L’assessore Cives: art. 51, ora sono le cooperative che frenano
Clamorosa novità dopo la denuncia di “Quindici”
di Francesco del Rosso
“E’ stata un’estate di lavoro per l’assessore al Territorio, Franco Cives, alle prese con una serie di provvedimenti che riguardano l’assetto urbanistico passato e futuro della città. Il passato riguarda il Lotto 10 e la variante al Pip, il futuro, l’atteso Piano Regolatore e le case che si costruiranno con l’art. 51.
Con l’approvazione del nuovo Piano particolareggiato relativo al lotto 10, si chiude una vicenda complessa e soprattutto si ripristina un quadro di legalità, dopo che il Consiglio di Stato aveva sentenziato l’illegalità di alcune licenze edilizie. Inoltre il Consiglio di Stato aveva intimato al Comune di risolvere la questione, pena la nomina di un commissario ad acta. Il Comune avrebbe potuto disinteressarsene, scaricando la responsabilità sulle amministrazioni dell’epoca, lasciando tutto nelle mani del commissario il quale, a sua volta, avrebbe potuto infliggere una multa salatissima ai costruttori, oppure demolire le costruzioni. Ovviamente è prevalso il senso di responsabilità anche perché non si potevano abbandonare nell’angoscia quei cittadini che con sacrifici avevano acquistato le case. Tutto è stato, perciò, formalizzato con l’adozione del Piano particolareggiato”.
Quali sono i punti qualificanti del nuovo piano particolareggiato del lotto 10?
“Questi i punti fondamentali del piano: il ripristino di una quadro formale di riferimento perché il Piano particolareggiato era stato annullato, la rimodulazione del lotto 10 per adeguarlo ad area standard, cioè comprensiva di servizi (verde, scuole, ecc…), onere delle aree per i servizi a carico dei concessionari (costruttori) ed infine l’intervento di ripristino delle scorrimento delle acque della lama”.
Un altro provvedimento approntato è stata la variante al Pip (Piano per gli insediamenti produttivi). Ma più della variante si è parlato molto del ruolo dei consorzi per le assegnazione dei lotti, al punto che è stato approvato un o.d.g. che ha allarmato i piccoli artigiani, di che si tratta?
“Per il Pip, la delibera riguarda l’estensione della Zona artigianale per permettere l’insediamento di nuovi stabilimenti e di conseguenza si è eliminata la strada che delimita l’attuale Zona artigianale che avrebbe impedito ad alcune aziende di ampliarsi. Per quanto riguarda i consorzi si sono voluti evitare equivoci e dare l’interpretazione autentica delle norme previste. Si è detto che le assegnazioni saranno fatte alle singole aziende e non ai consorzi, per evitare che al loro interno si possano verificare logiche speculative. E’ vero che il regolamento prevede tra i soggetti prioritari i consorzi, ma lo spirito è quello di favorire quelli costituiti da piccole imprese e artigiani che necessitano di piccoli spazi. Così acquistando un lotto, esse possono realizzare una struttura per poi dividerla secondo le necessità di ogni singolo socio. Quindi gli artigiani possono stare tranquilli”.
Parliamo delle case che si devono realizzare con l’art.51. A che punto siamo?
“Siamo in fase avanzata per dare il via all’assegnazione di 26 suoli nei comparti 14,15 e 16. Stiamo lavorando su più fronti. A cinque geometri esterni, iscritti nell’albo dei consulenti del Comune, abbiamo dato mandato di procedere all’accesso e alla perimetrazione dei suoli da espropriare o che verrano ceduti in via bonaria. Contestualmente abbiamo chiesto alle prime 46 cooperative in graduatoria la documentazione relativa ai requisiti (reddito e stato patrimoniale) dei soci. Purtroppo, solo 12 cooperative ci hanno inviato la documentazione richiesta, al punto che sono partite le diffide per le cooperative inadempienti”.
Quindi in ritardo ora sarebbero le cooperative. Il ritardo di queste cooperative alimentano il sospetto che i soci non abbiano i requisiti.
“Le dietrologie e illazioni non m’interessano. Se le cooperative diffidate non presenteranno la documentazione richiesta entro un tempo ragionevole, saranno escluse per lasciare spazio alle altre che seguono in graduatoria”.
Naturalmente è d’obbligo la domanda che le viene fatta chissà quante volte al giorno. Quando vedremo le gru?
