MOLFETTA - “La giustizia non può funzionare se il rapporto tra i cittadini e le regole è malato, sofferto, segnato dall’incomunicabilità. La giustizia non può funzionare se i cittadini non comprendono il perché delle regole”. Queste le parole di Gherardo Colombo nella prefazione del suo libro “Sulle Regole”. Parliamo di uno dei più importanti magistrati italiani, impegnato, nei suoi 33 anni di magistratura, in maxi-indagini e processi, come Mani Pulite, Lodo Mondadori e Tangentopoli.
La sua carriera di giudice, pubblico ministero e consigliere della Cassazione si è interrotta nel 2007, destando immancabilmente stupore nei suoi colleghi e nell’opinione pubblica. Perché un magistrato di così alto calibro, all’improvviso, decide di dimettersi? E’ stata proprio la vita da “addetto ai lavori” a convincere Colombo, processo dopo processo, sentenza dopo sentenza, che l’amministrazione della giustizia peggiora sempre di più e che un giudice, nelle sue giornate lunghe e frenetiche, non ha la possibilità di contribuire a migliorarla.
Il senso delle regole non può essere percepito soltanto dai processi mediatici che la popolazione segue ossessivamente quasi fossero reality-show, ma c’è bisogno di qualcuno che cerchi personalmente di sanare il rapporto tra i cittadini e la legge. Colombo ha scelto proprio questa “missione”, dedicandosi, da grande esperto in materia di legge, a incontri e conversazioni sul tema delle regole, indirizzati fondamentalmente ai giovani, che in questo campo devono essere educati, o forse sarebbe meglio dire ri-educati.
Un incontro con i giovani delle scuole superiori di II grado quello tenuto da Gherardo Colombo presso l’Auditorium “Regina Pacis” di Molfetta. Un incontro, in collborazione con la libreria "Il Ghigno", volto ad eliminare quell’incomunicabilità cui Colombo si riferisce, parlando del rapporto tra i cittadini e le regole. E proprio Gherardo Colombo si è mostrato un ottimo comunicatore scendendo tra il pubblico e conversando con l’uditorio in un clima di assoluta informalità.
L’ex magistrato ha condotto i giovani ad un ampia riflessione sulla libertà, sulla legalità e sulla giustizia, lasciando intendere che ognuno di questi tre termini ha modificato il proprio significato nel corso del tempo. Se nelle società di tipo piramidale “più si sale, più si può; più si scende, più si deve”, nella società democratica, almeno teoricamente, tutti i cittadini hanno pari diritti e ognuno è “libero di fare ciò che vuole”, senza però danneggiare la libertà altrui; d’altronde chi non è libero difficilmente può essere felice. E sono proprio le regole a permetterci di essere felici.
Molto importante il dialogo sulla giustizia, che secondo le parole di Colombo, negli anni ha nettamente cambiato il proprio significato, passando da sperequazione a uguaglianza; e questo è stato possibile solo attraverso l’eliminazione delle gerarchie.
Ad accompagnare Colombo in questo appuntamento, i dirigenti scolastici proff. Lafasciano e Azzollini, il giornalista di Repubblica Bari Piero Ricci, la prof.ssa Anna Romanazzi dell’Ufficio Scolastico Provinciale e Vito d’Ingeo del Teatrermitage, che ha aperto l’incontro con alcune letture del libro di Colombo.
La prof.ssa Romanazzi ha illustrato i progetti avviati dall’USP, sottolineando la priorità del tema della legalità nelle scuole, tema trasversale al curricolo scolastico. La Romanazzi ha concluso il suo intervento con le parole ottimistiche di Don Tonino Bello: “Il mondo cambia con i gesti semplici di bambini e di disarmati”.
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