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La gigantesca frittata del contadino in punto di morte Il racconto
15 maggio 2004

Questa storia l'ho sentita raccontare da mio suocero. L'ho poi risentita in maniera leggermente diversa. In ogni caso è davvero divertente. Leggere per credere. (d.a.) Vivevano in una masseria un tantino dimessa due contadini. Era vecchi, piegati dalla fatica. Entrambi magri, molto magri. Forse perché non mangiavano a sufficienza. Eppure avevano un grande pollaio e tante galline che facevano ogni giorno un centinaio di uova. La contadina raccoglieva le uova e le metteva in un grande canestro sotto il letto per portarle al mercato la mattina seguente. Spesso il marito le chiedeva per sé un uovo, uno soltanto, visto che le loro galline ne producevano tante ogni giorno. Ma la donna era avara. “Tutte le uova devono essere portate al mercato e vendute. Se cominciamo a mangiarle noi, cosa portiamo al mercato?” “Ma un uovo soltanto…” “Si comincia con uno e chissà dove si va a finire.” La contadina vendeva le uova e il ricavato lo nascondeva da qualche parte nella casa. “Per la vecchiaia” diceva al marito ogni volta che lui le chiedeva che fine facessero quei soldi. “Ma noi siamo già vecchi. E deboli.” “Verrà di peggio.” Commentava terribile la moglie. “Certo, se continuiamo a mangiare erba e gli avanzi dei negozi. Fortuna che ti credono quando chiedi qualcosa per i cani e i porci e ti danno gli avanzi. Ma non possiamo certo andare avanti così. Almeno uccidi una gallina, la più vecchia, così mangiamo una volta tanto un brodo con qualche pezzo di carne attaccato all'osso.” “Tu sei pazzo!” Esclamava la donna “Se cominciamo ad uccidere una gallina, poi se ne uccidere un'altra, Chissà dove andremo a finire.” “Ma almeno una di quelle che non fanno più uova… “ “Quelle si vendono, e i soldi di mettono da parte per la vecchiaia.” E così andava avanti la loro penosissima vita. Finché un giorno… Il vecchio stava male, molto male, era chiaro che fosse in fin di vita. La moglie non aveva chiamato il dottore per non spendere soldi. A cosa serviva buttar via denaro se era evidente che il marito aveva le ore contate? Nessun medico sarebbe riuscito a farlo rimettere. Rientrò nel primo pomeriggio nella vecchia casa. Da un momento all'altro sarebbe arrivato il figlio di Giuseppe a portare gli avanzi per… i maiali. Diede uno sguardo veloce al marito che giaceva disteso sul letto per verificare se fosse ancora vivo. L'uomo lo era ancora, aveva gli occhi chiusi e respirava molto lentamente, allora, borbottando, andò verso il camino, spostò una pietra e vi mise dietro alcuni spiccioli. Poi prese il cesto e andò nel pollaio. Raccolse tutte le uova che durante la mattinata avevano fatto le galline, rientrò in casa e mise il cesto colmo sotto il letto. Guardò nuovamente il vecchio. Pareva dover spirare da un momento all'altro. Strinse le labbra: che lo facesse in fretta, non poteva perdere tempo a imboccarlo. Qualcuno bussò alla porta. Era il figlio di Giuseppe. Lo fece entrare, prese gli avanzi, gli disse che il giorno seguente gli avrebbe lasciato la porta di casa aperta perché aveva un impegno fuori, suo marito, mezzo morto, non ce l'avrebbe fatta ad aprirgli e lo rimandò a casa in malo modo. Poi tornò fuori a raccogliere le bietole per la cena. E non si accorse che il vecchio aveva aperto un occhi. Il giorno seguente portò le uova al mercato e, al suo ritorno nascose nuovamente il ricavato della vendita dietro la pietra del camino. Poi tornò fuori a raccogliere le altre che rimise, come sempre sotto il letto. A pranzo mangiò alcuni pezzi di prosciutto che era riuscita a tirar via dagli avanzi del salumiere e anche un po' di mortadella che non puzzava troppo. Il pane duro lo ammorbidì nell'acqua. Quando terminò si girò a guardare il marito che giaceva sempre immobile sul letto. “Non so se mi senti, ma io debbo andare da Lisetta ad aiutarla a raccogliere i pomodori. Quando torno cerca di stare in piedi o di non respirare più. Mi stai stancando.” E lanciata un'ultima occhiataccia al marito sempre immobile e silenzioso uscì quasi di corsa. Passarono circa dieci minuti. Il tempo necessario per essere sicuro che la donna fosse distante. Poi il vecchio con un enorme sforzo si alzò. Sentiva davvero che la sua ora era giunta, ma prima… prima di rendere l'anima a Dio doveva fare qualcosa di molto importante. Faticosamente mise i piedi per terra al bordo del letto scendendo di spalle e si chinò. La donna tornò prima che facesse buio. Voleva accendere il camino per bollire la verdura con un osso. Lei riusciva a trovare energie dal midollo dell'osso che spaccava con un martello e succhiava avidamente. Inoltre il fuoco del camino avrebbe rischiarato l'ambiente facendo loro risparmiare l'olio e le candele. Aprì