La Muraglia deve essere un bene di tutti
Sono nato a Molfetta vecchia, in vico Muro quasi 65 anni fa – come i miei genitori ed i miei fratelli – quando Molfetta vecchia era densamente abitata ed era ritenuta una zona off limits per il tessuto sociale assai fragile oltre che per le precarie condizioni dei fabbricati. Eppure anche se degradato questo era un quartiere vivo con una parrocchia particolarmente attiva e con un buon mix sociale in cui situazioni di grande povertà coesistevano, in rapporto di scambio civile e solidarietà, con famiglie di piccoli impiegati, artigiani e commercianti. E anche negli anni successivi al grande esodo da Molfetta vecchia (1964) questo rapporto ha continuato ad esistere sulla base di un patto che legava persone di ceto diverso, è vero, ma tutte perfettamente consapevoli di vivere nella parte più bella e più antica della città e di esserne in qualche modo custodi. E mentre una dissennata politica comunale dagli anni sessanta cercava di acquisire al patrimonio pubblico tutti gli immobili di Molfetta vecchia, una buona parte di “nativi” resisteva nelle vecchie case pur in assenza di servizi (illuminazione, acqua, strade, rifiuti) che in altre parti della città esistevano da tempo. Trenta anni di abbandono, di crolli, di puntelli e di strade sbarrate. Di spaccio. Fino agli anni novanta quando il Comune preso atto della impossibilità di riqualificare il patrimonio con risorse pubbliche ha voluto ri-privatizzare gli immobili dando avvio al processo di recupero, lento ma inarrestabile, della città vecchia. Recupero che ormai è concluso. In questa Molfetta vecchia ho vissuto per i miei primi diciotto anni per poi ritornarci ad abitare al mio rientro definitivo a Molfetta da Torino quando di anni ne avevo trenta. I miei genitori invece e la famiglia di mio fratello Felice sono sempre rimasti nella nostra casa di Vico Muro, tenacemente attaccati ad essa come l’ostrica allo scoglio, come i Malavoglia nel romanzo di Verga. La mia è la testimonianza di un molfettese che nel centro antico ha sempre vissuto ed ha sempre ritenuto le sue strade, i suoi grandi edifici storici e la Muraglia beni pubblici da tutelare e salvaguardare proprio in quanto beni pubblici. Molfetta è cambiata molto negli ultimi venti anni. E’ cambiato il tessuto economico, la geometria urbana, le aspettative dei giovani. Sono anche cambiate le abitudini dei molfettesi che si riversano nel centro antico anche dalle zone più periferiche attratti dalla bellezza delle sue vie, dei suoi palazzi e dai nuovi pubblici esercizi che stanno vivendo momenti di particolare euforia. Una straordinaria comunità quella molfettese, capace di adattarsi velocemente al nuovo e di accogliere il cambiamento come opportunità, ma perché il cambiamento possa diventare valore per la comunità è necessario che le parti della città si parlino, che una parte comprenda le ragioni dell’altra e che si riesca a trovare una sintesi, un punto di equilibrio. E su questo la politica è chiamata a svolgere un ruolo decisivo: armonizzare, contemperare gli interessi. Chi punta invece a separare, a contrapporre, a lacerare (strada contro strada, quartiere contro quartiere, residenti contro commercianti) indebolisce la comunità, la danneggia e la rende fragile di fronte ai cambiamenti. La Muraglia. La Muraglia è parte essenziale di Molfetta vecchia, è forse la metafora dell’equilibrio instabile su cui essa si regge perché è lo spazio in cui sono compresenti oggi attività differenti e tendenti a prevalere l’una sull’altra. Nel contesto del cambiamento che ha investito l’intero centro antico, negli ultimissimi anni, la Muraglia è diventata luogo di ritrovo di tantissimi giovani, e questo è normale, è giusto: la Muraglia attrae, come attraggono tutte le cose autenticamente belle. Ma la permanenza di questa presenza nelle ore notturne, rumorosa per forza di cose, diventa incompatibile con il vivere normale delle persone che hanno le abitazioni che si affacciano direttamente sulla Muraglia. Qui era necessario trovare un nuovo punto di equilibrio affinchè la Muraglia potesse continuare ad essere liberamente e interamente fruita da un lato e i residenti potessero vivere dall’altro. Qui ha dovuto intervenire la politica. L’ordinanza del Sindaco di Molfetta che stabilisce che la Muraglia da aprile a settembre è fruibile fino alle 23 per consentire il riposo alle persone che sulla Muraglia vi abitano, è molto equilibrata e tiene conto delle ragioni di tutti. L’ordinanza non è la definitiva cessione a privato di un bene pubblico, non è un atto irreversibile o pluriennale che sottrae alla pubblica fruizione un bene pubblico, è un latto che ne limita la fruizione in alcuni mesi e in una parte dell’arco della giornata nella quale le persone esercitano il diritto al riposo: la notte. La Muraglia deve essere un bene comune, di tutti e nel rispetto di tutti”. Dante Altomare