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La croce della discordia in piazza Garibaldi a Molfetta sarà inaugurata domenica tra le polemiche. Possibili strascichi giudiziari. Gianni Porta (Rifondazione): “barbarie amministrativa che avanza”
Il monumento in ricordo della visita di papa Francesco per don Tonino. Ultimi lavori
05 aprile 2019

 MOLFETTA - Monumento della discordia, il Golgota, campo da golf, idromassaggio, sepolcro, queste le definizioni più diffuse per quella brutta idea di dedicare questa struttura commemorativa (non può definirsi nemmeno opera pubblica) alla visita di Papa Francesco il 20 aprile scorso a Molfetta in occasione dei 25 anni dalla morte di don Tonino Bello.

E quella croce in acciaio cor-ten collocata su uno spartitraffico di Piazza Garibaldi, di fronte al Seminario vescovile, è una croce che divide, al punto che è in corso una raccolta di firme (vedi foto) per l’eliminazione del monumento che sarà inaugurato, domenica pomeriggio alle ore 17, in pompa magna con la presenza del sindaco Tommaso Minervini, del vescovo di Molfetta mons. Domenico Cornacchia e perfino del vescovo di Bari mons. Francesco Cacucci. In pratica, c’è l’«imprimatur» della Chiesa sull’opera.

Accanto alla croce, che riproduce quella del pettorale di don Tonino, è stato collocato un albero di ulivo, lo stesso che fu sul palco sul quale Papa Francesco celebrò la messa. E per essere ancora più celebrativi, i “creativi” dell’amministrazione comunale hanno pensato di realizzare sull’isola pedonale dove una volta c’erano i cassonetti interrati per la raccolta dei rifiuti, di fronte alla chiesa di S. Stefano, un altro monumento riproducente, in scala, l’altare papale.

E questo per perpetuare nei secoli il ricordo della storica visita papale. Non sappiamo chi sia il “creativo” di turno, se l’assessore “cantiere perenne” Mariano Caputo, oppure qualche altro tecnico comunale, ma sappiamo che il costo di questa operazione ha superato il 150mila euro. Una cifra assurda. A questa vanno aggiunti i costi dell’illuminazione, l’impianto di irrigazione e il canone per mantenere sempre verde l’aiuola antistante la croce (quella che è stata paragonata ironicamente al campo da golf). E tutto questo per una struttura fortemente invasiva.

Noi di “Quindici” siamo stati i primi a criticare il progetto (e anche l’idea di un monumento del genere), quando era ancora sulla carta, oggi che è ultimato siamo senza parole: un’opera brutta, realizzata come il Golgota, con un basamento monumentale in pietra, che certamente non sarebbe piaciuto al nostro amato vescovo, che era per una chiesa povera.

Se proprio si voleva proprio collocare quella croce in quell’aiuola spartitraffico non sarebbe stato più decente e sobrio metterla nel terreno senza innalzare il basamento monumentale (che può essere a rischio incidente)?

La maggioranza della città si è indignata per questa scelta e per la sua collocazione. Sui social sono piovute le critiche da chi ha chiesto di conoscere il nome dell’ideatore del progetto, a chi ha gridato alla vergogna; da chi ha sostenuto che non si è compreso il messaggio di don Tonino a chi non si sente rappresentato da un’opera, anche per il costo rilevante. A chi infine accusa l’amministrazione comunale di presunzione e improvvisazione.

Forse l’attuale amministrazione di Tommaso Minervini ha voluto superare quella di Azzollini che realizzò (vedi foto) un altro monumento funebre, una specie di cassettone, gentilizio cimiteriale o stele funeraria, che si trova, ormai dimenticata, in piazzetta Giovene dietro la gelateria per “celebrare” con tanto di lapide funebre con incisi i nomi del vescovo dell’epoca Luigi Martella e del sindaco Antonio Azzollini, la ristrutturazione della piazza.

