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La città scopre il volto nascosto dell'usura (interessi al 48%): cinque arresti
15 maggio 2008

Usura e frode fiscale hanno fatto irruzione prepotentemente nel novero dei reati che si consumano nella nostra città. A portarli alla luce l'operazione “black-out” dei carabinieri che hanno in un primo momento arrestato cinque persone e sequestrato beni per sei milioni di euro. Il patrimonio illecito – composto da 6 fabbricati, 2 terreni, 7 autovetture tra cui una Ferrari e 1 motociclo – appartiene a Giacomo Germinario, un locale imprenditore che secondo l'accusa avrebbe prestato, a commercianti bisognosi di liquidità, assegni immediatamente esigibili con tassi di interessi medi del 48% annuo. Sotto inchiesta, oltre Germinario ci sono sua moglie, Marianna De Bari, Michele Picaro, 56 anni, e sua moglie Damiana De Bari, 52 anni, quest'ultima cognata del presunto capo dell'organizzazione, e Cosimo La Forgia, titolare di una tabaccheria nel centralissimo Corso Umberto. A seguito dell'interrogatorio di garanzia, il Gip del tribunale di Trani, Roberto Oliveri del Castillo, ha accolto le richieste avanzate dai difensori, concedendo i domiciliari a Giacomo Germinario e a Cosimo La Forgia, che hanno anche richiesto il rito abbreviato, e inoltre ha disposto la remissione in libertà per gli altri tre imputati che erano già agli arresti domiciliari. I cinque sono accusati a vario titolo di emissione di fatture per operazioni inesistenti finalizzate alla frode fiscale, mentre Germinario, è chiamato a rispondere anche del reato di usura. Le indagini si sono avvalse anche di intercettazioni telefoniche e ambientali, necessarie anche per ricostruire movimenti contabili e false fatturazioni e assegni, anche di alcune riunioni che si svolgevano nel retrobottega della tabaccheria con i familiari e prestanome nullatenenti, collocati a capo di 19 aziende con sede sociale in Puglia, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Gli assegni prodotti si confondevano con fatture relative ad operazioni inesistenti, emesse dai piccoli imprenditori, vittime dell'aguzzino, indotti a fare ciò per defalcare il proprio debito nei suoi confronti. Il danno erariale derivante da evasione fiscale, allo stato degli accertamenti, è stato quantificato in 4 milioni di euro circa. Tali elementi sono stati tutti riscontrati attraverso assegni, fatture, libri contabili e computer sequestrati nel corso delle perquisizioni eseguite lo scorso mese di novembre presso tutte le società coinvolte e le abitazioni degli indagati. La vicenda ha fatto rumore a Molfetta soprattutto per la presenza come candidata nelle liste del Popolo della Libertà della consigliera comunale uscente (non rieletta) Piera Picaro, i cui genitori figurano fra gli indagati. Le attività sono state svolte sotto la direzione del Sost. Proc. della Repubblica di Trani - dr.ssa Carla Spagnolo, attraverso il vaglio del Gip – dr. Roberto Oliveri del Castillo. Gli inquirenti stanno vagliando anche le posizioni di altri cinque indagati a vario titolo Michele De Bari, Giovanni Murolo, Isabella Cuocci e i coniugi Luigi Salvemini e Mariangela Palumbo, imprenditori definiti dal Gip “complici atipici, poiché vittime del disegno criminosi”, e comunque indagati per altri profili.
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