L’importanza dell’olivicoltura per la sostenibilità ambientale, interessante interclub dei Rotary Club di Molfetta, Bisceglie, Bitonto e Corato
Sinigaglia, Tarantini, Camposeo, Chetta, Silvestri, Fransvea
MOLFETTA – Mediamente ogni anno in Italia vengono prodotti circa 6/7 milioni di quintali di olio d’oliva con una attività più massiccia nel Sud del Paese. Le cifre parlano chiaro. Puglia, Calabria e Sicilia hanno un’incidenza nella produzione nazionale di oltre l’85% sul totale. A seguire Toscana, Liguria, Umbria e Abruzzo che si dividono, in ogni caso una rilevante fetta di mercato nel settore olivicolo. Ma quanto la coltura dell’olivo è compatibile con la sostenibilità ambientale? È stato questo il tema affrontato durante la tavola rotonda organizzata dall’Interclub dei Rotary di Bisceglie (presidente Pierpaolo Sinigaglia), Bitonto (Presidente Bruno Fransvea) e Corato (presidente Gianfranco Tarantini) all’Hotel Garden di Molfetta, con l’assistente del Governatore Domenico Silvestri.
Ad inaugurare il convengo il presidente del Rotary Club di Molfetta, Giuseppe Chetta – che dopo i saluti di rito – ha rimarcato quanto le tematiche ambientali rappresentano dei punti di interesse dell’etica rotariana. La parola è passata al dott. Piero Preziosa - agronomo, assaggiatore di olio e sommelier per passione – che ha parlato ai presenti dell’importanza del comparto olivicolo in Italia, portando alla loro attenzione dati tecnici che ne confermano il quasi primato. In qualità di moderatore della serata, ha poi passato il testimone al relatore – prof. Salvatore Camposeo, associato di Arboricoltura Generale e Coltivazioni Arboree presso la Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Bari – che si è addentrato in una vera e propria lectio magistralis sul tema della relazione tra coltura dell’olio d’oliva e sostenibilità ambientale.
L’illustre relatore è partito dalla spiegazione del concetto di sostenibilità nell’accezione di ecologia - una scienza questa misurabile e pertanto oggetto di studio scientifico – per poi soffermarsi sul rapporto di quest’ultima con l’olivicoltura attraverso una disamina di diversi fattori quali i cambiamenti climatici, la produzione di gas serra e l’analisi dei sistemi e delle tecniche colturali. Di grande interesse il fatto di aver sfatato delle false credenze generalizzate sul tema, partendo proprio dalla mancata dimostrabilità – ad oggi – dell’effetto antropico sul cambiamento del clima, tralasciando volutamente la questione dell’inquinamento su cui si sarebbe dovuto aprire un capitolo a parte.
Di fatti a detta di Camposeo, il clima è sempre cambiato in relazione alle oscillazioni naturali dovute alla ciclicità della Terra e si sarebbe modificato anche senza l’avvento dell’industrializzazione, nota ai più come responsabile di tale fenomeno. Un’altra inesattezza riguarda anche la tematica dei gas serra. Fermo restando che si tratta di elementi che contribuiscono notevolmente all’inquinamento ambientale, è inesatto pensare e/o affermare che l’anidride carbonica prodotta dalla piante sia il primo fattore di rischio in assoluto. Con grande stupore, Camposeo ha mostrato ai presenti come al primo posto ci sia invece il vapore acqueo che detiene il 70% della responsabilità dell’innalzamento della temperatura del Pianeta, a seguire la CO² con il 15% e al terzo posto il metano (che per antonomasia rappresenta l’idea di un gas pulito) con l’8%. Ma l’aspetto più interessante riguarda la capacita dell’olivo di immobilizzare gran parte dei gas serra attraverso un ciclo di compensazione. Da non trascurare sono i sistemi e le tecniche di coltura che contribuiscono in maniera significativa – se condotti a dovere – a mantenere un costante equilibrio tra eco-sostenibilità ed coltivazione olivicola. Insomma se innovazione, imprenditorialità e assistenza tecnica diventeranno sempre più pilastri fondanti del settore agricolo ed agroalimentare - unitamente alla riduzione dei gas serra e ad una razionalizzazione della produzione integrata ed ecosostenibile - si otterrà un binomio perfetto fondato sull’equilibrio tra coltivazione olivicola e sostenibilità ambientale.
© Riproduzione riservata
Autore: Angelica Vecchio