la porta borbottando. E rimase di ghiaccio. La scena era per lei terribile. Sul tavolo c'erano i resti di una enorme frittata. Vicino al camino una montagnola di gusci di uova. E il marito…il marito giaceva a faccia in giù sulla frittata con ancora la bocca piena. Era spirato ingurgitando quanta più frittata possibile. Lei lanciò un urlo di raccapriccio. Tutte quelle uova… perdute… Ma poi vide la pietra del camino rimossa. Si precipitò a cercare dietro e trovò il vuoto. Non c'era più traccia del gruzzolo che aveva messo da parte. Cadde al suolo svenuta. Quando si riprese ricordò tutti di colpo e faticò a non svenire di nuovo. Quel maledetto… aveva visto dove teneva i soldi. Con furia si gettò sul corpo esanime del marito e cominciò a frugarlo. Le tasche vuote furono rivoltare, la camicia strappata e guardò persino nei risvolti della vecchia e consunta giacca. Nulla. Poi cercò nella casa, svuotando tutti i cassetti e aprendo tutti gli armadi e le due cassapanche. Tastò ad una ad una le pietre per vedere se ce ne fosse qualcun'altra non ben infissa. Assolutamente nulla. Portò le mani ai capelli e urlò. “Maledetto… maledetto… ovunque tu sia.” Lo afferrò per i capelli e gli sollevò il capo ancora affondato nell'enorme frittata. Il volto era terreo. Macchiato di giallastro. Ma fu un luccichio ad attirare l'attenzione della donna. Guardò bene. E sgranò gli occhi. Tra i denti aveva una moneta. Gliela prese. Sì, era una delle sue, le avrebbe riconosciute in mezzo ad altre mille identiche. Allora tentò di aprirgli la bocca. Senza riuscirci. Con rabbia andò nella stalla e prese un enorme cacciavite. Glielo infilò tra i denti e fece leva. I denti si spezzarono e uno spruzzo di sangue la colpì in viso. Si asciugò col dorso della mano e continuò a far leva. Finalmente la mascella cedette. Le ossa erano vecchie e deboli. Si spezzarono con un rumore secco, come quello della legna di un vecchio albero che si spacca. Finalmente riuscì ad infilargli una mano nella bocca. Tra resti di frittata, sangue, saliva e pane masticato vi erano altre due monete. “Maledetto?” Urlò ancora. Ecco che fine avevano fatto i suoi soldi. Erano finiti nella sua pancia. “Stramaledetto!” Guardò le uniche tre monete che aveva recuperato. Le altre erano nella pancia del suo defunto marito. Già… pensava di portarsele con sé sotto terra. Già… Il volto della donna fu distorto da un ghigno diabolico. C'era un solo modo per recuperare i suoi soldi. Si udì un leggero bussare alla porta, molto discreto. Poi l'uscio si aprì. Giuseppe con la sua intera famiglia e altri vicini entrarono. Non sapevano perché il contadino li aveva fatti chiamare a quell'ora tramite il ragazzino che portava gli avanzi. Ma doveva essere una ragione molto importante. E spalancarono la bocca increduli. La scena che tutti si trovarono di fronte era raccapricciante. La donna reggeva in mano un coltellaccio enorme. Era tutta imbrattata di sangue e davanti a lei, sul tavolo da cucina, riverso su una enorme frittata, giaceva il corpo del marito col ventre squarciato. “Ma cosa?…” riuscì a balbettare Giuseppe. La donna al limite dell'ira sollevò il coltellaccio e urlò come una ossessa. I carabinieri faticarono ad arrestarla. Giuseppe spiegò ai giudici che, quando il ragazzo aveva portato gli avanzi per i porci, il contadino era ancora vivo e vegeto, tant'è che si apprestava a mangiare la più grossa frittata che il ragazzo avesse mai visto. L'uomo aveva dato a suo figlio un sacchetto pieno di soldi dicendogli di provvedere alla sua dignitosa sepoltura visto che la sua ora era giunta e pregandolo di far venire i suoi genitori e qualcuno dei vicini subito dopo l'imbrunire nella sua casa. E il ragazzo così aveva fatto. Lui aveva pensato che il vecchio volesse far conoscere loro, che erano le persone più vicine, le sue ultime volontà in quanto era risaputo che la moglie era una vera e propria megera e che gli avrebbe tolto tutto. “Sa, signor appuntato,” aveva aggiunto Giuseppe chinando un po' il capo “abbiamo portato loro da mangiare per anni, quindi tutti noi speravamo in un gesto di riconoscenza. Ma quella… quella donna certo non era d'accordo e l'ha ucciso sperando di farla franca.” La donna urlò e giurò la sua innocenza, ma nessuno le credette, visto che nessuno poteva credere all'incredibile storia che raccontava. E neanche al processo credettero che il marito fosse già morto quando lei l'aveva sventrato. Finì i suoi giorni pazza in un manicomio criminale. Era stata senza dubbio una vendetta sopraffina. Sopraffina e saporita. Quasi quanto una gustosa enorme frittata di uova fresche di giornata. Donato Altomare I libri di Donato Altomare sono reperibili presso la libreria Corto Maltese a Molfetta, via M. di Savoia, 106.
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