Ingroia, il duo PDSEL, pur farcito dalla Lista Emiliano e da altri movimenti e associazioni, potrebbe anche non arrivare al ballottaggio di fronte all’inevitabile lievitazione centrista e all’ingrossamento delle fila della sinistra (Rifondazione e Rivoluzione Civile). Senza dimenticarsi la vera incognita, il Movimento 5 Stelle che potrebbe scompaginare le varie stime elettorali. Tra l’altro, nel caso in cui il governo nazionale virasse verso l’asse Lista Monti - PD, i partiti locali potrebbero essere obbligati (dalle segreterie provinciali) a replicarne la formula, soprattutto in assenza di alternative reali, come pure di candidati coalizzanti. Purtroppo, forzature (che, di solito, provocano solo emicranie e attacchi di panico), atteggiamenti attendisti, fumosi catalizzatori, veti incrociati e azioni di calcolo agevolano l’inesorabile irrancidimento del consenso, perché hanno un effetto negativo agli occhi dei cittadini che si sentono l’ultima ruota del carro.

Autore: Nicola Squeo, Marcello la Forgia
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