Su quest’opera è scesa in campo anche la politica: nella maggioranza c’è chi non condivide, ma tace o fa spallucce; nell’opposizione di destra o sinistra si condanna senza attenuanti.

Sembra, inoltre, che l’attuale monumento a don Tonino che sarà inaugurato domenica, sia stato realizzato contro il parere della Soprintendenza per il paesaggio che, ha inviato una nota (vedi foto) al sindaco, al dirigente del settore territorio, al comandante della Polizia municipale e al segretario regionale del Mibact (Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia) e alla Procura.

Nella nota si lamenta il fatto che non sia stata attivata la procedura autorizzativa prevista dalla legge “per sussistenza vincolo paesaggistico sulla fascia costiera e centro storico di Molfetta… trattandosi di opere localizzate all’interno di una piazza vincolata ope legis ai sensi della lettera g, comma 4, art. 10 del decreto legislativo 42/04)".

Insomma c’è anche il rischio dell’illegalità e, questo spiega l’invio della lettera, del soprintendente Luigi La Rocca, anche alla Procura della Repubblica del Tribunale di Trani.
A denunciare tutto questo è il consigliere Gianni Porta di Rifondazione comunista e Compagni di strada, che definisce l’operazione la “barbarie amministrativa che avanza” e parla di irregolarità.

«Dunque l'amministrazione Minervini annuncia per questa domenica l'inaugurazione dei monumenti papali – scrive Porta. Nonostante abbia ricevuto il 1° aprile una lettera dalla Soprintendenza per il Paesaggio di Bari (nell'immagine allegata).

 Nonostante in questa comunicazione il Soprintendente dichiari di "aver preso atto dell'attività edilizia" relativa al monumento in piazza Garibaldi (come dire che nessuno dal Comune di Molfetta lo ha informato dell'intervento).

 Nonostante sia scritto che per tali interventi "è necessario che venga preventivamente attivata" una procedura autorizzativa prevista dal Codice dei beni culturali e del paesaggio. Invece i lavori proseguono senza colpo ferire in mancanza di procedura di autorizzazione mai attivata, con il rischio di inaugurare opere abusive.

Nonostante sia istituita nello stesso Comune di Molfetta una Commissione per il paesaggio cui è attribuita la competenza in materia di autorizzazione paesaggistica. Ma evidentemente il Settore Attività Produttive e Ambiente, posto al 1° piano della sede comunale, non dialoga con l'ufficio a piano terra della Commissione per il paesaggio, oltre che con il Settore Urbanistica.

Nonostante la nota della Soprintendenza per il Paesaggio sia stata indirizzata per conoscenza alla Procura della Repubblica.

Registriamo, dunque, l'ingresso in una nuova epoca di "barbarie amministrativa" della nostra città scritta dall'amministrazione Minervini e dalla sua giunta.

Un fatto gravissimo che macchia il decoro delle Istituzioni comunali: la Soprintendenza che scrive e il Comune che fa spallucce e risponde con comunicati stampa, credendo di poter impunemente fare finta di niente».

Molfetta da città della bellezza a città della bruttezza: che cattivo gusto (con annesso spreco di denaro pubblico) stanno dimostrando gli attuali amministratori anche in altre opere pubbliche. Il guaio è che non se ne accorgono, anzi le esaltano e si esaltano per queste opere discutibili e discusse. Il “Golgota”, in pratica, non è un’opera d’arte, non ha alcun valore artistico (una semplice croce su una montagna di terra) ed è quanto di più pasticciato si poteva pensare per ricordare la visita del Papa. Un flop colossale!

Una realizzazione come quella del “Golgota”, insomma, non merita nemmeno una “collocazione provvisoria”.

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SUL PROSSIMO NUMERO DELLA RIVISTA MENSILE “QUINDICI”, IN EDICOLA IL 15 APRILE, NOTIZIE, FOTO, COMMENTI E APPROFONDIMENTI SU QUESTA DISCUSSA STRUTTURA COMMEMORATIVA DELLA VISITA DI PAPA FRANCESCO A MOLFETTA

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