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La deriva democratica della città
15 maggio 2009

Da buon cittadino, lunedì 27 aprile, termino di lavorare alle 19 e, dopo un rapido spuntino, decido di andare a seguire il Consiglio Comunale. Arrivo alle 20 (so benissimo che se la convocazione è per le 17.30, forse incomincia alle 19, ed a parte possibili sospensioni dei lavori, potrebbero essere al primo punto dell’o.d.g.), ma stranamente Piazza Municipio è deserta e Palazzo Giovene è al buio; rimango sorpreso, questa volta sono stato io a non rispettare gli orari, ma mi è sembrato subito strano che dei delicati punti all’o.d.g. fossero trattati in così poco tempo. Deluso torno a casa e consultando i siti di informazione on-line cittadini le mie perplessità vengono subito chiarite: il Consiglio Comunale non si è mai svolto perché la Giunta e i Consiglieri di maggioranza non si sono presentati, facendo venir meno il numero legale necessario per il regolare svolgimento dei lavori consiliari. Seguo i Consigli Comunali da quando avevo 17 anni, inizialmente mi sembrava un luogo di crescita politica e culturale per tutti i cittadini, ci si confrontava, c’erano accesi dibattiti che permettevano anche a noi del pubblico di esprimere una opinione sullo stato delle problematiche della città e su come risolverle. Negli ultimi tempi, le vittorie plebiscitarie del nostro sindaco Antonio Azzollini, con l’ausilio di candidati disposti a tutto pur di sedere nell’aula consigliare (dicono per curare gli interessi della città… lascio al lettore ogni commento), quella che è la massima assise cittadina si è ridotta ad un incontro periodico (di solito nei week-end) di vecchi amici, che si scambiano battute sui loro impegni privati (perché molto spesso non conoscono neanche l’ordine del giorno), organizzano la partita di calcetto per la domenica successiva e fanno la fortuna dei bar nei pressi di Piazza Municipio in virtù della quantità smisurata di caffè che consumano per ovviare alla noiosità del dibattito (il gettone di presenza che noi cittadini paghiamo è ben capiente). Per fortuna che, qualche volta, a spezzare la monotonia del dibattito (con l’opposizione che attacca e la maggioranza che rimane diligentemente in silenzio) ci pensa il sindaco Azzollini con le sue sfuriate contro il centro-sinistra, che molto spesso sfociano in una vera è propria commedia in vernacolo. Ormai è proprio questo che attira i cittadini a seguire i consigli comunali, che assomigliano sempre più ad uno spettacolo divertente. Le analogie con il mondo dello spettacolo sono diverse, infatti se in quest’ultimo ci sono gli showman e le showgirl, noi invece, nel Consiglio Comunale, abbiamo gli yesman, ovvero quelli che partecipano alle sedute solo per alzare la mano, operazione eseguita con sincronismo al primo segnale lanciato dal capo-gruppo (così non si rischia di votare al momento sbagliato). Anche in merito all’ultima convocazione del Consiglio Comunale gli yesman hanno obbedito fedelmente all’ordine del loro capo: non presentandosi, e facendo venir meno il numero legale, hanno consentito al sindaco di prendere tempo in merito a situazioni in cui ne esce pesantemente sconfitto, ovvero la sentenza del Consiglio di Stato che ha imposto al Senatore di nominare almeno una donna in Giunta, rispettando quanto previsto dal Regolamento Comunale (il sindaco è stato costretto a nominare Assessore la sig.ra Anna Maria Brattoli, al posto di Mimmo Corrieri che, comunque, dovrebbe assumere un nuovissimo incarico, il city manager… altri oneri per il Comune). Ciò che è aberrante è che i consiglieri di maggioranza vengono meno agli obblighi per cui sono stati eletti, quello di rappresentare tutti i cittadini (e non solo chi li ha votati) in un Consiglio Comunale regolarmente convocato e che ha determinato dei costi per le casse comunali (il gettone di presenza per i consiglieri presenti); tutto questo evidenzia come il sindaco non rispetti il massimo organo di confronto democratico della città, usandolo a suo piacimento, magari solo quando deve fare propaganda al mega appalto del porto, ma mai quando deve dare conto ai cittadini del fallimento delle sue politiche, che hanno solo portato ad uno sperpero di denaro pubblico con i suoi inutili ricorsi al TAR. E poi che dispiacere vedere i giovani consiglieri del PDL, sottomettersi senza alcun indugio ad una politica