La Puglia zona gialla nonostante i morti, per favorire pochi in nome del liberitutti
Si è soli da soli e si è soli tra tanti. Si è soli con la propria famiglia quando da nessuno si ricevono risposte a problemi reali, contingenti. L’ultimo baluardo appare allora un giornale e poco importa che vengano resi pubblici problemi che impongono risoluzioni immediate, specie quando si scopre che i problemi, il problema è comune e molto più diffuso di quanto si pensi. Al cittadino non resta che porre l’attenzione al giornale, perché i cosiddetti uffici preposti rimangono muti e trincerati dietro “nonèdinostracompetenza”. E allora chiedetelo a loro, chiedete a chi è ristretto, come in una casa circondariale, tra le mura domestiche, chiedete se le sfumature sono importanti, se preferiscono il giallo all’arancione. La Puglia diventa zona gialla, così… d’embléè, nonostante l’aumento dei contagi, nonostante un sistema sanitario al collasso, nonostante i morti. L’importante è ripartire, tornare a riaprire esercizi pubblici, sedersi al bar, permettere l’apertura a pranzo di ristoranti, gli alberghi a Natale e Capodanno anche per consumare le cene ma solo in camera, come anche previsto l’ultimo DPCM. Vittoria, si direbbe, una promozione meritata vista l’osservanza alle norme restrittive imposte ai cittadini, ma non a tutti. Basta percorrere pochi chilometri e il giallo diventa un intenso arancione, incongruenze fra paesi i cui confini si intersecano. Pugliesi virtuosi o necessità di limitare le perdite di un settore trainante per l’economia pugliese a forte vocazione turistica? Cogito, ergo sum. Posti letto in terapia intensiva insufficienti, famiglie in quarantena fiduciaria che attendono anche settimane prima di ricevere il test COVID tramite tampone, report giornalieri con morti in aumento, eppur… si apre. E non occorre essere veggenti per prevedere esiti catastrofici di fronte a questa apertura. Tutti gridano all’indignazione ma tutti, o quasi, prendono d’assalto pub, locali, quasi un liberitutti, nonostante i pareri di chi combatte ogni giorno questo nemico da mesi, rischiando la vita propria e quella dei propri cari, gli eroi che a mani nude hanno strappato vite alla morte e accompagnato vite verso la morte, mentendo, negando anche a se stessi l’evidenza, incapaci di vincere su un nemico che continua da molti ad essere considerato poco più che un banale raffreddore. Ed in fondo è questo il nemico: il fatalismo del “tanto a me non può succedere”, l’ignoranza accompagnata ad un vacuo senso di onnipotenza, il killer. Come per un countdown, si segue il contatore dei contagi: 145, 230, 340, 482, si guardano i numeri relativi alle città vicine, si fanno proporzioni, si cercano motivazioni, dimenticando che quei i numeri di contagi si riferiscono ai malati, i decessi alle persone. Sessantamila, poco, più, poco meno, una cittadina che sparisce, un’enormità. Un nemico invisibile, di cui non si conosce tutto e quello che abbiamo imparato, lo hanno insegnato le vittime. E stiamo a gioire dell’essere stati “declassati” in quanto a pericolosità. Siamo gialli e non per tutti, ma fino a quando? “Una gran parte di quello che i medici sanno, è insegnato loro dai malati”. (Marcel Proust). Repetita iuvant, ovvio. © Riproduzione riservata