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L'avv. Salvemini nuovo segretario dei Democratici di sinistra
28 ottobre 2003

MOLFETTA – 28.10.2003 Mino Salvemini (nella foto), 49 anni appena compiuti, avvocato, è il nuovo segretario dei “Democratici di sinistra” di Molfetta. E' stato eletto durante il congresso cittadino che si è svolto il 25 e 26 ottobre, assieme al nuovo direttivo di cui fanno parte Gianfranco Cormio, Antonello Mastantuoni, Peppino Panunzio, Lazzaro Pappagallo, Paolo Roselli, Franco Tatulli, Michele Natalicchio, Corrado Minervini, Vito Piccininni, Roberto Lozzi, Alberto Trapani, Annalia Solimini e Dario de Robertis. Nel comitato di garanzia sono, invece, Mimmo Favuzzi, Pietro Capurso e Claudia Nappi. Con la designazione di un nuovo gruppo dirigente, che segue al successo della Festa dell'Unità, pare davvero passata la “nuttata”, come affermato nella relazione congressuale, e i diessini molfettesi provano, ancora una volta, ad uscir fuori da una situazione di crisi che perdura da qualche anno. Crisi elettorale, immortalata dal 3% delle ultime elezioni amministrative, crisi di dirigenza, con il susseguirsi di più segretari, durati nella carica solo qualche mese e presto arresisi di fronte alla difficoltà di guidare un partito smarrito e diviso, segnato dall'abbandono di alcuni esponenti ed incapace di assimilare davvero i nuovi iscritti, provenienti dai movimenti o dalla società civile. Anni di travaglio che raggiungono con questo congresso, forse, un primo risultato, quello di aver fatto di coloro che hanno resistito un gruppo. La frattura fra vecchi e nuovi pare superata. Oggi i Ds sembrano contare semplicemente iscritti, magari non tantissimi, ma che non hanno conti da regolare gli uni verso gli altri o rancori da covare gelosamente. Un aiuto importante in questa direzione l'ha dato sicuramente l'innesto di esponenti della Sinistra giovanile, massicciamente presenti negli organi dirigenti. La relazione congressuale ha riguardato anche le grandi questioni nazionali ed internazionali, quelle che sembrano irrisolvibili per tutti ed ancora di più quando le si analizza dalla disadorna sezione di Via Adele Cairoli, compreso un giudizio sostanzialmente positivo sulla leadership nazionale del partito, ma il dibattito ha affrontato soprattutto le questioni locali. Terzo congresso in due anni e terzo segretario. Dal di fuori qualcuno irridente si chiede quanto resisterà Mino Salvemini. Ad alcuni iscritti pare addirittura d'aver smarrito la propria identità, di non saper rivendicare all'esterno, ma forse nemmeno a se stessi, il valore della propria differenza rispetto agli altri, il perché del proprio stare in questo partito e non in un altro o addirittura a casa. Altri rispondono, pronti a rivendicare le prove positive offerte al governo, della nazione e della città, la necessità di consolidare un partito laico, proprio nel momento in cui si rafforza in politica l'alleanza fra cattolici, un partito che sappia dire “qualcosa di sinistra” senza essere massimalista. Un partito che sa di dover non solo esistere ma soprattutto recuperare il rapporto con la città, che per alcuni vuol dire semplicemente con i suoi ceti produttivi, forse non soddisfatti dell'attuale amministrazione, per altri pensare soprattutto ai delusi, che non si riconosco nell'economia del mattone e dei suoli, la cui opposizione è soprattutto di opinione e che, disincantati dopo le ultime esperienze, magari hanno deciso di non votare più. Radicarsi nella realtà cittadina, risalire la china di quel 3% di suffragio porta a guardare al futuro ed anche alle possibili alleanze. Non solo in vista delle scadenze elettorali più vicine, provinciali ed europee, ma anche, forse le due cose non si possono separare, per le prossime amministrative. Nella relazione congressuale un passaggio invita a rinsaldare a sinistra il rapporto con “Rifondazione comunista”, ma anche a cercare di allargare l'attuale coalizione, andando oltre il tradizionale centro sinistra. Anche su questo si sono confrontati gli iscritti durante il congresso. Alla necessità di essere nuovamente forza di governo, sostenuta con forza da alcuni, fino a correre il rischio di un'alleanza spostata verso il centro, stando nel processo per provare a condizionarlo, piuttosto che rischiare di ripetere l'attuale esperienza di opposizione impossibile, altri diessini oppongono, invece, la volontà di fare attenzione non tanto alla somma di nomi e sigle, ma alle cose, ai progetti, al perché dell'unirsi. Il gruppo dirigente appena eletto dovrà navigare in queste acque, cercare un nuovo passaggio fra la volontà di tornare a governare e la consapevolezza che sarebbe inutile volerlo fare a tutti i costi, sapendo, lo si ripete da tre congressi, che bisogna costruire sì alleanze, ma anche il rapporto con i cittadini, reimparare ad ascoltarli e ad intercettarne i bisogni, magari senza perdere la capacità di confrontarsi su questioni più grandi, che vanno oltre Molfetta. Tutto questo a partire dalla disadorna sezione di Via Adele Cairoli. Non è sfida da poco. Lella Salvemini
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