MOLFETTA – “Ilva Taranto, nube nera sopra altoforno 5: interviene Arpa. Azienda: nessuna sostanza pericolosa - ultimo aggiornamento: 16 febbraio, ore 17:50 - Roma -(Adnkronos) - Il fenomeno sarebbe da attribuire al cattivo funzionamento di una valvola. La situazione sarebbe in via di normalizzazione. Immediato l'intervento degli operatori in fabbrica, nessuna conseguenza per le persone e gli impianti”
Per cinquant’anni è stato difficile poter parlare dell’Ilva di Taranto, oggi invece diventa necessario discuterne. Daniele Di Maglie è un cantautore cresciuto al quartiere Tamburi di Taranto e ha dedicato il suo primo romanzo,L'altoforno, (Stilo Editrice) proprio alle ciminiere dell'Ilva. L'autore giovedì 21 febbraio sarà alla libreria “Il ghigno -Un mare di storie” a Molfetta in Via salepico 47 alle ore 20,30 per presentare il suo libro.
IL LIBRO - L’altoforno comprende due racconti che hanno l’uno per protagonista e l’altro sullo sfondo la fabbrica tarantina: in Sisifo Re la minaccia di Sifone e dei suoi fratelli (le numerose ciminiere dell’Ilva) è concreta e personificata, e la resistenza della popolazione si struttura intorno al dissidente Sisifo; in Mala Estate Taranto è scenario delle aspirazioni di un giovane in cerca della propria collocazione ma oscillante fra ambizione e disincanto. In allegato c'è un cd con le tracce dedicate.
Il passaggio dal testo cantato a quello narrato è breve. Il racconto, pubblicato dalla casa editrice Stilo, vede due protagonisti contrapposti: l'onnisciente Sifone, che dall'alto comanda la città dei due mari, e Sisifo, ex dipendente dello stabilimento, che non si ribella motivato da uno slancio sociale ma per un egoistico bisogno di vendetta. Sisifo porta con se i danni che l'Italsider ha lasciato sul suo corpo, e nel suo nome l'ultimo brandello di orgoglio che Taranto conserva nella sua storia, risalente ormai al mondo greco.
Il finale, amaro, del racconto di Daniele Di Maglie, rappresenta una presa di coscienza dell'artista. I guai di Taranto nascono dall'inerzia dei suoi abitanti, condannati come Sisifo a spingere un masso sulle ripidi pendici di una montagna che inesorabilmente, per volere del Sifone, tornerà a valle, in riva ai due mari che bagnano la città, inermi spettatori.