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La scrittrice barese Federica Introna presenta il suo romanzo “La congiura” al Liceo Classico di Molfetta
Marianna Turtur, Domenica Iacobellis, Federica Introna
04 maggio 2018

MOLFETTA - Ogni incontro è un arricchimento e gli alunni delle classi ginnasiali del “Leonardo Da Vinci” di Molfetta lo sanno bene: proprio per questo si sono recati in numerosi alla presentazione, tenutasi presso la biblioteca dell’istituto, del romanzo storico “La congiura”. A commentarlo l’autrice stessa, la scrittrice barese Federica Introna, che ha dialogato con la prof.ssa Domenica Iacobellis, sua docente negli anni delle superiori, introdotta dalla prof.ssa Marianna Turtur.

Una persona che ha divorato romanzi storici punta a smentire la concezione che essi siano “testosteronici”: ci riesce attraverso la figura di Epicari, la liberta che nel corso della storia impara a proprie spese a coltivare il senso della misura. Lo stesso che talvolta si smarrisce, specie quando si entra a contatto con il potere, quella grande responsabilità che personaggi quali Nerone non hanno saputo gestire in preda allo smarrimento della consapevolezza dei propri limiti.

Non ci sono limiti, invece, alle sfaccettature della psiche umana trattate nel romanzo storico il cui compito, secondo l’autrice, è proprio quello di mettere in luce quello che la storia non racconta, andando a completare il quadro storico con l’analisi del sentimento.

Uno dei tanti sentimenti messi in risalto nella vicenda narrata in “La congiura” è sicuramente la volontà di indipendenza della donna, la quale mira a poter affermare il proprio diritto alla parola. Un diritto, insieme alla libertà, per cui Epicari si batte, dimostrando di esser “la pietra che rimane in piedi a discapito della debolezza degli altri”. É proprio la debolezza, scaturita dalla disunione e dalla discordanza di obiettivi, il motivo per il quale la congiura ordita sfocia nel fallimento. 

Non è un fallimento, ma tutto al contrario un successo, la pubblicazione del romanzo, che unisce le persone che l’autrice ha conosciuto, le delusioni che l’hanno ferita, le eroine che le sono rimaste impresse e le letture che l’hanno colpita. 

Ma a rimaner colpiti dalla lettura di “La congiura” sono stati i ragazzi, che non hanno esitato a far emergere le proprie curiosità. Fra le tante, la questione della narrazione affidata ad un personaggio che non sia la stessa protagonista. 

«Ho voluto che a parlare di una donna che ha rinunciato quotidianamente al male fosse qualcuno che volesse conservarla nella storia affinché rimanga testimonianza di un grande no al male».

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