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La CMC di Ravenna, la Società italiana dragaggi e l'Impresa Pietro Cidonio realizzeranno il porto di Molfetta Battuto il gruppo Matarrese
11 dicembre 2006

MOLFETTA - Ci sono volute quasi otto ore per poter sapere chi si è aggiudicato l'appalto per i lavori del nuovo porto commerciale di Molfetta. Sarà l'associazione temporanea d'impresa (Ati), formata dalla CMC - Cooperativa Muratori e Cementieri di Ravenna, dalla Società italiana dragaggi S.p.a. e dall'Impresa Pietro Cidonio S.p.a., a realizzare l'opera per un importo di 55 514 559, 54 euro, con un ribasso del 10,111 %. L'Ati ha vinto l'appalto per l'esclusione dalla gara del suo unico avversario, l'altra l'associazione temporanea d'impresa che aveva risposto al bando del Comune di Molfetta, eliminata per non aver rispettato uno dei punti del disciplinare, nello specifico per la mancata disponibilità di una particolare draga. Ma andiamo per ordine, dopo che i lettori ci avranno consentito una sintetica premessa. Il sindaco assente Nel suo comizio pubblico di fine ottobre all'Odeon il sindaco, sen. Antonio Azzollini, più che felice di vedere, è proprio il caso di dirlo, andare in porto, quella che è una sua creatura, promise che l'apertura delle buste e l'aggiudicazione dei lavori sarebbe stata una sorta di festa pubblica, cui chiamare tutti i cittadini. Ci sarebbe da pensare che quella del sindaco fosse demagogia di routine, visto che è assai difficile pensare che un politico di così navigata esperienza non sapesse quanto certosina, lunga e cavillosa potesse essere la procedura di aggiudicazione dell'opera, al punto da durare un'intera giornata, nonostante fossero solo due le imprese a partecipare. Torri di documenti che hanno dovuto essere siglati, migliaia di firme per convalidare il tutto, vagliati, confrontati con le richieste del bando, discussi e poi approvati o respinti dalla commissione, coordinata dal dott. Tangari, dirigente del settore Appalti, e dall'ing. Balducci (nella foto al momento dell'apertura di uno dei plichi), dirigente del settore Lavori Pubblici. Ma, del resto, il sindaco neppure c'era a godersi questo lungo momento, inchiodato fuori Molfetta dal suo ruolo di senatore e dall'obbligo di discussione della Finanziaria. Detto ciò, la lunga giornata di esame delle carte non è stata priva di momenti di tensione. L'esclusione dei Matarrese Per primo è stato aperto il pacco contenente la documentazione presentata dalla Ati costituita dalla Intercantieri Vittadello S.p.a e dalla Salvatore Matarrese S.p. a. Non si è andati oltre il controllo dei documenti e la verifica della completezza della certificazione richiesta dal bando, perché alla fine di questa procedura, durata comunque ore, l'ing. Balducci, che presiedeva la commissione, ha dichiarato di escludere queste imprese in quanto non osservanti il punto 7 del disciplinare di gara, riguardante la dichiarazione di utilizzo di una particolare draga. Le imprese erano ben consapevoli della mancanza, tanto da presentare contro questo punto del bando un ricorso su cui il TAR Puglia si pronuncerà il prossimo 20 dicembre. Cosa che è stata ricordata dal legale della Salvatore Matarrese S.p.a, avvocato Giuseppe Matarrese, durante l'esame delle carte. Esse hanno comunque accluso alla loro offerta una dichiarazione in cui fanno rilevare non solo che è pendente questa decisione del TAR della Puglia, ma che, in ogni caso, le stesse imprese dichiarano di poter disporre di mezzi idonei a eseguire gli scavi subacquei previsti dal progetto, assumendosene l'impegno. Una draga di nome D'Artagnan a decidere tutto Ad ogni modo, per colpa di questo tipo particolare draga il gruppo facente capo ai Matarrese non ha potuto nemmeno avanzare la sua offerta economica ed è stato escluso nella fase preliminare. Molti mugugni, nemmeno tanto velati, anche se nessuna volontà di tradurli in una dichiarazione alla stampa, sulla richiesta di una così specifica draga, di cui ci sarebbero solo due tre esemplari al mondo, di cui uno accessibile alla ditta vincitrice. Perché non sono mancate le scintille fra i due gruppi concorrenti e la commissione ed anche qualche momento di tensione. In seconda battuta è stata esaminata con la stessa minuzia la documentazione della Ati composta dalla CMC - Cooperativa Muratori e Cementieri di Ravenna, di Ravenna, dala Società italiana dragaggi S.p.a. e dall'Impresa Pietro Cidonio S.p.a. C'era la disponibilità comprovata della draga, anzi di due draghe, una stazionaria, denominata “Teodora” e l'altra con disgregatore di rocce, di nome “D'Artagnan”, attualmente al lavoro in Qatar, capace di arrivare fino a 35 metri di profondità nel dragaggio. L'aggiudicazione dell'opera per 55 milioni di euro e mezzo Su questo i rappresentati dei gruppi Matarrese e Vittadello hanno continuato le loro ironie, se non proprio allusioni, ma dovuto ingoiare il rospo, per eccepire, invece, sul rispetto di un altro punto della documentazione richiesta, quello delle certificazioni delle cave che dovranno garantire lo smaltimento dei detriti. A dire del legale della Salvatore Matarrese S.p.a., una della cave individuate dalle imprese che poi si sono aggiudicate i lavori, la “Vergine” di Taranto, non presentava nella maniera dovuta la dichiarazione di disponibilità allo smaltimento non solo dei fanghi, ma anche di rocce. Dichiarazione per Tangari e Balducci contenuta nella documentazione allegata, così come richiesto dal bando, cosa che, dopo una lunga e a tratti accesa discussione, ha determinato che questa parte della documentazione fosse ritenuta conforme, anche in riferimento a quanto detto dal Testo Unico 152/2000. Ancora uno scontro, protagonisti sempre gli uomini della Matarrese, sui bilanci presentati dalle imprese dell'Ati vincitrice, a loro dire non formalmente certificati nella loro conformità all'originale, con una dichiarazione ufficiale messa a verbale. Intanto s'era fatto mezzogiorno, pomeriggio, sera e verificato che tutte le carte erano a posto, alle 17.45 l'ing. Balducci ha dichiarato che l'Ati composta da CMC - Cooperativa Muratori e Cementieri di Ravenna, di Ravenna, Società italiana dragaggi S.p.a. e Impresa Pietro Cidonio S.p.a. era ammessa alla gara e si procedeva all'apertura del plico contenente l'offerta economico. C'era poco da far confronti, essendo l'unica ammessa, così che saranno queste le imprese che si impegneranno per 55 milioni di euro e mezzo a costruire in poco meno di quattro anni un'opera pubblica che, comunque vada, cambierà la città. A meno che il pronunciamento del TAR il 20 dicembre non rimescoli le carte.
Autore: Lella Salvemini
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