L’attesa del Papa nella Diocesi: ci siamo preparati da tempo
Santità, la aspettiamo a Molfetta sui passi di don Tonino Bello!» «Ci andrò, ci andrò. É previsto il prossimo anno». Risento continuamente quelle poche parole di Papa Francesco, nell’udienza riservata ai settimanali diocesani del 16 dicembre scorso, con le quali rivelava, fuori da ogni embargo per lui, ma doveroso per me, che l’invito di Mons. Domenico Cornacchia, a venire a Molfetta in occasione del 25° dies natalis don Tonino, era stato accolto favorevolmente. Ed ora ci siamo! Il tempo dell’attesa cede il passo all’evento, all’esperienza, all’incontro. Chi l’avrebbe mai detto? La storia della Diocesi, e in particolar modo di Molfetta, si fregia di un evento inedito che mette in luce un decennio straordinario, del quale ogni giorno che passa misuriamo sempre più l’intensità: l’episcopato di don Tonino Bello, un vescovo, un profeta, antesignano di un preciso stile di uomo e di cristiano. È fin troppo evidente l’accostamento delle due figure, quella di Papa Francesco e di Mons. Bello; dell’assonanza tra i due si è già scritto e detto molto. Del resto, se il Papa decide di recarsi ad Alessano e a Molfetta, rende palese la sua riconoscenza nei confronti di don Tonino e ne mette in risalto la testimonianza. Tutti i riflettori del mondo, in questi giorni, puntano su Alessano e Molfetta. E questo ci carica di onore e di responsabilità. A questo evento ci siamo preparati, prima ancora della notizia del Papa, sin dall’estate scorsa, improntando l’intero anno pastorale al 25° di don Tonino. È un anniversario importante e andava celebrato degnamente, anche perché siamo in attesa del completamento della fase romana del processo di canonizzazione, avviato grazie alla volontà di Mons. Luigi Martella e condotto tenacemente ed efficacemente sotto la regia di don Mimmo Amato, compianti ma vivi nella nostra memoria (e non dimentichiamo don Luca Murolo e don Antonio Neri che ora gioiscono dal cielo). Tanti gli appuntamenti di riflessione promossi dalla Diocesi, con la presenza di autorevoli personalità ecclesiastiche e non; tanti altri i convegni e le conferenze promosse da parrocchie, associazioni, enti pubblici e università, in tutta Italia. Non si contano le pubblicazioni. Innumerevoli gli articoli, da testate locali e nazionali, e i servizi televisivi realizzati e trasmessi in questi giorni; svariate le iniziative e i progetti per narrare e trasmettere ai più giovani la conoscenza di don Tonino. Per non parlare della frenetica attività sui siti e sui social che offrono a chiunque di poter dire la propria, di commentare (purtroppo anche a sproposito!), o di pubblicare foto e documenti inediti che pian piano escono dai cassetti o dai nastri dimenticati. Mi si permetta di far riferimento anche all’impegno di Luce e Vita e degli altri media diocesani che da sempre, e particolarmente in questo anno, insistono nel rilanciare i temi generatori del magistero e dell’opera di don Tonino, riletti nel presente. Enorme l’impegno organizzativo messo in campo dal Comune e dalla Diocesi per questa circostanza, assolutamente nuova, che ha occupato e continua a occupare giorni e notti di tante persone. Credo però che una nota di grande merito vada riconosciuta a quanti, nel silenzio operoso, non hanno mai smesso di portare avanti quelle intuizioni e opere nate dal cuore del pastore alessanese. Magari con un passo più lento, con le incertezze dovute al cambiamento dei tempi, al mutare delle esigenze, all’avvicendamento delle persone, alla carenza di risorse e, perché non ammetterlo, all’assenza fisica del fondatore. Così come non si può ignorare che per molte persone lo stile di vita forgiato negli anni di don Tonino sia ormai un abitus, indossato tanto nelle scelte di vita personale quanto in quelle famigliari, professionali e sociali, oppure – ahinoi! – dismesso. Slanci e lentezze, fughe in avanti e battute di arresto, impegno e tradimenti, buone intenzioni e prassi incoerenti… Tutto questo consegniamo a Papa Francesco nella sua visita, come figli che non si vergognano dinanzi al papà, di dire che non sempre hanno fatto quanto dovuto, ma che cercheranno di fare meglio e, in ogni modo, che gli vogliono bene! Luigi Sparapano © Riproduzione riservata