La Banda Musicale di Molfetta
La Banda Musicale di Molfetta (Tipografia Mezzina, Molfetta, 2007) è uno di quei libri che ha la capacità di rivolgersi contemporaneamente ad una platea eterogenea di lettori. È un testo che si avvale di una ricca documentazione e di un supporto bibliografico cospicuo e completo che lo pongono tra i libri specialistici, ma al contempo riesce ad affrontare e a districarsi tra i ristretti meandri storici con linguaggio immediato e fluido proprio delle opere divulgative. Scritto a quattro mani dal compianto scrittore Gerardo de Marco e da sua figlia Isabella, la quale ha puntualmente curato revisione e divagazioni, “La Banda Musicale di Molfetta” racconta 200 anni di vittorie e di sconfitte, di gioie e di amarezze che ci fanno comprendere oltretutto che banda è, prima di ogni altra cosa, appartenenza, socializzazione, comunione, accoglienza, identità. Si tratta di pagine ricche di un collage di testimonianze, lettere, documenti, aneddoti. Bellissima la progressione di foto che sottolineano i cambiamenti dell’organico nel corso degli anni, il rinnovarsi delle divise. Una storia fatta di immagini e momenti che rendono gli scritti reali. L’opera si apre con un interessante cenno storico sulle Bande musicali italiane e quelle pugliesi, per passare poi alla nascita della Banda molfettese diretta dal maestro Giuseppe Pansini, seguita da quella diretta dal Capo Musica Michele Germano, fino ai nostri giorni con l’Associazione Culturale Musicale “Santa Cecilia”. Colpiscono le biografie in onore delle persone che hanno fatto la storia della Banda, da Vincenzo Valente, autore del noto “U conzasìëggë”, ad Angelo Inglese, da Saverio Calò al giovane Giovanni Picca, con problemi, avventure, soddisfazioni, dispiaceri. E qui non possiamo fare a meno di ricordare l’incidente che coinvolse nel 1945 il complesso musicale “Città di Molfetta”, in viaggio verso Manfredonia per i festeggiamenti in onore della Madonna del Carmine, nel quale persero la vita tre musicanti. E dalla cui tragedia nacque la commovente marcia funebre “Tramonto Tragico”, scritta dal maestro Angelo Inglese. Soffermandosi su ogni singola lettura, il lettore comprenderà meglio i problemi di epoche passate e potrà fare un paragone con quelli attuali, ricavando ogni volta perle di “saggezza bandistica”. Personalmente sono rimasto colpito dal primo premio “Città di Genova”, consegnato direttamente da Giuseppe Verdi alla nostra Banda, costituita prevalentemente da giovani musicanti al punto da essere definita “La Bbênnë dë lë Uêgnùnë”. Un libro ben strutturato, dicevamo, sia dal lato storico, sia dal lato umano; la storia di una Banda, “La Banda di Molfetta”, che racchiude l’essenza della storia di qualsiasi Banda, testo scorrevole e mai noioso. Un lavoro di ricerca meticoloso, rigoroso, immane; un lavoro prezioso, organico e sistematico compiuto sui fatti e sulle persone, da trasmettere alle nuove generazioni per far comprendere il senso del sacrificio, l’impegno perché costruiscano un ponte con la loro storia, la loro identità. Ma, al di là della ricerca storica, ciò che più ci rimane impresso è il suo significato profondo: amicizia, complicità, familiarità e confidenza. A dimostrazione che la banda non è solamente scuola di musica, ma anche di vita: forma l’individuo ed è in grado di creare tanti legami tra singoli e gruppo che vanno avanti negli anni, durano nel tempo e, nel loro perpetuarsi e rinnovarsi, diventano storia: la propria storia. “È giusto pertanto che alla Banda sia riconosciuto il merito indiscusso di rappresentare una inesauribile fonte di cultura e godimento spirituale per la Società”, come scriveva Gerardo de Marco