“La città non merita ipocrisia”: il sindaco Paola Natalicchio annuncia le dimissioni dopo un nuovo contrasto con il Partito democratico
Comincia così la storia delle dimissioni del sindaco Paola Natalicchio con una frase che sintetizza tutta la vicenda e che non lascia spazio ad interpretazioni: “La città non merita ipocrisia”. Il sindaco la pronucnia al termine di una difficile seduta di Consiglio Comunale, con l’opposizione assente e la manifestazione in aula della divisione del Partito democratico con l’abbandono dell’aula dei consiglieri Annalisa Altomare e Roberto La Grasta (gli altri due “traditori” del Pd Sergio De Pinto e Lia De Ceglia hanno preferito evitare la sceneggiata, dichiarando un’assenza giustificata poco credibile, come quella del consigliere di Sel Ignazio Cirillo, che risponde a Tommaso Minervini). L’abbandono con l’opposizione lascia il sospetto di un’azione concordata, per mettere ancora una volta in difficoltà il sindaco e la sua maggioranza. “I consiglieri che sostengono l’amministrazione non sono più 17, ma 13. L’esatto risicato numero che serve a tenere in piedi una seduta e ad approvare i provvedimenti. Tecnicamente potremmo andare avanti. Possiamo vivacchiare e sopravvivere ma io sono tesserata al partito della mia coscienza e nessun sindaco può mentire alla città di cui è sindaco. Molfetta non merita ipocrisia. Non siamo un bel centrosinistra da tempo”. A nulla sono valse anche le dichiarazioni di fiducia da parte dei 13 consiglieri comunali, la maggioranza dell’assise, che alla fine ha votato la manovra fiscale. Le dichiarazioni dei consiglieri Roberto La Grasta e Annalisa Altomare prima di abbandonare l’aula avevano fatto esplodere le contraddizioni interne al Partito democratico e chiesto di non votare l’indomani agli assessori del Pd, Tommaso Spadavecchia e Giulio Germinario, il bilancio di previsione in giunta. Richiesta poi reiterata dal segretario Piero de Nicolo. Al termine di una lunga riunione di quello che rimaneva del gruppo Pd con il suo segretario una apertura ad una “approvazione tecnica” degli assessori per poi riservarsi di presentare emendamenti alla stessa manovra, come una forza di opposizione. Insomma, un Pd allo sbando, che provoca la crisi della sua maggioranza. Un segretario ostaggio della consigliera Annalisa Altomare, la quale è contro il suo stesso partito, che non ha il coraggio di espellerla, insieme a La Grasta, De Pinto, De Ceglia. “Non posso accettare un continuo trattare, trattare, trattare – ha dichiarato il sindaco nel suo intervento – Non ho più certezze come sindaco. Stasera votiamo, domani chissà. Un sindaco che non è libero non è un sindaco. Un sindaco che non è sereno non può prendere le giuste decisioni per la città”. “Non sento di tradire – ha concluso emozionata – non sono io a tradire il programma del 2013. Non sto tradendo il centrosinistra del 2013. Sto constatando che il centrosinistra del 2013 non c’è più. Chiunque vorrà attribuire a me il fallimento di questo centrosinistra dovrà prendersi un pezzetto di questa storia e tenerselo in tasca. Provo una frustrazione e una delusione profonde”. Comincia così una crisi che vedrà la città commissariata per 14 mesi per colpa degli egoismo, delle presunzioni, delle pretese e dei maldipancia di 4 consiglieri del Pd che, violando i patti, le regole e l’etica, buttano a mare l’impegno assunto con gli elettori nel giugno 2013 di portare avanti e sostenere la coalizione di centrosinistra e il suo programma.