La meglio gioventù
È scomparso il preside Pasquale Gagliardi. Lo chiamavano Spaddone forse per la postura un po’ statuaria che denotava una intensa attività fisica e sportiva durante gli anni giovanili, soprattutto il nuoto di cui mi parlava. Ma quella postura indicava anche l’orgoglio di una vita onesta dedicata alla scuola e alla famiglia, senza troppe moine, senza ricorrere a citazioni melense di cui si avvalgono alcuni capi d’istituto per nascondere il vuoto narrativo, l’assenza di una narrazione che pervade oggi i processi formativi. Per questo voglio parlare del professor Pasquale Gagliardi e di quella generazione di giovani brillanti nati a Molfetta fra il 1940 e il 1945, una generazione che ci ha preceduto di un decennio e che ha avuto la magnifica chance di fare mondo, di traghettare l’Italia fuori dalle condizioni disastrose, arcaiche e feudali ereditate nell’immediato dopoguerra. A mare, al Nautilus dopo il bagno sotto l’ombrellone parlavamo di quella gioventù di cui aveva fatto parte e mi faceva i nomi di Mario Gambardella, Vitulano, de Cosmo, Poldino Bindi, egli stesso. Lui diceva che la passione con cui facevano sport si traduceva nella tensione a realizzarsi come soggetti, i soggetti che volevano costruire un mondo migliore; con l’amore e l’amicizia, con il rispetto degli altri e l’onestà intellettuale. Aveva una particolare ammirazione per Mario Gambardella, un brillante fisico molfettese che fece poi fortuna in Brasile, ma era il modo in cui guardava il mare la cosa più affascinante di Lino Gagliardi. Il mare lo si può guardare in molti modi, noi molfettesi diciamo che quelli di Terlizzi non sanno guardare il mare, a parte quelli che abbiamo adottato come Vincenzo Cipriani e Ciccio Tedesco; dicevo che il mare lo puoi guardare in molti modi, ma uno che ci va dentro, sotto, a fare i ricci e i polpi, uno che conosce il movimento delle erbe e delle alghe, uno che almeno una volta ha sognato che all’improvviso sta per comparire una sirena, quello guarda il mare in modo diverso dagli altri. Perché con il caldo ci stai bene dentro, è come stare nel ventre di tua madre e ci stai bene anche a settembre o ottobre quando l’acqua diventa fredda e devi essere tosto. Ed io e Lino, insieme a pochi altri, eravamo gli ultimi a lasciare la spiaggia con la coscienza che un’altra estate era passata e non sapevamo se l’anno seguente le cose sarebbero rimaste come prima. Quando Enrico era ancora piccolo e aveva cominciato a fare i primi passi, ricordo che nel mese di Settembre quelli del Nautilus aveva incautamente tagliato le foglie delle palme ed Enrico stava per finire sopra e ci precipitammo a fermarlo. Un giorno gli dissi che ero andato a fare ricci fra i frangiflutti dietro il molo e mi rimproverò dicendo che è una cosa pericolosa perché puoi rimanere schiacciato sotto uno di essi. Parlando di barche gli confidai che volevo comprarne una, ma mi dissuase e disse che quelle cose o le fai alla grande telefonando allo skipper e dicendo preparami la barca che vengo a bordo o ti metti in un mare di guai. Lui dal canto suo preferiva il Nautilus e preferiva vivere il mare come faceva da anni. All’inizio dell’estate del 2012 aveva seguito con interesse le gare del nipote Andrea, forse le gare regionali a Bari, ma visto che il nipote faceva tempi migliori quando il nonno non andava, rinunciò ad andarci. Con stile indossava il pantalone bianco con un maglione blu, non è da tutti indossare con stile un pantalone bianco con un maglione blu. Il giorno del funerale Angelica piangendo mi disse che mi stimava molto, ma è sui valori dell’onestà, dell’amore e dell’amicizia che voglio tornare e che quella generazione di cui parlavo prima ha espresso. In politica dell’amore forse non è opportuno parlare anche se da qualche parte Marcuse deve aver scritto che l’Eros come Thanatos attengono alla politica, ma dell’onestà e dell’amicizia in politica si deve parlare perché la classe dei politici, la casta dei politici è oggi sotto accusa proprio per la mancanza di onestà e dell’amicizia bisogna parlare perché J. Derrida, un filosofo francese ha scritto un libro Politiche dell’amicizia nel quale proietta quel valore, il valore