Nel novembre 1967 alcuni studenti universitari diffusero un volantino, davanti a scuole medie superiori, intitolato gLettera aperta agli studenti molfettesih. In esso si esaltava Ernesto Che Guevara, morto pochi giorni prima, figura esemplare, come diceva il volantino, gper chi ama la libertah, fautore di gguerriglia contro governi dittatoriali che stanno in piedi grazie ai dollari nordamericanih. Piu o meno contemporaneamente alla morte di Guevara si andavano manifestando situazioni particolari sia a livello nazionale che internazionale: in Grecia cfera stato il colpo di stato dei colonnelli (30 aprile 1967); in Vietnam da diversi anni cfera guerra tra il Nord comunista e il Sud protetto dagli americani; in America centro-meridionale dittatori diversi da sempre tiranneggiavano le popolazioni; in Africa regimi coloniali e razzisti controllavano gli stati: in Algeria, per esempio, o in Sud Africa; in Europa la Cecoslovacchia era invasa dallfUnione Sovietica, dopo che simile sorte era toccata in Ungheria, e prima che eventi simili si verificassero anche in Polonia; in Italia la costituzione era inattuata, lfaborto e il divorzio erano illegali, lfordinamento scolastico continuava ad essere semi-feudale, la sanita era allo sfascio, la societa paralizzata. E poi cfera la Rivoluzione Culturale in Cina. Tutti questi elementi contribuirono a volte insieme, a volte separatamente, a ispirare in menti giovanili inquietudine e, a volte, ribellione. La diffusione di quel volantino, firmato gGruppo Che Guevarah, mise in allarme la locale stazione dei Carabinieri che invio unfinformativa in prefettura, mentre pochi mesi dopo altri giovani, pur essi fuoriusciti dal PSI e che gia avevano fondato un circolo-politico culturale intitolato gNuova Resistenzah, organizzarono un affollato incontro pubblico con uno dei fondatori del PSIUP, Lucio Libertini. E cosi anche a Molfetta nacque il PSIUP. Come si poteva restare indifferenti di fronte a situazioni come queste: gla mia cella e piccolissima, buia. Tasto i muri. Lfintonaco cade e vengo invasa dalle cimici... Hanno fatto irruzione in casa mia alle due del mattino, pistole in pugno... Hanno rovistato dappertutto e hanno messo la casa a soqquadro come cani arrabbiatih (da Kitty Arseni, Nelle carceri dei colonnelli, Editori Riuniti, 1970). Oppure: glfintervento sovietico ha mutato radicalmente la carta politica della Cecoslovacchia. Conservatori, centristi, progressisti, giovani, operai, intellettuali, contadini, il popolo tutto si sono uniti non soltanto per difendere il paese, la repubblica, ma il socialismo, contro coloro [i dirigenti del PCUS, con i carri armati, ndr] che intendevano soffocare il carattere democratico, umano...h (da Jlios Jannakakis, Nascita di unfopposizione socialista, in Praga 1968, a cura di Jan .ech, Editori Laterza, 1968). Oppure: gquesti soldati perlustrano il terreno e danno la caccia ai Vietcong come si fa con la selvaggina. I cadaveri, li fiutano, li rovesciano, esaminano le loro sacche, sventrano le giberne...h (da Fernand Gigon, Americani e Vietcong, Arnoldo Mondadori Editore, 1965). Oppure, in opposizione ai colonialisti francesi che si scagliavano contro i democratici del loro Paese: gguariremo? si. La violenza come la lancia dfAchille, puo cicatrizzare le ferite che ha prodotte. Oggi, noi siamo incatenati, umiliati, malati di paura: al punto piu basso. Fortunatamente cio non basta ancora allfaristocrazia colonialista: essa non puo compiere la sua missione ritardatrice in Algeria senza aver terminato prima di colonizzare i francesi....h (dalla Prefazione di Jean-Paul Sartre a I dannati della terra di Franz Fanon, Einaudi Editore, 1962). Oppure: glunga e la storia delle privazioni e delle sofferenze che ha sopportato e sopporta il nostro popolo. Ininterrottamente, per centinaia di anni il sangue e stato sparso a fiumi. Migliaia e migliaia sono ormai le madri, le spose, i figli e le sorelle che hanno versato fiumi di lacrime. Migliaia sono gli eroici patrioti le cui vite sono state spezzate...h (dal Manifesto dellfesercito di Liberazione Nazionale al Popolo Boliviano in Bolivia, a cura di Mariano Chavaro, Edizioni Feltrinelli, 1967). Come si poteva restare indifferenti? Mentre a Parigi e Berlino Ovest (in realta in quasi tutta la Francia e la Germania) giovani studenti . e poi anche gli operai . manifestavano, a volte duramente contro lfordinamento sociale . e le istituzioni scolastiche . esistenti nel loro Paese . a Berkeley, negli USA, cfera stata in precedenza una grande manifestazione in questo senso . nel nostro Paese succedeva la stessa cosa. Le universita erano in fermento: si ebbero prima occupazioni di facolta e manifestazioni di piazza, poi insorsero gli studenti di scuole medie, poiche lfordinamento scolastico era ritenuto inadeguato ai tempi, semi-feudale nei rapporti tra docenti e studenti e i programmi scolastici erano intrisi di contenuti logori e vecchi, avulsi, fra lfaltro, dai contesti economici e sociali che li avevano prodotti. A Bari la facolta universitaria piu impegnata nel rivendicare un insegnamento dai contenuti piu avanzati era quella di Lettere e Filosofia con diversi docenti (nella prima fase delle occupazioni) e studenti impegnati in assemblee, laboratori di studi, di analisi, di ricerche su problematiche culturali e sociali. Puntualmente i fascisti cercavano di mostrare, con agguati vari contro gli studenti socialmente piu impegnati e con tentativi di assalto alle facolta occupate, che loro esistevano, che la borghesia detentrice del potere (di qualsiasi tipo di potere) non poteva permettere che si superassero i confini della sua tolleranza. Le stagioni delle stragi di stato fasciste, tante, e dei tentativi fascisti di colpi di stato come in Grecia, vanno inquadrate in questfottica. Purtroppo tra forze politiche di diversi schieramenti (fascisti contro sessantottini e viceversa) molti furono i morti con conseguente radicalizzazione e militarizzazione degli scontri. Ai tentativi dei colpi di stato e stragi fasciste facevano eco gli omicidi compiuti dai terroristi (Brigate Rosse, ad esempio) nel tentativo, dicevano, di modificare lfordine sociale esistente. A Molfetta i giovani sessantottini, ex PSI e ora ex Gruppo Che Guevara e PSIUP, ritennero opportuno impegnarsi su piu fronti. Fedeli agli slogan nazionali di gcontestazione globaleh e gstudenti operai uniti nella lottah si mobilitarono per allargare il fronte dellfimpegno politico verso lfuniversita, verso altre cittadine (Giovinazzo, per esempio), verso le scuole medie superiori (Liceo Classico, per esempio), verso il mondo del lavoro (i lavoratori delle due fabbriche di laterizi, per esempio, per abbattere, come si stava verificando nel resto del Paese, le ggabbie salarialih). Le ggabbie salarialih (a parita di mansioni esisteva un notevole dislivello nelle retribuzioni tra operai del Nord . meglio retribuiti . e quelli del Sud della Penisola), grazie anche allfimpegno del sindacato, vennero abolite, nonostante i timori dei lavoratori sempre stretti, nei numerosi scioperi per raggiungere lfobiettivo, fra la presenza, nei picchetti, dei giovani sessantottini, e quella ovviamente mai amichevole dei datori di lavoro. Dal Liceo Classico alcuni giovani ritennero opportuno condividere le lotte dei sessantottini, fino a farne parte integrante nelle numerose riunioni che intanto si tenevano nella sede del PSIUP o, sempre piu frequentemente, nella campagna della famiglia del dott. Gadaleta. Vi partecipavano (c’è il rischio che vengano omessi alcuni nomi): i figli del dott. Gadaleta (Stefano, Caterina, Emilio, Colette e poi anche Enrico), Domenico (Minguccio) Bellifemine, Biagio (Gino) Salvemini, Ugo Sasso, Dora Brattoli, Mariangela Sasso, Aldo e Gianfranco Cormio, chi scrive, Giuseppe (Pinuccio) Romano, Mimmo Favuzzi, Alvaro (di cui chi scrive non ha mai saputo il cognome). Particolare rilevanza, negli incontri che si ebbero a casa Gadaleta ebbero non solo l’ospitalità dei padroni di casa e la loro partecipazione alle lotte di cui sopra, ma anche l’incontro, dai