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La memoria nascosta dell'acqua: l'Acquedotto pugliese e i tentativi di sabotaggio nell'ultima guerra
23 settembre 2014

BARI - Incontro La memoria nascosta dell’acqua – Sabotaggi e stragi all’ombra dell’Acquedotto Pugliese durante la ritirata nazifascista del ‘43 nella sala Conferenze di Acquedotto Pugliese per parlare della più rilevate opera pubblica nazionale del primo Novecento, l’Acquedotto Pugliese, (uno degli acquedotti più lunghi del mondo al tempo della sua realizzazione) che ha svolto e svolge una funzione strategica per lo sviluppo economico e civile di parte del Mezzogiorno d’Italia, e che è stata oggetto nel corso del secondo conflitto mondiale di diversi tentativi di distruzione (nelle foto, il canale principale dell'Acquedotto pugliese).

Sotto il profilo tecnico il canale principale costituiva con i suoi 244 chilometri un modello “ardito” di realizzazione tecnica considerando il trasporto per azione naturale di così rilevanti volumi di acqua dalla sorgente del Sele, collocata nell’Irpinia, fino a Villa Castelli, una delle ultime alture della Murgia meridionale, dove aveva inizio la piana salentina. L’Acquedotto rappresentava un agente strategico per la vita civile ed economica e in quanto tale obiettivo sensibile di assoluta rilevanza.

Paracadutisti inglesi nel 1941 tentarono senza molto successo di sabotare il ponte Tragino; in seguito all’armistizio dell’8 settembre, diversi reparti tedeschi furono utilizzati per un sistematico attacco distruttivo al canale principale.

I reparti scelti dell’esercito germanico misero in atto, contestualmente, un un’opera sistematica di terrore nei confronti della popolazione civile e di soldati sbandati con atroci misfatti e con un piano sistematico di distruzioni di importanti infrastrutture militari e civili.

Le azioni di guerra dei reparti della Whermacht si concentrarono in un vasto territorio compreso tra le pendici del Monte Vulture e l’Alta Murgia. Diverse località tra cui Rionero in Vulture, Atella, Spinazzola, Minervino, Altamura, Andria, Corato, Barletta e Trani furono investite da operazioni militari su vasta scala con collocazioni di mine e cannoneggiamenti soprattutto di vie di comunicazioni (strade e ferrovie) e, in particolare, dell’Acquedotto Pugliese che in quell’area concentrava le sue strutture più rilevanti.

Da recenti indagini compiute dell’Istituto pugliese per la storia dell’antifascismo, in collaborazione con l’Acquedotto Pugliese e la CGIL, Camera del Lavoro di Bari, emergono nuovi ed inediti aspetti sui gravi danneggiamenti all’Acquedotto.

Rilevante fu l’attività di informazione e di “intelligence” svolta da operai e tecnici dell’Acquedotto Pugliese e dai militari delle stazioni locali dell’Arma dei Carabinieri che al rischio della propria incolumità, segnalarono con tempestività, ai comandi militari italiani ed alle prefetture, i movimenti e le operazioni dei reparti germanici, scongiurando così danni maggiori.

Lodevoli anche le attività per il ripristino del servizio che vennero effettuate pur nella complessità del momento con assoluta tempestività e che permisero di ridurre notevolmente i disagi ad una popolazione già provata dalla guerra.

Il Comandante Legione Territoriale Carabinieri si rivolgeva con queste parole al Prefetto di Bari per ringraziare i dipendenti di Acquedotto Pugliese del prezioso contributo fornito:

Pregasi cortesemente l’Eccellenza il Prefetto esprimere per il tramite della Direzione dell’Acquedotto Pugliese il vivissimo compiacimento dello scrivente al Sig. Bartinelli Francesco e figlia Leonarda addetti al centralino telefonico dell’Acquedotto in Corato, perché con grave rischio e pericolo personale, hanno mantenute le comunicazioni telefoniche tra questo comando e quello della stazione dell’Arma di Corato ed altre viciniori, durante l’occupazione delle forze tedesche…

In un dispaccio dell’Arma dei Carabinieri di Trani, del 22 settembre ’43, pubblicata nel volume L’8 settembre in Puglia e Basilicata (Edizioni dal Sud), si evidenziava uno degli atti di sabotaggio più rilevanti messo in atto dai tedeschi che avevano fatto saltare il ponte Macenzano (sbocco della grande galleria delle Murge) della lunghezza di 86 metri sito nel Comune di Andria, nei pressi della strada provinciale sotto Castel del Monte.

Il danno apportato è di notevole importanza, perché-a seguito della rottura dell’acquedotto di Atella (Potenza) avvenuta il giorno 20 andante ad opera di reparti tedeschi l’acqua esistente nelle tubazioni sarebbe stata utile per alimentare per vari giorni i serbatoi dei comuni delle puglie.

