MOLFETTA - La finanza è sempre stata vista con i parametri del rendimento, del capitale e dell'interesse. Ma oggi si sta diffondendo anche una nuova cultura economica, che punta all'investimento con caratteristiche etiche e con certi requisiti di responsabilità sociale e ambientale. Infatti, è necessario offrire l’opportunità alle persone di uscire dalla grande condizione di povertà in cui versano, consentendo loro di conservare la loro dignità e acquistare fiducia.
Solidarietà, centralità della persona e impegno etico per un cambiamento sociale ed economico-finanziario, finalizzato al bene comune, sono stati i principi cardine emersi dalla conferenza «La finanza etica e il pensiero sociale della Chiesa», organizzata dall’Opera Pia Monte di Pietà e Confidenze e dall’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento di Molfetta.
Partendo dalla disamina di una crescente povertà che lacera la dignità vitale delle fasce sociali più deboli, mons. Luigi Michele de Palma ha focalizzato l’attenzione sul ruolo del Monte di Pietà. Non è solo un sistema assistenzialistico predisposto per aiutare chi ha bisogno, ma deve anche fungere da stimolo alla riflessione e incrementare la responsabilità del singolo. «Essere cristiani e non aver paura di esserlo»: è questo il monito per vivere meglio la condivisione e mettere da parte il disinteresse che spesso porta l’uomo a ignorare il bisogno d’aiuto di chi è in difficoltà. Sganciarsi dalla logica del profitto per accogliere l’altro è un modo per mettere da parte la ricchezza effimera dei beni materiali e ripristinare una società che possa dirsi equa e morale.
L’idea di un benessere diffuso e costante prospettato dalla new economy, come ha spiegato il dott. Martire Renato, è stata non solo disattesa, ma ha anche portato all’incremento del debito pubblico. Ma una soluzione potrebbe derivare dall’idea di una finanza etico-sostenibile, che in Italia sta muovendo i suoi primi passi grazie alle normative introdotte con la legislazione sulle Fondazioni bancarie. Occuparsi di finanza secondo la dimensione morale significa conoscere le ragioni di fondo che realizzano la redditività, le caratteristiche dei beni prodotti, la localizzazione dell'azienda. Non si può parlare del valore della ricchezza svincolandolo da una virtù ben più profonda, come la felicità.
«Una persona è più ricca di un’altra quando è più felice, quando ha una migliore qualità della vita», il pensiero del prof. Michele Sarra, docente di Strategie Economico Finanziarie presso l’Università LUM Jean Monnet (nella foto a destra, con il dott. Renato, mons. Renna, ing. Sergio de Ceglia, presidente Opera Pia). Nonostante l’Italia sia ancora lontana dalla piena adesione al mercato che concilia ricchezza e valori etici, si sta cercando di impostare le basi per questo connubio. Un primo passo è stato fatto dotando le banche di un codice etico (una carta costituzionale per disciplinare il comportamento del singolo lavoratore, punendo le condotte non conformi ai valori etico-sociali con sanzioni emanate da un comitato di controllo) e di un bilancio sociale (rendiconto in merito al ruolo assunto nello sviluppo dell’economia e della società).
Altri strumenti essenziali sono il microcredito (strumento di sviluppo economico che permette l'accesso ai servizi finanziari alle persone in condizioni di povertà ed emarginazione), le consulenze gratuite offerte da ex bancari per i meno abbienti, le erogazioni liberarli (forme di sostegno a fondo perduto per sostenere problematiche sociali rilevanti come, ad esempio, la lotta contro l’AIDS) e la creazione di associazioni bancarie per elargire risorse al territorio e incrementare l’assistenza sociale rivolta a disabili, anziani, minori, tossicodipendenti e altre categorie in serie difficoltà.
È, quindi, indispensabile dotare tutti gli uomini delle medesime condizioni di partenza e dei giusti mezzi per affrontare un percorso che possa svincolarlo dalla semplice e comoda logica dell’assistenzialismo. È necessario «costruire sinergie tra le formazioni sociali e le istituzioni, nell’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà sociale, economica e politica in modo che ciascuno, secondo il suo ruolo, contribuisca a rimuovere gli ostacoli che di fatto impediscono il pieno sviluppo della persona», valorizzando la componente etica.
«La dottrina sociale della chiesa non è una terza via tra capitalismo liberista e collettivismo marxista, e neppure una possibile alternativa per altre soluzioni meno radicalmente contrapposte: essa costituisce una categoria a sé - ha spiegato mons. Luigi Renna, rettore del Pontificio Seminario Pugliese Pio XI e docente di Teologia Morale alla Facoltà Teologica Pugliese -. Non è neppure un’ideologia, ma l’accurata formulazione dei risultati di un’attenta riflessione sulle complesse realtà dell’esistenza dell’uomo, nella società e nel contesto internazionale, alla luce della fede e della tradizione ecclesiale. Suo scopo principale è di interpretare tali realtà, esaminandone la conformità o difformità con le linee dell’insegnamento del Vangelo sull’uomo e sulla sua vocazione terrena e insieme trascendente».
Scopo principale del pensiero sociale della Chiesa è l’evangelizzazione per orientare il comportamento dei cristiani. Come riflessione approfondita, la dottrina sociale della chiesa propone un’attenta disamina anche in campo finanziario, evitando così di considerare l’economia fine a se stessa. Sarebbe un grave errore che porterebbe l’uomo ad abusarne in modo distruttivo. Per questo è necessario che l’economia sia concepita come fonte per il bene comune, senza trascendere questa sua importante funzione. Necessarie al compimento di un pensiero che possa definirsi etico sono la centralità della persona, il bene comune, la solidarietà e la sussidiarietà. La ricchezza per il cristiano è un bene affidato, che si può perseguire solo se c’è un’uguaglianza di capacità e di cultura.
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