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L'intensa lezione del prof. Vecchioni Concerto pro Lilt a Molfetta. Musica coinvolgente per un messaggio di solidarietà
15 ottobre 2004

Il cantante sale sul palco con jeans, maglione blu, fra le mani un libro. Proprio come quando entra in classe il professore. Non è un accostamento improponibile e l'autore non ce ne vorrà, abituato com'è a essere definito "il professore della canzone italiana". Roberto Vecchioni, docente lo è stato davvero per trent'anni, durante quali ha coltivato un'altra sua grande passione: la musica, che dal '77 con "Samarcanda" lo ha reso noto al grande pubblico. Una iniziativa a favore della Lega per la lotta ai tumori lo ha portato nella nostra città in una tiepida serata autunnale, organizzata dalla Fondazione musicale «Vincenzo Maria Valente», con il patrocinio della regione Puglia, Provincia di Bari e Comune di Molfetta. L'incasso ha preannunciato il presidente nazionale della Lilt, l'oncologo barese Francesco Schittulli, sarà devoluto per l'apertura di nuovi ambulatori sul territorio pugliese. La scelta del cantautore non è stata casuale. Vecchioni, infatti, è da anni impegnato sul fronte della solidarietà. «Ogni artista ha una parabola in cui non può pensare solo a se stesso. Quando c'è stato da fare qualcosa per qualcuno o qualche associazione, sono sempre stato il primo a farlo. Sia politicamente che umanamente» ha dichiarato l'artista. Tornando al concerto, l'autore, prima di lasciare spazio alla musica, dialoga con il pubblico e spiega il perché di quel libro sul palco. «Attraverso la lettura si impara l'essenza della vita e se bruciamo i libri moriamo un po' anche noi». Quindi l'invito a lasciare i libri già letti sempre in giro, su di una panchina o sul sedile del tram per regalare agli altri un pezzo di quella esperienza. «Le canzoni sono sentimenti ed è bello condividerli dal vivo!», con questa frase lascia accomodare il pubblico nell'ambientazione che ha preparato iniziando a cantare "Sogna ragazzo sogna" e "Stranamore". Il pubblico numerosissimo, diviso fra appassionati che sussurrano a memoria le sue canzoni e curiosi che non vogliono perdersi uno dei pochi appuntamenti musicali che la nostra città ha offerto negli ultimi anni, si lascia trasportare dalle sue note. "Tango di rango", "E invece non finisce mai", "La mia ragazza", canzoni di oggi e di ieri dal linguaggio raffinato e elegante, ma sempre il più possibile semplice e diretto. Prima di ogni canzone una breve premessa, poi il cantautore milanese invita anche alcuni ragazzi a accomodarsi sul palco. Lo fa, spiega, per sentirsi più vicino al pubblico e in questo si aiuta anche con la coreografia. Ci sono, infatti, quattro grandi specchi alle spalle della band che moltiplicano gli spettatori quasi per voler essere abbracciato da essi. Ancora un richiamo alla lettura con "Il libraio di Selinunte" che leggeva “parole di romanzi e versi come cose da toccare/ e al frusciare delle pagine mi sentivo volare...”, e "Vorrei". Poi spazio ai ricordi con un trittico di canzoni: "Figlia" dedicata a sua figlia Francesca, "Bocca di rosa" omaggio a De Andrè e "Lettere d'amore" dedicata al poeta Fernando Pessoa. Le ultimissime esperienze dell'autore, i sui viaggi in Africa, trovano spazio nelle sue ultime canzoni "Rotary club of Malindi" e "Nini Kuna?" riadattamento di una favola keniota sul senso della vita. Dalle canzoni tratte dal suo ultimo album ai grandi successi, di cui Vecchioni propone un medley con "Viola d'inverno", "Blumoon", "Velasquez", sono posti in evidenza suoni raffinati eseguiti magistralmente da Maurizio Porto (basso), Fabio Moretti e Lucio Bardi (chitarra), Iarin Munari (batteria), Vincenzo Murè (tastiere) e Ilaria Bigini (tastiere, fisarmonica e flauto). Mentre la serata volgeva al termine ancora due perle "Per amore mio" e "El bandolero stanco", poi tutti dietro le quinte per l'acclamazione finale del pubblico cui il cantautore regala infine i suoi più noti successi "Samarcanda" e così spegne le "Luci a San Siro". Vecchioni ha mantenuto la promessa fatta in conferenza stampa: è stato un concerto di straordinaria intensità. Ma anche il pubblico sembra aver imparato la lezione: quando ormai sul proscenio non c'è più nessuno, una ragazza vi sale e prende la copia del libro, non a caso, lasciato su quello sgabello. Michele de Sanctis jr. michele.desanctis@quindici-molfetta.it
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