“Una volta appurata la regolarità dei soci, i passaggi seguenti saranno: preassegnazione dei suoli (anche se ufficialmente non si fanno cifre, il costo dovrebbe aggirarsi intorno alla 69 mila lire al mq., ndr), sottoscrizione della convenzione tra cooperative e Comune, presentazione del progetto. Ritengo che le cooperative, se hanno interesse a realizzare, entro la fine dell’anno potranno iniziare a costruire. Insomma siamo già nella fase operativa dove il soggetto propulsore non è più il Comune”.
Veniamo agli ultimi fatti di cronaca. Tra qualche giorno il Prg sarà portato in Consiglio comunale. In una recente conferenza stampa l’opposizione ha parlato di illegalità su un fatto specifico. Si tratta dei 110 milioni per una consulenza del Politecnico di Bari su un lavoro, secondo l’opposizione, inutile, perché il geologo dott. Guarino sul Prg aveva già redatto uno studio per il Comune a costo zero.
“La Giunta ha commissionato uno studio specifico richiesto dalla Regione, che poteva essere svolto solo da un istituto di ricerca qualificato quale il Dipartimento Acque del Politecnico dell’Università di Bari. Attraverso un’analisi statistica delle precipitazioni piovose dell’ultimo secolo, rilevamenti fotografici aerei e l’analisi della conformazione delle lame, il Dipartimento Acque del Politecnico ci ha fornito uno studio idrodinamico delle acque, per prevedere anche in caso di eventi eccezionali (copiose piogge), come, dove e in che misura le acque si concentrino e defluiscano nelle lame, individuando i luoghi a rischio e il livello di rischio. Uno studio mai fatto finora, che sarà di riferimento per la pianificazione urbanistica di tutto il territorio di Molfetta, la cui importanza riguarda anche la sicurezza. I recenti tragici avvenimenti in Calabria dimostrano che sulla gestione del territorio non si può essere superficiali. Voglio ricordare che due anni fa, bastò qualche giorno di pioggia, per allagare la statale 16 bis e alcuni locali di via Ungaretti”.
Lei ha anche la delega per lo Sport. La notizia dell’estate è stata la “cessione” di Sergio Azzollini al Comune della gestione del “Molfetta calcio”, sancita con una lettera.
“E’ stata un’iniziativa quanto meno estemporanea e provocatoria sotto il profilo formale e sostanziale, perché Azzollini sa bene che il Comune non può gestire una società sportiva. Comunque qualcosa ha determinato: un gruppo di molfettesi mi avevano ventilato l’ipotesi di rilevare il “Molfetta calcio”, ma non so se poi hanno avanzato una proposta concreta ad Azzollini”.
Molti dirigenti sportivi non sarebbero in sintonia col suo operato.
“Me l’immagino, ma fin quando non si esce dalla logica di considerare il Comune come finanziatore dello sport agonistico, sarà difficile riuscire a comprendersi, anche perché le risorse sono scarse, in rapporto alle priorità”.
L’affidamento della gestione degli impianti sportivi alle società stenta a decollare, perché?
“La gestione degli impianti può essere l’occasione per le società di diversificare il loro raggio d’azione, ma occorre un salto di qualità per trasformarle in vere e proprie imprese non solo sportive ma anche sociali. Questo significa utilizzare le strutture non solo finalizzate all’attività agonistica, ma anche ad una serie di servizi sia al Comune che alle persone”.
Sbaglio o si riferisce al modello di imprese no-profit.
“Esattamente. Per esempio a Molfetta in estate il 50% dei ragazzi non sa dove andare, perché non utilizzare, allora, le strutture sportive per fare, anche a pagamento, stage di calcio, basket, pallavolo o altro? In queste iniziative il Comune farebbe la propria parte con convenzioni a sostegno delle fasce più deboli. E’ chiaro che tutto ciò il Comune non può farlo direttamente, mentre le imprese no-profit potrebbero farlo utilizzando strumenti come il lavoro temporaneo o part-time e le agevolazioni fiscali”.
Ma per arrivare a questo c’è bisogno di professionalità e competenze che francamente non si vedono.
“Purtroppo fin quando non avverrà quel salto culturale, continueremo ad avere uno sport assistenziale e a polemizzare sulle già scarse risorse del Comune, che si assottigliano sempre di più”.