amicizia, sul piano mondiale specialmente nei confronti del diverso, dell’altro contro la xenofobia e il razzismo. «Che cosa è l’amicizia?» non è altro che la questione «che cosa è la filosofia?». Il pensiero è diventato filosofia soltanto attraverso questa erotizzazione del domandarsi dell’essente. Eraclito e Parmenide non erano ancora dei filosofi. Il passo verso la filosofia sarebbe stato preparato dalla Sofistica e poi portato a compimento da Socrate e Platone. Essa è l’allusione insolita e isolata all’ascolto della voce dell’amico, alla narrazione che ogni Dasein (Esserci) porta con sé. L’analitica esistenziale del Dasein che porta questa voce in sé non è né una antropologia, né una sociologia, né una morale, né una politica perché tutte queste discipline la presuppongono. Bisogna andare alla ricerca dell’amico dell’uomo, degli uomini. Lo scenario in cui questo amico opera è planetario e non può essere limitato alla comunità europea. Le politiche liberiste messe in campo dalle destre e dai neocon non possono entrare a far parte della filosofia dell’amico dell’uomo, dell’oltre uomo che le giovani generazioni sono obbligate a costruire. “ Il cigno nero è un fratello perché non può apparire per quanto raramente di tanto in tanto se non a condizione di essere già un amico degli uomini. Deve appartenere a quella specie cui appartiene l’amico degli uomini che è l’amico della specie intera. Deve essere il fratello di questi fratelli.”1 In questo senso il problema dell’amicizia si presenta come problema del dono, dello scambio reciproco, della giusta distribuzione delle risorse, della lotta alla fame nel mondo e al rischio sempre presente delle epidemie. Lo spazio antropico in cui questa vicenda si svolge è uno spazio finito, lo spazio del mondo inteso come secolarizzazione del progetto messianico. Gli uomini destinati a mantenere, a tenere alta la promessa del dono, la promessa dell’amicizia devono andare oltre l’uomo, devono tendere al super-uomo. In questa prospettiva l’andare oltre acquista un valore normativo che, anche quando si è realizzato fino in fondo, ha bisogno di essere completamente realizzato dall’oltrepassare, dal superamento, dal tendere a, dalla denuncia dello scarto. Si tratta di una escatologia laica che le forze di sinistra non sempre riescono ad affrontare. Ci prova qualche volta Vendola. Gli uomini del forse non devono mai finire di interrogarsi. Interrogarsi sul valore della democrazia e della comunità. Quale comunità nel terzo millennio? In questo momento a Molfetta le forze politiche di sinistra sono alla ricerca dell’uomo nuovo che possa rappresentarle; ecco l’uomo nuovo dovrebbe ispirarsi a questi valori l’onestà, l’amicizia, l’amore e perché no la competenza. La vera competenza consiste nell’interpretare le esigenze delle masse e invece tutti a lamentarsi per le miserie espresse dagli uomini di destra. Non sono da meno quelli di sinistra: quelli di Rifondazione comunista chiusi nel loro ghetto (guardarono con sospetto anche la nascita di una rivista chiamata le Passioni di sinistra) quelli di Sel ancora alla ricerca di un candidato e il Pd arroccato nel suo dilemma amletico. Il vero problema è che quella classe politica che in passato si espresse nel Percorso e che avviò una nuova stagione per la politica molfettese non ha saputo proporsi come classe dirigente, non ha saputo far crescere dei giovani, ha aderito ai patteggiamenti e ai compromessi del maggioritario aprendo la strada alla pervasiva presenza nella nostra società del liberismo e della sua rappresentanza politica. Ancora una volta i chierici hanno tradito, hanno deluso le aspettative del popolo e della gente. L’amore, l’amicizia, l’onestà, la competenza i valori che ci lasciano persone come Lino Gagliardi ed altri grandi della storia di Molfetta. L’amore non esige un pensiero, un pensiero dell’amore, ma è il pensiero nella sua essenza e nella sua totalità. L’amour demande, non pas une pensée, non pas une pensée de l’amour, mais est la pensée en essence et en totalité. E la ragione è che il pensiero è essenzialmente amore. L’amore per quello che l’esperienza ci offre, di ciò che ci viene dato in dono, delle persone che si donano.