L’ascolto del paziente prima diagnosi per la terapia
Potrebbero essere citati trattati di medicina, si potrebbero potenziare studi scientifici, sottoporre pazienti a sperimentazioni ma un concetto rimane inconfutabile: l’amore cura. Sia chiaro che deve essere somministrato al bisogno, più volte al giorno, dopo aver assunto regolarmente farmaci prescritti da medici specialisti ma che devono essere coadiuvati da dosi eccessive di manifestazioni di tenerezza, affetto e presenza. L’ascolto di un medico verso il proprio paziente e i suoi familiari non deve mancare, è il primo elemento, quello fondamentale, per la diagnosi e la terapia. E il Dott. Luigi Dibisceglie ne è convinto. A Villa San Giuseppe, a Bisceglie, struttura di riabilitazione motoria, presso cui esercita la mission di primario, ne hanno fatto il proprio mood. Ascolto, ascolto ed ancora ascolto. Sì, perché occorre fare di necessità virtù, e rimboccarsi le maniche, stare al passo coi tempi e applicare la tecnologia. Ancor prima delle misure restrittive adottate dal Decreto del Consiglio dei Ministri, a Villa San Giuseppe è stato interdetto l’accesso ai parenti, per scongiurare possibili fonti di contagio da Covid19. Consapevoli che, per molti ospiti la visita serale era il momento atteso della giornata per abbracciare i propri cari, certi che alcuni di loro avrebbero risentito negativamente di tale mancanza e non reagire alle cure, hanno adottato una procedura innovativa, tecnologica, low cost ma dai sicuri effetti benefici, che sarà presto studiata ed applicata in medicina: la costituzione di un gruppo Whatsapp. E qui la vostra cronista di “Quindici” scende in campo per raccontare la propria esperienza. Un giorno, di buon mattino, ormai diverse settimane orsono, mi arriva la notifica Whatsapp di essere stata inclusa in una chat i cui membri erano totalmente sconosciuti. Poco prima di abbandonare la chat “Villa San Giuseppe”, un solerte membro della chat ci avvisa che da quell’utenza avremmo potuto ricevere videochiamate dai nostri cari ricoverati, avendo genitori ricoverati per riabilitazione ortopedica. L’operatore ci avvisa che da quel numero avremmo potuto ricevere videochiamate dai nostri cari. Molti di noi familiari hanno genitori attivi, leader di famiglie numerose, ospiti della struttura, come la mia mamma, ma che rifiutano qualsiasi patto compromesso con la tecnologia. Ci pensa allora, un operatore che ogni mattina... Chiediamo al dott. Luigi Dibisceglie la “genesi” di questa iniziativa. Un’idea semplice, ma che ha riscontrato numerose adesioni e consensi. Quale è stato l’input? «In questi terribili momenti che evocano le paure più profonde, ancestrali, in ognuno di noi si rende indispensabile provvedere, oltre al prenderci cura dei nostri pazienti, anche a far mantenere loro un contatto con i propri cari per colmare il bisogno affettivo e relazionale in senso bidirezionale. Ho provveduto dal 24 marzo, con il consenso del Direttore Sanitario, a fare effettuare dall’assistente sociale una video-chiamata con il tablet aziendale, ai numero di telefono dei familiari di riferimento, con frequenza quasi quotidiana, onde consentire ai ricoverati di avere un contatto, seppur virtuale, con i propri congiunti». Quanti sono i familiari dei pazienti che hanno aderito? «L’iniziativa è stata apprezzata da tutti e ha elevato un po’ il morale di tutti i pazienti che non possono avere contatti fisici e che attendono con ansia il turno per poter parlare con i figli o parenti, rassicurandoli sulle loro condizioni e conoscere quelle dei propri cari. Le notizie di carattere sanitario vengono comunicate sul numero del care giver di riferimento dal sottoscritto con un bollettino a giorni alterni oltre all’eventuale fabbisogno di farmaci, pannoloni etc., pur essendo sempre a disposizione i miei due colleghi medici sul loro telefono personale. Il gruppo WhatsApp che ho costituito serve per comunicazioni di ordine generale come orari e giorni di consegna del materiale e altri bisogni comuni». Quali le aspettative e quali i risultati? «L’uomo è un essere sociale e la solitudine rende più fragili e deprime il sistema immunitario; con questa iniziativa oltre a curarne le patologie, ci prendiamo cura in senso lato dei bisogni di salute dei pazienti a noi affidati, con una presa in carico globale che tiene conto degli aspetti relazionali, affettivi e psicologici per una alta qualità dell’assistenza e di umanizzazione delle cure alle quali gli operatori sanitari dell’Universo Salute prestano particolare attenzione ed impegno, grazie alle risorse messe a loro disposizione». Un’idea semplice da realizzare, ma di immenso valore morale. Ci si catapulta in un ring virtuale ove si scatenano attacchi gratuiti e immotivati alle strutture sanitarie, ignorando troppo spesso segnali tangibili della bontà del servizio ma ancora di più, l’umanità profusa da tutti gli operatori sanitari, uomini e donne veri eroi di una guerra affrontata solo con tute e mascherine, santi inconsapevoli, di quella santità, come ha affermato Papa Francesco in una sua omelia, che “è un cammino che il singolo fedele deve compiere, un cammino che non è fatto di gesti eclatanti e di grandi sacrifici, ma di conversioni piccole che, a poco a poco, portano a essere santi”. Ai nuovi, inconsapevoli santi, grazie. © Riproduzione riservata