L’ultimo libro del medico molfettese Giuseppe Nappi “L’universo archetipico del femminile tra mito e immaginario simbolico”
L’ultimo libro del medico molfettese Giuseppe Nappi
È un testo che affascina e induce a meditare la monografia L’ universo archetipico del femminile tra mito e immaginario simbolico. Studio antropologico ed esoterico-sapienziale sul simbolismo della Grande Madre (La Nuova Mezzina, Molfetta 2022), opera di Giuseppe Nappi. Il medico molfettese, già autore del saggio Tra Essere e Divenire – Viaggio alle fonti dell’Assoluto, ha trasfuso in quest’opera interessi che spaziano dalle “Filosofie orientali alla Filosofia Teoretica, dalle Neuroscienze alla Fisica Quantistica, dalla Tradizione Sapienziale allo studio comparato delle Dottrine Religiose, al mondo della spiritualità ed alle scienze ermetiche ed esoteriche”. Filo conduttore dell’opera è il simbolismo della Grande Madre, che dalle Veneri paleolitiche alla cultura ebraica, dalla mitologia greco-latina a quella celtica e germanica sino al simbolismo cristiano (si pensi anche all’attenzione alle Madonne Nere), finisce con l’incarnare quella forza di mediazione tra l’elemento ctonio e la tensione celeste, nonché la facoltà generativa dall’ancipite significazione che s’incarna, da un lato, nella seduzione “esiziale” delle Sirene o nel liberatorio volo streghesco e, dall’altro, nell’aura purificante dell’angelicismo femminile. Leitmotiv dell’opera è anche l’attenzione alla dualità, vista come attenzione alle “radici eterne dell’Essere, celate nel sé, come Animus e Anima”; essa può ingenerare criticità che conducono a rimozioni (si pensi al soffocamento della componente ginecocratica rispetto all’androcratica), ma anche sorgente di perfezionamento e di superamento del limite. Non a caso, scriveva Heidegger, “Im Streit trägt jedes das andere über sich hinaus” (Nella contesa ciascuno conduce l’altro al di sopra di ciò ch’esso è). Quello che domina, nella trattazione di Nappi, è la ricerca dell’Armonia tra duali, in una prospettiva in cui tout se tient. Tale visione del cosmo mi ha fatto pensare alla catena d’oro di cui Omero ha parlato nel libro VIII dell’Iliade, immagine peraltro ricorrente nel simbolismo alchemico (cfr., al riguardo, M. Gabriele, Alchimia: la tradizione in occidente secondo le font’t manoscritte e a stampa, La Biennale di Venezia, Venezia 1986, pp. 22-25). Il volume, corredato da una ricca e variegata bibliografia, vive anche dell’interazione tra il testo e le riproduzioni fotografiche a puntello della trattazione. Un caso particolarmente interessante è rappresentato dalla Sirena bicaudata, di cui, alle pp. 42 e 43, Nappi mostra le occorrenze nel Museo Lapidario del Duomo di Modena e anche nel nostro territorio. La presenza di Melusina nei bassorilievi della Cappella di Sant’Anna, presso la dimora storica molfettese Villa “I Carrubi”, è accompagnata da una didascalia che introduce il tema, poi approfondito nel saggio, di un’interpretazione della santa madre di Maria quale “mater-ea prima alchemica”. Il percorso di Nappi ci conduce negli ambiti più impensati: dall’interpretazione delle fiabe (la Biancaneve dei Grimm) alle “dianare” janare meridionali; molto presenti anche le letture iconografiche (dalla Gioconda di Leonardo e dalle sue figure femminili, il cui sorriso fu suggestivamente indagato da Freud, sino alle botticelliane raffigurazioni di Venere e della Primavera) e i riferimenti letterari. Sono per esempio chiamati in causa il femminino beatriciano e la figurazione della Rosa mistica in Dante, ma anche il sembiante dell’incarnazione ariostesca del desiderio, l’Angelica dalla seduzione perniciosa, tra l’altro, come Alcina, dedita alle arti magiche. La Grande Dea Madre (con il Dio Cornuto suo sposo), Iside, Lilith, le streghe (che spiccano il loro volo liberatorio e tremendo dal terreno della soggezione del femminile), la purezza liliacea di Maria e figure della religione di tutti i tempi e di tutti le latitudini si alternano in un itinerario in cui antropologia, storia, filosofia, arte e letteratura s’intrecciano, complice la fascinazione di uno stile capace di donare spesso momenti di bellezza. La beltà propria del “pensiero magico e mitico”, delle “visioni che formano i sogni”. © Riproduzione riservata
Autore: Gianni Antonio Palumbo