L'ultimo uomo sulla terra: lo spettacolo degli Alchemici ieri a Molfetta
MOLFETTA -La difficoltà maggiore, per Giulio Bufo, nella preparazione dello spettacolo “L'ultimo uomo sulla terra”, è stata quella di tradurre il romanzo “1984”, di George Orwell, in drammaturgia.
Ma, come ha ricordato Bufo nella conferenza stampa nella libreria il Ghigno, assieme a Isa de Marco, ciò che ha attraversato le scene è stato l'occhio sulla società attuale attraverso le parole di Orwell. Il fascino del suo romanzo si attualizza per le straordinarie anticipazioni dell'autore sui caratteri del mondo moderno. Spesso le vite si muovono di fronte ad uno schermo, che alimenta le idee e governa le azioni, lasciando le persone nell'isolamento dell'impotenza. Nell'impossibilità di costruire, di creare.
Come gli uomini già morti, quegli uomini vissuti da regole fisse e immutabili, addomesticati dal regime infame che penetra nelle menti inconsapevoli della gente, condizionandole alle sue parole. Quelle parole che Winston, interpretato da Michele Ortiz, è costretto a scrivere sul giornale del regime, ma che lo distaccano sempre più dall'insignificanza dell'obbedienza, dalla povertà dell'odio. Perché è l'odio a dirigere le menti in una sola via, fatta di sudditanza incosciente, di slanci uccisi dal passato immemoriale ormai tradito. A tradirlo è stato un presente reso eterno da chi vive negli ordini, nella identità delle situazioni, che non ricevono dal futuro un senso, il proprio fine. Non c'è più niente a legare gli animi alle tensioni del desiderio, non c'è più l'amore a rendere ogni atto irripetibile, a sedurre i pensieri per trascinarli nel vortice dei sogni, delle utopie.
Un'utopia negata, una tendenza passionale spezzata dagli ammonimenti dei funzionari del Granz, dalle immagini passate in rassegna sullo schermo artificiale del regime, ad imporre nuovi miti fatti di apparenza, di muscoli scolpiti al sole.
A coprire il vuoto della cultura, a dire la pace per nascondere la guerra, a mostrare il bello per far dimenticare l'altezza di certi miti che, approssimandosi ai sogni, fanno risuonare la musica dell'attesa, dell'ambizione. Verso il futuro, verso mondi ancora da scoprire.
Tutto lì, nascosto sotto gli occhi di tutti, ignorato dall'indifferenza, coperto dal suo contrario.
Nell'intreccio di immagini e parole, di emozioni e realtà, di quel mondo piatto in cui spesso siamo costretti a cercare ritagli di novità, di mistero, di amore. Cercando di aprire un varco tra i muri stretti che bloccano la varietà delle vedute e addormentano la vita.
Tra le emozioni trasmesse dal teatro di Giulio Bufo, ieri, è impossibile non ricordare il fallimento di un teatro, che costituisce anche l'unico cinema molfettese: il cinema Odeon.
Nonostante la richiesta degli Alchemici di Giulio Bufo e di altre compagnie teatrali molfettesi di ricevere spazi dalle istituzioni per nuove rassegne e laboratori, la risposta è sempre la stessa: solo i grandi eventi vengono finanziati. E intanto tutti assistono inermi al fallimento dell'Odeon, mentre gli operatori culturali del territorio sono costretti a lottare per ottenere un posto per esprimere il teatro, per riportare la cultura a Molfetta.
Autore: Giacomo Pisani