La lettera consegnata a Papa Francesco ad Alessano
Alessano, 20 aprile 2018 Benvenuto Santità. E’ con profonda commozione che in questo santo giorno la accogliamo e a Lei ci rivolgiamo con toni confidenziali perché così Lei fa con noi, perché così a noi parlava don Tonino, perché così parla il Vangelo. Anzi, prendo in prestito le parole di un bimbo di questa nostra terra che ancora non conosce i linguaggi costruiti, i convenevoli dettati dal cerimoniale che spesso più che avvicinare allontanano, più che rivelare nascondono, più che mettere in luce mettono in ombra. Così scrive oggi il piccolo Marco: “Che gioia! Immensa gioia! Per tutti noi è un motivo di grande felicità. Siamo davvero contenti di incontrare Papa Francesco. Vogliamo dimostrargli tutto il nostro amore, il nostro affetto e la nostra gioia per la sua presenza”. Grazie allora Santità per aver voluto rendere omaggio al nostro amato don Tonino, non alla sua tomba, quella non è una tomba, il macigno è stato rotolato: lì per tutti noi le gioie, le speranze, le lacrime, i progetti germogliano quotidianamente in un silenzio orante. Porti con sé, nel suo cuore e nella sua preghiera questo popolo, questa terra, il suo passato e il suo futuro. Ci aiuti a costruire il nostro presente secondo le logiche di Dio: logiche di pace e non di guerra, logiche di misericordia e non di vendetta, logiche di accoglienza e non di rifiuto. Porti con sé anche questo piccolo dono, un bastone, il bastone del pellegrino “simbolo evocatore della transumanza, simbolo antico del cammino”, sostegno che ci invita a lasciare la staccionata della rassicurante masseria di famiglia per metterci “con coraggio sulla strade dell’esodo, verso gli incroci dove confluiscono le culture e le razze si rimescolano e le civiltà sembrano tornare all’antica placenta che le ha generate e i popoli ridefiniscono i tratti della loro anagrafe secolare”. Un bastone con una croce. La croce di don Tonino! Realizzato dallo stesso artista che a suo tempo scolpì il pastorale e la croce del nostro pastore. La croce ha, come dice lo stesso artista, “la forma del tau. La banda sinistra sinuosamente prolungata in basso esprime la scelta dell’amore tra creatore e creato, mentre la linea sinuosa che compare sulla traversa della croce, allude all’onda del mare, mare che accoglie e abbraccia tutta la terra come don Tonino accoglieva fraternamente tutti, partendo dagli ultimi”. I grafici scolpiti su di essa richiamano alla mente la figura stilizzata del Cristo Crocefisso. Ecco perché per noi questo è un dono prezioso: non solo per il suo alto significato, ma anche perché non prodotto in serie, unico, come unica, Santità, è la sua testimonianza, la sua lungimiranza, la sua Fede e la sua Profezia che ha cambiato il corso della storia. Ed è un dono vivo il nostro: “a darle vita è quella porzione di tempo che racchiude. La sua prima natura non è tanto il legno, ma il tempo”. E’ la prima fatica dell’artista forse è stata quella di “addomesticare il tempo, comprimendolo nel mistero dell’effimero. E il tempo imprigionato nella materia, come l’anima nel corpo, gli dà le movenze di vita, se non proprio l’accento della parola”. Dunque una croce pastorale che ci parla e ci ricorda le parole di don Tonino: “issata fuori dall’abitato, quella croce sintetizza le periferie della storia ed è il simbolo di tutte le marginalità della terra. Ma è anche il luogo di frontiera, dove il futuro si introduce nel presente, allagandolo di speranza”. Grazie ancora Santità, grazie non solo per averci voluto donare questa giornata, ma anche perché il 14 novembre 2013 ha voluto ricevermi a Santa Marta insieme ai fratelli di don Tonino, Trifone e Marcello Bello. Questa terra non la dimenticherà mai. Ma siamo sicuri che anche Lei ci porterà nel suo cuore. Indelebile rimarrà anche in Lei il ricordo di questa giornata, di questa chiesa, di questo popolo. Un ricordo solare, come la testimonianza di don Tonino ieri e la Sua oggi. Il Salento e tutta la Puglia la abbracciano nella preghiera per sempre. Giancarlo Piccinni Presidente fondazione don Tonino Bello