contenuti sempre di alto livello, con Vasso e Notis Mavroudis che avevano temporaneamente lasciato Atene dopo il colpo di stato dei colonnelli e furono ospiti, per diversi tempo, di Antonio Gadaleta. Al ritorno della democrazia in Grecia, Vasso divenne giornalista della televisione greca e Notis il più famoso chitarrista classico greco oltre che autore di fama internazionale. Casa Gadaleta fu una fucina di intelletti e una palestra di democrazia ove si imparava a discutere, a riflettere, a scegliere: fu lì che il Sessantotto a Molfetta poté maturare senza produrre mostri. Ma il Sessantotto produsse anche altro: in Cina le guardie rosse attuavano la “grande rivoluzione culturale proletaria” voluta da Mao Tse Tung che dopo il XX Congresso del PCUS aveva interrotto i rapporti tra il Partito Comunista Cinese e quello Russo, creando le premesse della rottura, su fronte internazionale dei rapporti fra partiti “fratelli”: da una parte il PCC e il Partito del lavoro albanese e loro simpatizzanti in Occidente; dall’altra il PCUS ed il resto dei partiti comunisti nel mondo. In Italia alcuni fuoriusciti del PCI avevano fondato a Livorno il Partito Comunista d’Italia, amico dei comunisti cinesi e albanesi, che nel giro di poco tempo si scisse producendo nella Penisola, compresa ovviamente Molfetta, un’ulteriore divisione. Nacquero in questo modo, nella città, il Partito Comunista d’Italia (detta dagli avversari “linea nera”) e, dopo qualche tempo, Lotta Continua. Restava una sola testimonianza inoperosa, sul piano pratico, della cosiddetta “linea rossa”. Ma questa è un’altra storia che ha solo le premesse nel ‘68. Cosa si può dire oggi del Sessantotto, quale giudizio dare? Ferma restando la condanna del terrorismo, si possono, a distanza di cinquant’anni, considerare positivamente gli avvenimenti che lo contraddistinsero, anche alla luce delle vicende storiche succedutesi in quest’ultima metà di secolo. La classe operaia, il ceto medio, prima dell’ultima lunghissima crisi economica avevano fatto, grazie alle lotte del Sessantotto, importanti conquiste in molti settori. Purtroppo la crisi, questo vogliono farci credere grandi forze economiche e mezzi di informazione di massa, ha annullato gran parte dei risultati ottenuti in precedenza dalla società nella scuola, nella sanità, nel mondo del lavoro, nell’economia: quanti oggi sono senza lavoro? Quanti per lavorare vanno all’estero? Resta da capire perché mai la ricchezza si è ritrasferita, moltiplicatasi, nelle mani della borghesia e della delinquenza organizzata. È davvero strano questo binomio? E poi, su un altro versante, perché mai la sinistra è piombata in una crisi tanto profonda che nemmeno il fascismo era riuscito, con la sua brutalità a causare nel ventennio? Riteniamo opportuno chiudere questo articolo con queste parole della Prefazione di Mikis Theodorakis al testo citato: “la storia di Kitty Arseni potrebbe essere la tua come quella di ognuno di noi e potrebbe diventare anche quella dei nostri figli se, stanchi, rimanderemo a domani la lotta che dobbiamo combattere oggi. Questo accadrà se, di fronte all’escaltion del fascismo in Grecia [e chi scrive ritiene, oggi in Italia] la gente continuerà a rifugiarsi nei Paesi stranieri, se noi stessi non avremo il coraggio di affrontare l’avvenire con la fiducia che scaturisce dalla forza di questa testimonianza. Questi militanti nuovi che non hanno vissuto le lotte precedenti alla Resistenza [oggi diremmo il Sessantotto] ma che incarnano la continuità delle tradizioni rivoluzionarie, combattono per i valori democratici, per la trasformazione sociale perché credono nella dignità umana. E tutto questo costituisce una forza invincibile”. In chiusura di questo lavoro, chi scrive vorrebbe ricordare, con deferente commozione, le figure di Caterina Gadaleta e di suo fratello Emilio e il contributo da loro dato al valore della democrazia nel nostro Paese. E sicuramente non solo in esso. Come del resto aveva fatto in precedenza il loro padre. © Riproduzione riservata