In una relazione della Direzione dell’esercizio e Compartimento Servizi esterni dell’Acquedotto pugliese del periodo immediatamente successivo alla guerra, reperita recentemente nell’Archivio dell’Acquedotto Pugliese, furono descritte le conseguenze delle operazioni di sabotaggio della Whermacht:

Nel 1943 i tedeschi eseguirono distruzioni e danneggiamenti di gran lunga più importanti su tutto l’Acquedotto Pugliese, in particolare nella zona montuosa, nell’intento di creare difficoltà agli alleati e di deprimere la popolazione civile- nel tratto fra le sorgenti e l’imbocco della Galleria delle Murge ( Km.88 di canale Principale) furono distrutti 4 ponti canali ( Tredogge, Tragino, Ginestra ed Atella) N.2 serbatoi (Palazzo S.Gervasio e Spinazzola); n3 impianti di sollevamento (Calitri, Lavello e Spinazzola); n 7 altre opere diverse tutte di vitale interesse per il funzionamento dell’Acquedotto pugliese ( camera delle misure alle sorgenti, diramazione per Calitri, interno della Galleria S. Maria dei Santi, ccarico S. Domenico, smorzatrice della Starza, camera di discesa della variante Ferrieri, camere di arrivo dei sifoni di Palazzo San Gervasio.

Nel corso del secondo conflitto mondiale le azioni di sabotaggio in Europa che riguardarono l’approvvigionamento idrico di una certa rilevanza strategica furono sostanzialmente tre e coinvolsero: l’acquedotto di Parigi, l’acquedotto di Firenze e, appunto, l’Acquedotto Pugliese.

All’incontro della memoria hanno partecipato Nicola Costantino, Amministratore Unico di Acquedotto Pugliese, Giuseppe Gesmundo, Segretario Generale CGIL Bari, Angelo Summa, Segretario Generale CGIL Potenza, Claudio Vincelli, Comandante della Legione Carabinieri della Puglia e lo storico Vito Antonio Leuzzi, Direttore IPSAIC (Istituto pugliese per la storia dell’antifascismo), che ha presentato i risultati di una ricerca storiografica sugli episodi di sabotaggio perpetrati ai danni dell’acquedotto nel corso del settembre ’43.

Il Canale principale: quasi una carezza sull’acqua

Un’imponente opera di ingegneria

Con reti idriche per oltre 21.000 chilometri, pari a trenta volte la lunghezza del Po, l’Acquedotto Pugliese è oggi fra le più imponenti opere d’ingegneria idraulica del mondo.

Il fiume “nascosto” della Puglia

Tra gli impianti dell’AQP il canale principale è la condotta maestra, la Grande Opera, il fiume “nascosto” della Puglia: 244 chilometri a pelo libero, che parte a poche centinaia di metri dalle sorgenti della Sanità di

Caposele (AV) e termina nei pressi di Montefellone, nell’agro di Martina Franca (TA).

Iniziata nel 1906, la costruzione del canale principale impiegherà più di dieci anni per la sua ultimazione.

…Tra territori sconosciuti all’uomo

Esso procede in galleria per lunghi tratti, interrotti da attraversamenti in trincea o in ponti canale, come la famosa galleria Pavoncelli che unisce la valle del Sele a quella dell’Ofanto. Tra i passaggi più impervi, quelli di Vallecamere, Santamaria dei Santi, Toppo Pescione: nomi difficili da ricordare, quasi impossibili da rintracciare nelle carte, oggi come allora. Territori sconosciuti all’uomo e dominati dalla flora selvatica.

Cento cantieri aperti lungo il tracciato, 22 mila operai impiegati, sessanta ingegneri, oltre quattrocento tecnici. Trenta depositi di dinamite per vincere le montagne.

Dal massiccio del Cervialto a Santa Maria di Leuca, l’acqua sprofonda in gallerie per 97 chilometri, corre in trincee per 103, si solleva su ponti per otto chilometri e mezzo, scende e risale nei sifoni per più di sette.

Un primato mondiale

Un impegno storico destinato a cambiare la vita di milioni di persone. Il più grande acquedotto mai realizzato al mondo nell’epoca moderna: in quegli anni si completò un impianto analogo, quello di New York, ma di quasi cento chilometri più corto.

Quasi una carezza sull’acqua

Ancora un numero. L’ultimo. Dalle sorgenti di Caposele a Montefellone il dislivello è di soli 45 metri. E l’acqua, nel suo lunghissimo percorso, non viene mai assistita dall’uomo.

Un fiume con un’inclinazione che varia da un minimo di 25 per mille ad un massimo di 40: quasi una carezza su quel prezioso liquido.

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