L'onda anomala dei rifiuti sommerge anche la Bussola a Molfetta
MOLFETTA - Buste di plastica abbandonate ovunque, cartacce, lattine taglienti, cocci di vetro, bottiglie di birra. Di cosa stiamo parlando? Gli indizi porterebbero a pensare ad una discarica, ma almeno in apparenza non è così. Si tratta di una delle spiagge della nostra città: quella di “Longone della Spina”, meglio nota come “la Bussola”.
Da poco recuperata attraverso alcuni lavori di risanamento, messi in atto dal Comune, non sembra essere stata risparmiata dalla crescente e preoccupante inciviltà dei bagnanti, sempre più impegnati a conservare la tintarella che le nostre coste.
A confermarlo anche un netturbino, esasperato dal vano sforzo di mantenere pulita la spiaggia. “Tutto è inutile”, ci dice, “ogni giorno per ben due o tre volte, tra mattina, pomeriggio e sera, si raccolgono i rifiuti”, come tra l'altro notiamo noi stessi. “Io raccolgo per primi lattine e cocci di vetro”, continua, “sono i più pericolosi”. Per dare un'idea delle quantità basta pensare ai due bustoni stracolmi di spazzatura, raccolta in poco meno di un'ora.
Secondo l'operatore ecologico, una delle cause di tale sporcizia sarebbero i frequentatori abituali del lungomare, che di sera, ignorando la presenza dei cassonetti, getterebbero bottiglie di birra e carte in mare e sulla spiaggia.
Chiediamo allora perché non siano dislocati un maggior numero di bidoni per raccogliere i rifiuti, osservando la presenza di uno solo per un bel tratto di costa. “In realtà”, ci dice, “la gente si diverte a gettarli in mare, poi sta a noi andare a recuperarli”. Ma occorre anche maggiore vigilanza, che in realtà non c'è. E il lungomare è abbandonato a se stesso, fra le inutili proteste dei cittadini, costretti dall'inerzia della pubblica amministrazione a rassegnarsi. E' questo il modo di amministrare?
Perplessi dal “divertimento” che alcune geniali menti traggono da questi insoliti lanci, salutiamo e lasciamo il gentile netturbino al suo lavoro, dirigendoci verso il mare a godere delle acque, nella speranza che la prossima onda non riveli anche lì qualche altra sorpresa.
Autore: Alessandra Lucivero