senza confronto, dove si nasconde dietro la scarsa esperienza dei giovani la cruda volontà di voler allineare i loro ideali e valori ad una politica vecchia ed affarista, e di utilizzarli solo a fini numerici. Ora i giovani del PDL, quelli che nei comunicati stampa dicono di aver ringiovanito il Consiglio Comunale, quelli che vorrebbero rappresentare la politica del futuro, abbiano il coraggio di giustificare l’assenza dei loro giovani consiglieri all’ultimo consiglio Comunale. Abbiano il coraggio di argomentare la sconfitta del loro beneamato sindaco al Consiglio di Stato in merito alla mancanza di donne in Giunta. Spieghino perché sono state pagate onerose parcelle legali per inutili ricorsi al TAR, quali sono i rischi di annullamento delle delibere assunte da una Giunta che fino ad ora è stata irregolare, quali ulteriori costi potrebbero sostenere i molfettesi nel momento in cui, ancora una volta, il Consiglio di Stato dia ragione al Ministero delle Infrastrutture (presieduto da Altero Matteoli, che oltretutto è collega di partito del sindaco) sulla vicenda della costruzione della capitaneria di porto, insomma mostrino più coraggio del loro capo che prende tempo per tentare di giustificare ai cittadini l’ingiustificabile. Ma siamo sicuri che il sindaco, vittima del suo orgoglio e della sua onnipotenza, non darà alcuna giustificazione, probabilmente riverserà la sua rabbia su qualche rappresentante dell’opposizione, magari ci sarà qualche nuovo dossier simile a quello che ha riguardato il segretario PD, Avv. Giovanni Abbattista, ovviamente con attacchi all’avversario non sul piano politico ma su quello personale e professionale, in modo da distogliere l’attenzione dei cittadini. E poi ci sono le elezioni provinciali, campo di battaglia dove l’armata economica- propagandista di Azzollini produce al meglio i suoi risultati; in una città alla deriva democratica, dove chi si oppone viene demonizzato, dove i cittadini sono sempre più disinformati e disinteressati, è facile rimanere all’oscuro dei fallimenti della Giunta Azzollini e fare razzia di voti. Il fido di Azzollini, Pasquale Mancini (candidato al Collegio di Ponente), in un comunicato comparso su facebook, sottolinea l’importanza della vittoria alla Provincia dei rappresentanti del PDL, perché questa farebbe da apripista per una vittoria anche alle Regionali. Ed è proprio il mancato completamento del fantomatico Governo a rete – secondo quanto dichiara Mancini – ad impedire a questa amministrazione comunale di operare efficientemente. Non pensavamo che i rallentamenti dei lavori del porto, le voragini presenti nelle strade cittadine, le esasperazioni dei residenti dei nuovi comparti urbanistici (che vivono tra fango, serpi e topi), l’abbandono del lungomare (ormai distrutto, che si appresta, per una nuova estate, a diventare zona franca per spericolati motociclisti e luogo per un facile smaltimento in mare di rifiuti di ogni genere), le difficoltà in cui operano le aziende della zona artigianale per il mancato completamento delle opere di urbanizzazione, i giardinetti pubblici appena inaugurati e già abbandonati a se stessi, l’abbandono sociale della città a favore dei centri commerciali e dei paesi vicini dipendessero, improvvisamente, da un organo periferico, la Provincia, che tutti vorrebbero abolire. Eppure alcune città vicine, molto meglio amministrate, non hanno il vantaggio (che a volte ci invidiano) di avere un sindaco che, contemporaneamente, è Senatore e Presidente della Commissione Bilancio; sulla base di quanto sbandierato in campagna elettorale, questo avrebbe dovuto apportare molti più benefici (fino ad ora, però, non ne abbiamo visti), di quanto possa fare un Ente con deleghe limitate come la Provincia. Ma ora ci sono le elezioni, sono i cittadini che hanno l’onere e l’onore di votare, e solo dall’esito del voto potremmo capire se viviamo in una città dove tutto funziona, dove i cittadini si sentono partecipi dell’amministrazione, dove la gestione è regolare e trasparente (per cui gli organi giudiziari che emettono sentenze contro la nostra Amministrazione si sbagliano, o peggio, il TAR è schierato dalla parte politica avversa), oppure se viviamo in una città, così come è stata definita a qualcuno alle ultime elezioni comunali, in emergenza democratica.

Autore: Roberto Spadavecchia
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