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La congiura
15 luglio 2018

Non c’è luce nel non luogo, se non un chiarore diffuso che permette però ad Ahed e al Comandante di guardarsi. Vengono da luoghi infinitamente distanti dove si parlano linguaggi diversi, ma loro si comprendono come se parlassero la stessa lingua. Guardano la sterminata moltitudine che avanza, sono migliaia, milioni, piccolissimi alcuni, altri più grandi, maschi e femmine e sembrano spighe di grano di un immenso campo ondeggianti nel vento, ma non c’è vento nel non luogo, onde di un immenso mare che si susseguono senza tregua, ma non c’è acqua nel non luogo. Vedi, - dice il Comandante indicando una moltitudine di bambini che hanno grosse teste, ventri rigonfi, occhi sporgenti e gambe e braccia esili come stecchi – quelli sono morti di fame e di malattie che avrebbero potuto essere curate con farmaci di poco prezzo”. Una nuova ondata: i piccoli corpi hanno come un ricamo che percorre tutte le membra e sembra tenerle insieme: “Quando arrivano questi – dice il Comandante – sono solo pezzi che la Signora ricompone e mette insieme. Lei aspetta tutti quando arrivano e restituisce a tutti i corpi le membra smembrate dalle bombe, dalle cinture esplosive che gli Uomini Neri legano ai loro corpi prima di mandarli ad uccidere, inconsapevoli, migliaia di persone, o li decapitano, li crocifiggono, li bruciano vivi per “dare l’esempio”. La sterminata moltitudine continua ad avanzare come spighe di grano che ondeggiano per un vento impetuoso, ma non c’è vento nel non luogo, o un susseguirsi di onde di un oceano infinito, ma non c’è acqua nel non luogo. Il Comandante guarda ogni gruppo che avanza come se cercasse qualcuno e giungono migliaia di piccole ombre trasparenti con le pance gonfie e gli occhi sbarrati. “Sono quelli che sono morti annegati che non sono stati soccorsi e che avrebbero potuto essere salvati, – spiega, e poi indica uno strano gruppo meno numeroso degli altri, sono di un colore indefinibile e come un alone dorato sulla testa – quelli sono gli africani albini”. “Che vuol dire?” – chiede Ahed. “Sono molto preziosi, - sghignazza il Comandante – le famiglie o i trafficanti li hanno venduti anche per 75.000 dollari. Dicono che portino il malocchio da vivi, e allora o li abbandonano nella foresta o li cedono a chi li fa a pezzi e vende le loro ossa, anche i più piccoli pezzi come talismani, o li mutilano e li lasciano vivi, ma senza braccia o gambe, gli arti sono richiestissimi”. Ahed è sconvolto e il Comandante continua a guardare come se cercasse qualcuno. “E quelli?”, chiede Ahed con un filo di voce indicando un numero infinito di piccoli esseri informi che avanzano come se galleggiassero. “Ah, quelli – ringhia il Comandante, – quelli non li hanno neanche fatti nascere. Lascia perdere, non puoi capire”, e continua a guardare come se cercasse qualcuno. “Ma si può saper chi cerchi?”, chiede ancora Ahed. “La troverò, so che la troverò. – la sua voce è un singhiozzo – Quando avevo quindici anni sono venuti nel mio villaggio. Noi eravamo una tribù pacifica e loro hanno preso tutti i ragazzi, alcuni ancora bambini, io ero uno dei più grandi. Ci hanno fatto indossare una specie di divisa, ci hanno dato in mano dei fucili e abbiamo imparato a sparare. I bersagli all’inizio erano barattoli vuoti, poi sono stati i prigionieri, quelli del nostro villaggio che si erano ribellati, e i nostri stessi compagni, quelli più gracili, quelli che si rifiutavano di sparare. Dovevamo farlo, altrimenti avrebbero ucciso noi. “Hai ucciso anche tu?”, chiede Ahed, sconvolto, il Comandante non risponde e guarda ancora l’immensa marea che ondeggia avanzando, come se cercasse qualcuno. “Si può sapere chi cerchi?”, chiede ancora Ahed. “Ero nel mio villaggio quando sono arrivati, – risponde il Comandante con voce soffocata – ti ho già detto come hanno preso i ragazzi, gli han fatto indossare una divisa e gli hanno insegnato a sparare, ma l’orrore più grande è stato quando hanno portato un gruppo di ragazze che avevano trascinato via al villaggio. Erano in cerchio, tremanti, atterrite e al centro hanno spinto lei, era poco più di una bambina, ma io l’amavo e avrei aspettato qualche anno prima di sposarla anche le nostre famiglie lo volevano. Era lì, bella, innocente, e fra la soldataglia si fece largo il Bue: lo chiamavano così e lui ne era compiaciuto, grasso, enorme, una bestia immonda. La guardò e cominciò a slacciarsi la cintura, i suoi uomini urlavano e ridevano… fu un lampo, seppi quale fosse l’unica cosa da fare: mi feci avanti, il Bue rise: “Se vuoi, prima tu…” imbracciai il fucile e le sparai in mezzo agli occhi. Mentre cadeva mi sorrise, aveva capito che era stato il mio modo di dirle che l’amavo. Da quel giorno mi chiamarono il Comandante perché avevano interpretato il mio gesto come una bravata”. “MALEDETTI! BASTAAA! Ma che gli abbiamo fatto! - l’urlo di Ahed sembra trapassare il non luogo – siamo miliardi, sterminiamoli tutti e che la razza umana scompaia. Non abbiamo corpo, ma se ci mettiamo tutti davanti al sole e oscuriamo la terra, morirebbero tutti. “Sì, ma morirebbero anche i bambini, - replica il Comandante perplesso. I milioni di piccole ombre che avanzano come onde che si accavallano si fermano. Tutto è immobile, nel non luogo, in attesa. Appare la Signora, la sua straordinaria bellezza illumina come luce di luna il non luogo, la sua voce raggiunge tutti. “Sì, potrebbe riuscire, Ahed, ma così sareste come loro, morirebbero tanti innocenti, la vita sulla terra cesserebbe di esistere. Bisogna che giunga il tempo, e verrà, che la Misericordia sposerà la Giustizia, il Male alla fine non prevarrà, ma se volete farvi giustizia da soli, voi non potrete aprire la porta”. Ahed e il Comandante si guardano e poi… immensa, scura, impenetrabile la porta si erge davanti a loro, l’esercito sterminato dei bambini ondeggia come spighe piegate del vento in un campo di grano, come onde di un oceano infinito che si accavallano. Ahed e il Comandante spingono insieme la porta e con i bambini entrano nella luce. Salvo che per il Comandante, tutte le storie dei bambini sono testimoniate dai rapporti di Amnesty International, dai Telegiornali, dalle cronache di tutti i giorni. © Riproduzione riservata

Autore: Marisa Carabellese
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