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La Sinistra difende l'ospedale di Molfetta contro le bugie di Emiliano e del ciambotto di Tommaso Minervini
10 giugno 2017

MOLFETTA – Tre i temi principali di questa campagna elettorale per le amministrative a Molfetta: porto, raccolta rifiuti e ospedale. Su quest’ultimo argomento si concentra l’attenzione dei cittadini, perché li riguarda direttamente essendo in gioco la propria salute.

E sull’ospedale si stanno sentendo le più grosse bugie, soprattutto da parte della coalizione di destracentro, il ciambotto di Tommaso Minervini, eterodiretto dal nuovo padrone di Molfetta (come lo ha definito Gianni Porta, candidato della sinistra), il presidente della Regione Michele Emiliano, che è venuto a benedire l’armata brancaleone, smentendo anche se stesso (per chi conosce il politico, sa che non è la prima volta).

Ma sulla salute non si possono ingannare i cittadini per avere qualche voto in più. Ecco perché la coalizione di sinistra (Rifondazione, Sinistra italiana e Democratici e progressisti) e il suo candidato sindaco Gianni Porta, hanno proposto un dibattito su questo tema che è servito a fare chiarezza sulla situazione e rendere i cittadini realmente consapevoli di quello che sarà il loro futuro sul fronte sanitario (Nella foto: Borraccino, De Leo, Porta, Rana, Modugno, Drago).

L’ex primario del reparto di chirurgia dell’ospedale di Molfetta Giuseppe de Leo dopo aver ricordato che, anche grazie all’impegno dell’assessore regionale Guglielmo Minervini, l’ospedale vantava dieci anni fa, quando lui è arrivato alla guida del reparto, ben 9 medici primari e una direzione sanitaria e aveva prospettive di crescita soprattutto sul piano degli indici della produttività, migliori della Asl: duemila interventi l’anno.

Successivamente la situazione si è invertita e l’ospedale è divenuto “periferia dell’impero”, è stato depotenziato dal piano di riordino regionale del presidente Emiliano (che dopo aver deciso la chiusura dell’ospedale, è venuto a Molfetta a dire bugie, per sostenere Tommaso Minervini, ndr). “Invito il presidente Emiliano ad essere più prudente e ad avere rispetto di medici e pazienti, quando afferma che l’ospedale di Molfetta è fatiscente (affermazione dimenticata nel suo show elettorale a Molfetta, ndr).

Non bisogna dimenticare che l’ospedale di Molfetta è diventato sede della chirurgia d’urgenza in tutto il nord barese con pazienti provenienti da tutte le città vicine. Secondo De Leo, è necessario pensare ad un altro ospedale, quello del Nord Barese Adriatico tra Molfetta e Bisceglie, previsto, ma frettolosamente cancellato e poi riapparso grazie all’intervento del consigliere regionale Borraccino di Sinistra italiana, presidente della commissione sanità. Attualmente la struttura è prevista sulla carta, ma manca di finanziamenti.

Anche Salvatore Drago, medico chirurgo, ha sostenuto anch’egli la necessità di ospedali all’avanguardia, soprattutto in grado di rispondere in modo rapido e immediato alle esigenze dei pazienti. Le lungodegenze sono un ricordo del passato oggi occorre far fronte ad un bacino di 30mila anziani, mentre Emiliano chiude cardiologia ed urologia che sono i reparti più frequentati dagli anziani. Drago ha invitato i cittadini a non fidarsi delle promesse elettorali che scompaiono il giorno dopo il voto, mentre il diritto alla salute va difeso.

Nel dibattito coordinato da Pino Modugno, candidato al consiglio comunale sono intervenuti anche la pediatra Silvia Rana, anch’essa candidata, che ha ripercorso l’iter storico-burocratico dell’ospedale del Nord barese, mettendo in evidenza come esso corrisponda ai criteri moderni che vogliono un ospedale di I livello che abbia reparti di eccellenza e sia logisticamente fuori del territorio cittadino, ma facilmente raggiungibile. E il progetto di quello del Nord Barese risponde a questi requisiti, ma Emiliano lo ha accantonato con la scusa della mancanza di finanziamenti. Ma a questa difficoltà si può ovviare anche con il sistema del project financing, coinvolgendo i privati nella realizzazione e nella gestione della nuova struttura, necessaria perché nessuno degli ospedali presenti nel piano di riordino regionale possiede i requisiti moderni necessari.
Anche il consigliere regionale Borraccino ha insistito nella preminenza della sanità pubblica contro quella privata voluta da Emiliano (che chiuderà altre 8-9 strutture): “conosciamo bene i giochi di prestigio di Emiliano targato Pd”. Paola Natalicchio ha lottato con i denti – ha aggiunto – in difesa dell’ospedale, mentre il Pd e gli altri lo volevano affossare. Una riprova è stata la presentazione di un ordine del giorno in consiglio comunale, diverso da quello del sindaco, che è stato il primo segnale del killeraggio della Natalicchio ad opera del Pd.

Nel dibattito è intervenuto anche il dott. Mimmo Ruggiero, esperto di problemi sanitari e da anni impegnato nella difesa della salute.

Infine il candidato sindaco Gianni Porta ha attaccato la coalizione del ciambotto di Tommaso Minervini, definendola “non civismo, ma cinismo” di chi si inginocchia al volere di Emiliano, il cui unico obiettivo è quello di chiudere l’ospedale di Molfetta, il cui destino è già segnato, perché il piano regionale è già attuativo e chi continua a parlare di modifiche si fa ingannare dalle bugie e dal gioco delle tre carte che fa Emiliano. Però quando i cittadini si accorgeranno di questa verità sarà troppo tardi. Ecco perché occorre reagire subito lottando contro il depotenziamento e la chiusura dell’ospedale di Molfetta. In sostanza: no alle grandi opere, ma difesa e potenziamento dell’esistente, rafforzando la medicina territoriale, la teleassistenza e la telemedicina, in attesa della costruzione del nuovo ospedale del nord barese. Non è campanilismo, ma difesa del diritto alla salute.

 

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