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L'ospedale non chiude e il Pdl organizza la gazzarra contro Quindici
15 giugno 2012

Il Piano di rientro sanitario della Regione Puglia procede a tappe forzate e la sua attuazione coinvolgerà anche il Presidio Ospedaliero di Molfetta, per il quale, in vista della creazione di un presidio unico con le strutture di Corato e Terlizzi, è prevista la chiusura di almeno un reparto e di alcuni servizi di day hospital. La pianta organica approvata dalla Asl di Bari è stata adattata all’imminente licenziamento di circa 100 precari stabilizzati fra medici e personale sanitario e amministrativo dell’azienda. Senza la possibilità di riconfermare questi lavoratori e neppure di rimpiazzare chi va in pensione, il presidio molfettese evita un rischio di chiusura che in un primo momento pareva tutt’altro che impossibile. Un’eventualità che sarebbe stata, però, davvero difficile da sopportare per il vasto bacino d’utenza servito dall’ospedale di Molfetta. L’accorpamento non ne provocherà la chiusura, come alcuni vorrebbero far credere ai cittadini, strumentalizzandone paura, ansia e inconsapevolezza, ma servirà ai tre ospedali per organizzare in maniera migliore le risorse umane e materiali a disposizione. «La situazione è molto seria. Solo a Molfetta dovrebbero perdere il posto più di 12 lavoratori - ha confermato a Quindici la dott.ssa Annalisa Altomare, direttore sanitario del presidio, violentemente aggredita in un incontro della Consulta Femminile che, invece di essere esplicativo, si è trasformato in una vera e propria arena politica, oggetto di bieche strumentalizzazioni e propaganda da parte del centrodestra locale e sodali vari -. Riguardo il futuro dell’ospedale di Molfetta, tutto è in continua evoluzione. Collaboriamo quotidianamente con la direzione generale per concordare soluzioni accettabili per i cittadini e per chi opera nel presidio». Già da molti mesi la carenza di personale e i conseguenti turni straordinari cui sono sottoposti medici e infermieri di diversi reparti sono diventati un problema comune a molti ospedali. Trovare una soluzione è una questione non più rinviabile e, nello scenario di ristrettezze economiche regionali, l’accorpamento servirà a razionalizzare l’offerta di servizi sanitari sul territorio. Gli ospedali di Terlizzi e Corato possiedono più posti letto e in alcuni reparti offrono servizi che a Molfetta mancano o sono carenti. La visione di fondo è quella prevista dal Piano Sanitario Nazionale che impone ai piccoli ospedali di riconvertirsi in strutture di “assistenza distrettuale”, integrate in un sistema decentrato e diffuso, che opera in rete assieme a servizi di cure domiciliari e a strutture residenziali per lungodegenti. Un progetto di difficile attuazione in tempi di tagli di bilancio e di sfiducia dei cittadini. Tanto più nelle vicende della sanità per i facili allarmismi e le strumentalizzazioni politiche. Purtroppo, pare che l’amministrazione Azzollini e alcuni suoi sodali politici abbiano scelto proprio la strada della speculazione politica per preparare la prossima campagna elettorale. Non solo aizzano cittadini e dipendenti ospedalieri contro Regione, Asl e dirigenti, ma conducono anche un attacco frontale contro Quindici, come è avvenuto durante l’ultimo Consiglio comunale. I metodi risibili e pretestuosi con cui si afferma che Quindici faccia della bugia la sua “regola di vita” si commentano da sé, così come sono eloquenti le performance del consigliere regionale Antonio Camporeale e del sindaco Azzollini in aula consiliare, tipiche di chi non ha argomenti da opporre alla verità dei fatti e di chi non tollera la libertà di opinione. Invecchiata la leggenda del “fantaporto”, il centrodestra di Molfetta e il sindaco senatore Pdl, Antonio Azzollini, sono passati dunque a quella del “fantaospedale” da costruire chissà dove in mezzo alla campagna, in opposizione meramente strumentale ai piani sanitari regionali e nazionali. Promesse, cementificazione e spreco di denaro pubblico in progetti faraonici: ai cittadini preoccupati, l’amministrazione Azzollini risponde svendendo illusioni. Lo stesso sindaco, santificato dai suoi sodali socio-politici, distribuiti in maniera uniforme tra associazione, partiti e movimenti, pare non abbia partecipato a nessuna decisiva assemblea di concertazione tra Regione e Comuni interessati dal Piano di rientro. Ma per quanto ancora Azzollini potrà vendere fumo ai cittadini? I Molfettesi saranno così intelligenti da respingere questo tipo di strumentalizzazioni e vacue propagande senza senso, che evidenziano uno scarso interesse per il benessere della collettività?

Autore: Vito Angione
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