La sfi da al cambiamento, chiave di lettura della realtà
Quello che il bruco chiama fi ne del mondo, il resto del mondo chiama farfalla. Nella suggestiva immagine di Lao Tse, è racchiuso un principio di speranza. Lo stesso che la casa editrice “la meridiana” ha scelto in occasione del convegno nazionale “Doppio senso”, per i suoi primi vent'anni di attività. La metamorfosi, il cambiamento come chiave di lettura della realtà. “Il fi ne può far paura, ma è un'occasione per esplorarne le molteplici imprevedibili possibilità del fi ne del senso”. E' scritto nella presentazione del convegno. Due pomeriggi, dunque, densi di incontri che hanno spaziato e indagato il mondo delle relazioni possibili: nella scuola, nella famiglia, nella vita di fede e nell'impegno sociale. L'apertura è stata affi data a un inedito dialogo tra “la toga e la musa” che ha visto protagonisti il pianista Emanuele Arciuli e il giudice Gherardo Colombo. Proprio il cambiamento, o meglio come provocare questo cambiamento, è stato il tema cha ha accompagnato gli interventi dei relatori in tutto l'arco del convegno. Il rinnovamento presuppone che ci sia un punto di partenza e questo non può non avere le sue radici nella storia stessa dell'uomo, che come ha sottolineato, in un teatrale quanto effi cace intervento il prof. Antonio Brusa “vi è un doppio senso nella storia, che è scritta dai vincitori ma è fatta dai vinti” e per darne una corretta interpretazione suggerisce che “sia necessario mettersi proprio dal punto di vista dei vinti”. Ad impreziosire il ricco panorama di relatori è arrivato il contributo audiovisivo del fi losofo e sociologo dell'università di Parigi Edgar Morin, che ha spiegato come le diffi - coltà dell'uomo oggi sono legate al “problema che deve navigare in situazioni di incertezza e deve anche combattere contro la barbarie” che convive con il processo stesso di civilizzazione, tuttavia ha in “un'isola di certezza” l'approdo per superare i momenti critici. Di conseguenza occorre che l'uomo sia coraggioso, soprattutto in questo tempo, in quanto “la paura è la passione dominante, che oggi ha sostituito quella speranza che era stata la cifra delle passioni degli anni Sessanta”. A dirlo è stato Franco Cassano sociologo dell'università di Bari, che ha spiegato quanto sia cruciale l'azione collettiva, lontana da un “individualismo radicale e radicato nel presente, che ha diffi coltà a guardare al passato e dedicarsi all'altro”. Aprendo, però, alla speranza con un'altra immagine, quella di Sisifo, condannato a portare sulla cima di un monte un masso che tuttavia, ogni volta che Sisifo stava per raggiungere la cima, il masso rotolava nuovamente a valle, nella quale Camus, legge la nobiltà del gesto, “perché anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice”. Quindi anche nelle sfi de più complesse, il senso apparente, quello dominante, nasconde sempre un altro senso, magari più profondo. Ma presente. Mentre l'uno si diffonde l'altro prende forma. Se i sistemi di riferimento sono in crisi, negli interventi che si susseguono emerge come non se la passino meglio le strutture che dovrebbero accompagnare l'uomo in questo cambiamento. La scuola da una parte, se è “poco funzionale al processo educativo”- per Paola Scalari- ma necessaria “per far capire al bambino che non è al centro del mondo come nella famiglia”; così com'era concepita è “morta con la fi ne della società industriale che l'ha generata”, nella rifl essione provocatoria del critico letterario Goffredo Fofi . Le religioni dall'altra parte “in questo momento sono egocentriche, preoccupate di restare in piedi. Non vogliono riconoscere che il mondo cambia, che c'è una domanda di trascendenza oltre la religione stessa. Hanno dimenticato l'ermeneutica, l'arte di interpretate le scritture”. Le parole di Antonietta Potente, teologa domenicana lanciano forti interrogativi anche sul ruolo delle chiese, e qui anche quella “la chiesa cattolica con la sua morale sta creando un argine che non riesce a stare dietro alle nuove domande” e a dirlo è un monaco benedettino, padre Michael Davide Semeraro. Cosa resta? Da dove partire per muoversi in questa complessa realtà e andare incontro al futuro? Il suggerimento che arriva al termine del convegno è di sfi dare e non subire il cambiamento, costruendo relazioni di comunità. “Insomma sé è vero che ognuno è solo di fronte alle scelte, e che il cambiamento di questo nostro tempo è rapido e carsisticamente invade ogni nostra certezza, è altrettanto vero che il senso di ognuno è nella scelta di viverci con gli altri. Con responsabilità e un pizzico in più di coraggio. Per diventare farfalla in fondo, bisogna accettare di fi nire”.