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L’onda della musica di Stefano Bollani travolge Molfetta
15 settembre 2021

Nella prima sera di questo settembre un gagliardo e ostinato maestrale cercava inesorabilmente di spingere l’estate molfettese verso il suo epilogo. Ma il meglio doveva ancora venire. E di ciò ne erano convinti i quasi mille spettatori convenuti sulla Banchina San Domenico che da questo vento imperterrito non si erano lasciati intimorire. E, alla fine, se ne era dovuta far ragione il vento stesso che, anzi, si può dire abbia voluto partecipare alla serata, facendo a volte sbattere gli alberi delle barche a vela ormeggiate là vicino come a voler fare un applauso e, soprattutto, alimentando quell’onda di emozioni e di suggestioni che ha trascinato l’esibizione a Molfetta del funambolico pianista e compositore Stefano Bollani nel primo dei tre concerti dell’ultima tappa della la terza edizione Luce Music Festival, rassegna ideata e organizzata da Fanfara S.r.l., Urem S.r.l., Cooperativa Ulixes e con il contributo della Regione Puglia, che, con artisti musicali di primissimo ordine, a partire dallo scorso luglio, ha toccato quelle località pugliesi che meglio caratterizzano la propensione della nostra terra ad affacciarsi al mondo, quei luoghi storicamente connotati come luoghi di arrivi, di partenze, di scambi, insomma, quelli che si possono definire approdi sicuri, siano essi di mare o di terra. E Bollani, in piena sintonia col mood del festival, ha condotto per mano l’ascoltatore in un vero e proprio viaggio nello spazio e nel tempo, nella storia e nel mondo. Ciò avvalendosi della sua tecnica sopraffina, della sua amplissima cultura, del suo sterminato bagaglio musicale – soprattutto jazzistico ma che non disdegna il classico –, del suo eccezionale ecclettismo e, ovviamente, del suo riconosciuto carisma e della sua grande ironia che lo rendono, oltre che un pregevole musicista, un autentico showman. Non col supporto di batteria e contrabbasso, così come inizialmente annunciato dagli organizzatori, ma solo con un pianoforte nudo e crudo, consentendo ai presenti ancor di più di gustare e apprezzare a pieno l’arte del musicista milanese che con quel pianoforte ci fa sempre fuoco e fiamme. E il concerto molfettese, che Bollani ha offerto volgendo un ammirato sguardo al nostro porto e alle torri del nostro Duomo, non ha fatto eccezioni. Il brillantissimo omaggio iniziale alla canzone di Erasmo Carlos ha messo subito in luce una delle più grandi passioni del maestro, quella per i ritmi brasiliani, che nel corso della serata ricorreranno con le personalissime interpretazioni di evergreen come Aquarela do Brasil di Ary Barroso e Tico-Tico no Fubá di Zequinha Abreu, quest’ultimo brano instaurando col pubblico un simpatico gioco di botta-e-risposta di battimani, senza far mancare qualche piccolo tranello per indurlo in inganno. E ancora, un tributo alle sue origini meneghine, in cui Bollani ha cantato e suonato una canzone poco conosciuta ma di intelligente ironia come Sopra i vetri, scritta da due giganti della sua terra come Dario Fo e Enzo Jannacci, e poi, sempre naufragando dolcemente nel mare del sua poliedricità, una capatina nel progressive rock con l’esecuzione di un pezzo particolarmente congeniale ad essere lavorato dalle dita di Bollani come Frame by frame dei King Crimson. Non potevano poi mancare composizioni dello stesso maestro, come le evocative e affascinanti Certe giornate al mare e Ricordando il futuro, la vivace Il barbone di Siviglia e la umoristica e surreale canzone Arrivano gli alieni. Particolare emozione ha suscitato l’esecuzione di alcuni scampoli della splendida e pittoresca soundtrack del film Carosello Carosone, che Bollani ha scritto in omaggio ad uno dei suoi punti di riferimento professionali, il grandissimo Renato Carosone, e che gli è valso quest’anno il prestigioso premio cinematografico del Nastro d’Argento per la miglior colonna sonora. Ma è soprattutto il rituale bis a rendere ogni concerto di Bollani qualcosa di singolare e irripetibile, un’esperienza a sé stante, quel momento dove si apprezza ancora di più la sua proverbiale capacità di improvvisazione. Infatti, non appena il maestro ha sfoderato matita e taccuino, son partite subito a razzo le preferenze del pubblico per quella manciata di brani sui quali Bollani ci andrà, come ad ogni suo concerto al volgere del termine, a costruire sul momento una sempre sorprendente suite, andando a mescolare sapientemente i generi musicali più disparati. Il pubblico molfettese in particolare ha avuto modo di apprezzare un meshup di bossa-nova che univa il tema di Metti una sera a cena di Morricone con Garota de Ipanema, e poi pop italiano come Champagne di Peppino Di Capri e Il ballo del qua qua, e ancora un altro spumeggiante omaggio a Carosone con la celeberrima Pianofortissimo, fino ad arrivare ad una improbabile cover di With o without You degli U2 dal titolo M’è morto i’ gatto scritta dalla band di Prato Edipo e il suo complesso (sic). Quest’ultimo simpatico tributo a quella Toscana in cui Bollani è cresciuto e ha compiuto i suoi studi ha fatto tornare a casa col sorriso sulle labbra un pubblico soddisfatto ed entusiasta e che ha tributato al maestro una grande e meritatissima ovazione. © Riproduzione riservata

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