L’ultimo varo nel cantiere navale di Molfetta
Il “Brillante” ha raggiunto il suo elemento naturale! Non stiamo parlando di una gemma che avrebbe preso posto nel suo castone, per impreziosire un gioiello. ‘Brillante’ è l’ultima creazione del mastro d’ascia Michele Cappelluti (l’ultimo dei mastri d’ascia che costruiscono barche allo Scalo di Molfetta: ‘l’ultimo dei Mohicani’, come lo definisco nel mio ultimo libro “Lo scalo di Molfetta 1947-2015”) e, domenica 14 novembre, è stato felicemente varato raggiungendo il suo elemento, il mare. Mai nome fu più azzeccato: è una bellezza ammirarlo sulle taccate, un piacere vederlo solcare le onde con l’eleganza che si può ammirare nelle foto allegate. Un tempo, nei cantieri molfettesi, il varo – anche di un bastimento di nuova costruzione – era un evento relativamente usuale; oggi, nella drammatica situazione della asfittica cantieristica locale, il varo di una nuova barca è qualcosa di eccezionale. Sin dalle prime ore del mattino tante persone si sono unite per, appunto, festeggiare degnamente l’evento quasi unico. L’unità: un m/p da strascico, opererà nel mare Ionio, facendo base logistica nel porto di Otranto. L’Armatore Hans Galluzzi, originario di Mola di Bari, possiede altre unità da pesca, oltre al nuovissimo Brillante. Le caratteristiche della barca sono le seguenti: lunghezza f.t. m. 17,0; larghezza al baglio m. 5,3; stazza lorda circa 25 g.t.; propulsore elica a quattro pale su motore diesel AIFO sovralimentato, che eroga una potenza di 369 kW; ‘bow-thruster’ a prora (una piccola elica intubata che agevola le manovre della nave, in spazi ristretti); scafo a diedro, di tipo “scivolante”, secondo la nuova concezione costruttiva impostata, già da alcuni anni, da mastro Michele nel disegnare e realizzare le sue barche. Il fasciame – altra relativa ‘novità’ – nella progettazione, prevede doppio strato di ‘compensato marino in tredici strati’, ciascuno dello spessore di 20 mm, assicurati all’ossatura, con l’uso di viti inox autofilettanti, rispettivamente di 60 mm per il primo strato e 80 mm per il secondo; uso di collanti/sigillanti bi-componenti per assicurare l’unione degli strati di fasciame, e la protezione di base del fasciame stesso, prima della pitturazione finale. Una novità introdotta già da alcuni anni, da mastro Michele, che stravolge la concezione di realizzare il fasciame tradizionalmente con l’uso di tavole di quercia o altri legni esotici, tagliati e sagomati ad arte. La cerimonia del varo, alla quale ha partecipato una quantità di invitati e curiosi, anche essa si è rivelata, non tradizionale. Infatti ha seguito un cerimoniale peculiare: dopo la canonica benedizione della nave, ad opera di un frate cappuccino della Basilica Madonna dei Martiri, il padrino (non la tradizionale madrina) ha infranto la benaugurante bottiglia di vino spumante, non scagliandola, appesa ad una sagola, sul mascone, ma infrangendola sul dritto di prora, salutato nell’atto da applausi e grida festose dei presenti; infine, altra… anomalia: il varo è avvenuto alle 12,45 circa (inusitatamente) dopo che i presenti hanno abbondantemente fatto onore al ricco buffet che, in queste occasioni speciali, l’Armatore offre a tutti. Insomma, un happening che ha, per una volta, ravvivato l’atmosfera quasi soporifera, rassegnata, ormai vigente da anni sullo Scalo, malgrado proclami vacui di chi vuol vedere, in queste cerimonie, auspici di ‘rinascita dell’attività di costruzione’. © Riproduzione riservata