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L’Islam? meglio non fidarsi Una nuova rivista e le sue ambiguità
15 ottobre 2000

di Ignazio Pansini E‘ ormai del tutto evidente come almeno da un quindicennio la cultura occidentale sia caduta nella palude della reazione: la ristrutturazione dell’economia mondiale, con i derivati, pesanti costi sociali, ha dovuto elaborare e imporre a proprio sostegno e giustificazione una colossale sovrastruttura ideologica estremamente complessa ed articolata. La derivazione dell’oscurantismo culturale da contemporanei mutamenti dei rapporti economici, negata dal pensiero di destra, è invece un fenomeno storicamente ricorrente, anche se ovviamente, come tutti i fatti sociali, non è rilevabile con gli strumenti propri delle scienze esatte. Devo dire a proposito, che una delle attività più divertenti (ed amare) di questi anni, è consistita per me nel riscontrare la profetica corrispondenza tra gran parte dei sacri testi della mia gioventù e la dinamica sociale contemporanea. Quegli stessi testi che i chierici delle nuove Sante Alleanze non conoscono per ignoranza, o stravolgono a pagamento. L’elenco dei settori d’intervento di questa offensiva reazionaria è lunghissimo: dalle indecenti mistificazioni del revisionismo storico, alla “naturale pigrizia” degli indios latino americani, dalla criminalizzazione di ogni seria protesta, alla pianificazione del rimbecillimento operato dalla televisione. La quale, temo inconsapevolmente (ma è un’aggravante), raggiunge a volte l’assurdo, definendo “sfilata di pace” la parata militare dell’ultimo 2 giugno, o condividendo con apprensione la preoccupazione della Confindustria per la presenza di residui “focolai di sindacalismo operaio”. Tuttavia, se diverse sono le armi impiegate, uno solo è l’obbiettivo. Neutralizzare ogni possibile riorganizzazione politica e sociale (e persino “mentale”), del cambiamento. I sonni dei nostri padroni e dei loro variopinti comitati politici sono agitati da incubo ricorrente: la nascita di un nuovo internazionalismo che elimini la peste dei nazionalismi e dei fondamentalismi, fomentati ad arte su cumuli di cadaveri, e ricompatti innumerevoli masse di miserabili su un progetto laico ed unitario di lotta al capitale. In questo senso, anche la “spaventosa” minaccia del comunismo, ossessivamente e comicamente evocata dal signor Berlusconi, più che uno slogan confezionatogli da un esclusivo pensatoio di consulenti, si configura piuttosto come il tentativo, tipico di certe fobie persecutorie, di esorcizzare un nemico “realmente” temuto, ripetendo il suo nome a mo’ di giaculatoria, e chiamando altri a condividere il proprio stato di paura. Accennavo prima alla studiata ubiquità dell’apparato culturale organizzato a sostegno del nuovo corso dell’economia globale. Ebbene, vediamo come anche nelle piccole operazioni è possibile intravedere “segni” comuni alle maggiori. Circa un anno fa, è uscita a Bari per i tipi di Giuseppe Laterza una nuova rivista, “La porta d’Oriente”, con sottotitolo “Rivista internazionale sul Levante mediterraneo dell’Europe - Near East Centre”. Direttore Franco Cardini. Non posso dilungarmi sui diversi saggi contenuti nel periodico, ognuno dei quali meriterebbe un commento: ritengo sufficiente soffermarmi sull’editoriale, firmato dal direttore, ordinario di storia medievale, nonché ricercato ed onnipresente teorico di un’inedita vulgata storiografica che potrebbe legittimamente fregiarsi come logo della figura di Brancaleone alle crociate, inimitabile personaggio del compianto Vittorio Gassman. Ebbene, il nostro professore, dopo alcuni generici accenni al concetto di Oriente e Orientalismo, quali sono stati e sono attualmente recepiti da noi, spara il primo mortaretto: “Ignorare l’Oriente forse si poteva: quando, a torto o a ragione, lo dominavamo”. Secondo mortaretto: ”Ora esso guarda a noi, ci entra in casa, ci assedia, minaccia la nostra (cattiva) coscienza e la nostra (debole) identità”. Attenzione, arrivano i grossi calibri: “è necessario accoglierlo in pace, ma anche difendersi da esso”. Poco più avanti, il botto finale: “Bisogna difenderlo: dalla mondializzazione e da se stesso”. L’insigne storico consentirà che nel nostro piccolo si tenti una sintesi decodificata dei suoi profondi concetti. Eccola: “Cari compari occidentali sono ahinoi finiti i bei tempi della dominazione europea; serrate bene le porte perché il Mussulmano minaccia la vostra sicurezza, e attrezzatevi con “adeguati” mezzi di difesa. Ma mi raccomando: trattateli bene, e soprattutto convinceteli che il vero nemico non siamo noi ma loro stessi”. Invito comunque tutti alla lettura della rivista perché queste manovre vanno conosciute per essere smascherate. Infine una strepitosa perla. Il Cardini, per quanto comprensibilmente spaventato dall’enorme fardello che la direzione di cotanta rivista comporterà, confessa d’altra parte di essere tuttora un impenitente Sessantottino, fedele ad una delle diffuse massime di quei giorni: “Siate realisti: chiedete l’impossibile”. Purtroppo, sembra averne dimenticata un’altra, altrettanto memorabile, che a mio parere meglio si presta a fungere ad epigrafe al suo editoriale: “Attenti a quello che dite perché una risata vi ucciderà”.
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