L’informazione per combattere i femminicidi
È giunta alla sua terza edizione “Rosso Porpora”, la rassegna sulla violenza di genere nata da un’iniziativa dell’Assessorato alla cultura, dal comune di Molfetta. Per l’occasione due eventi dedicati alla figura della donna nel passato e nel presente, entrambi tenuti nella storica e raffinata cornice del Museo Diocesano. In auditorium, il primo dei due appuntamenti dal titolo “Codice Rosso”. Parole potenti, sintomo d’urgenza e che non riescono a smettere di esserlo ormai da qualche anno. E’ una delle più tristi piaghe sociali dell’età contemporanea quella della violenza sulle donne e dei femminicidi e lo sa bene Sara Allegretta, assessore alla cultura, ideatrice della rassegna e organizzatrice degli eventi. Particolarmente vicina al tema della serata, l’assessore ha sempre voluto portare all’attenzione le dinamiche della violenza sulle donne, diverse tra loro, non sempre riconoscibili, talvolta impercettibili ma dall’impatto devastante, evidenziando la necessità di farlo sempre e non solo durante la giornata del 25 novembre. Uno sguardo più approfondito è stato rivolto alla tutela delle donne dal punto di vista legislativo dove, fondamentale, è stato l’intervento del dott. Valerio de Gioia, molfettese, giudice della prima sezione del Tribunale penale di Roma, il quale ha recentemente pubblicato il libro “Codice Rosso. Le norme a tutela delle donne vittime di violenze e discriminazioni dopo la legge del 19 Luglio 2019, n.69”, scritto in collaborazione con l’avvocato Gian Ettore Gassani. Il testo raccoglie tutte le normative vigenti in materia di violenze di genere e tratta del provvedimento cautelare adottato lo scorso luglio ed entrato ufficialmente in vigore il 9 agosto, che ha introdotto modifiche al codice di procedura penale sia nell’aumento della pena per reati già esistenti, che nell’introduzione di nuove forme di reato, al fine di garantire una tutela preventiva. L’obiettivo primario del provvedimento è quello di intervenire prontamente nei confronti delle vittime entro tre giorni dall’esposizione della denuncia in modo tale da poter intimorire il soggetto e farlo desistere dal commettere atti illeciti e, soprattutto, tutelare le vittime nell’arco di tempo che va dall’esposto all’attivazione delle dovute disposizioni. Tra i reati introdotti e quelli che hanno visto un innalzamento di pena ritroviamo la diffusione illecita di immagini e video sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate dove la pena non riguarderà solo l’autore dei contenuti inappropriati ma anche il “passivo” con divisore e sarà estesa a entrambi in egual misura, omicidio d’identità ossia la deformazione della persona mediante lesioni permanenti (es. sfregio permanente al volto), violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa famigliare o divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima dove un’importante novità è stata introdotta dalla presenza del braccialetto elettronico, efficiente nell’avviare la prima segnalazione dal momento in cui il soggetto esce di casa. «E’ necessario un maggior interessamento e impegno politico e giudiziario nella lotta alla violenza sulle donne» afferma il magistrato de Gioia il quale tiene a sottolineare come, nonostante la gran parte delle violenze riguardino le donne, non sono esclusi gli uomini e i minori. A proposito di questi ultimi il giudice ha evidenziato come nei casi di violenza domestica, in precedenti interventi legislativi, si riteneva che bambini molto piccoli non potessero avere la reale percezione dell’atto di violenza, tesi attualmente smentita grazie a dei studi medici che hanno dimostrato come il bambino percepisce chiaramente ciò che succede e lo fa addirittura sin da quando è nel grembo materno. Ci si ritrova, dunque, in presenza di un doppio reato, quello nei confronti della propria compagna e in quello dei propri figli. Alla luce di questo passo in avanti, la speranza è quella di veder ridurre sempre più questo fenomeno che presenta una situazione agghiacciante: una donna maltrattata ogni 15 minuti e un femminicidio ogni 72 ore. L’Istat ha registrato quasi 100 casi di femminicidio nell’ultimo anno e più di 140 nel 2018. «Questi dati devono far pensare» afferma Adriana Pannitteri, scrittrice e giornalista del TG1, a cui il tema è molto caro. E aggiunge: «Gli uomini che esercitano violenza sulle donne sono deboli, non riescono ad accettare la parole fine. I rapporti possono inclinarsi, succede. E loro devono imparare a saper gestire a saper gestire le delusioni e la sofferenza in modo maturo». Questo dipende anche dalla cultura circostante che ancora presenta un filo di maschilismo e dall’educazione ricevuta dalle famiglie e dalle madri, soprattutto, le quali devono essere le prime a dover insegnare ai propri figli i valori del rispetto, dell’uguaglianza e della responsabilità. La Pannitteri chiarisce che la violenza non è solo fisica ma anche psicologica o, in taluni casi, solo di tipo verbale e non è un aspetto da sottovalutare, anzi. Si tratta di tipologie di violenza molto più sottili ma dalla gravità indiscussa, che non devono essere sottovalutate ma combattute con egual forza. «La violenza – continua la Pannitteri – non sempre si trova in contesti degradanti. Spazia, tocca trasversalmente tutti i ceti sociali e molto spesso gli autori di reati e crimini vari, sono persone acculturate, istruite e di un certo livello sociale». La serata si chiude con la premiazione da parte dell’assessore al dott. De Gioia e alla giornalista Adriana Pannitteri in segno di ringraziamento per essere sempre in prima linea nella lotta alla violenza di genere. L’invito è quello di non essere sfiduciati nei confronti della giustizia, credere nel nuovo provvedimento, ricordando alle donne di denunciare sempre e di non aver paura perché non sole mai. © Riproduzione riservata