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“L’artista di strada”
15 luglio 2021

Continua il percorso nella narrativa dell’artista molfettese Maria Addamiano, che pubblica con Ed Insieme L’artista di strada, romanzo preceduto da una bella prefazione dell’editore Renato Brucoli. L’opera ha tratti tipici della produzione dell’Addamiano, sospesa tra senso del fiabesco e adesione ai drammi del reale, che però finiscono con lo svaporare in una dimensione consolatoria, effetto della fede che l’autrice nutre nell’uomo e nel divino. Questa volta è il microcosmo carcerario a catalizzare l’attenzione della scrittrice, il cui sguardo penetra nell’angustia di una cella attraverso l’incarcerazione dell’“artista di strada” Elio Macina. All’inizio ti pare di sprofondare in un incubo; questo giovane, reo esclusivamente di aver compiuto un atto di pietas e di essersi fermato a consolare un moribondo per non lasciarlo spirare in solitudine, è accusato dell’assassinio di quello sconosciuto e, sottratto miracolosamente al linciaggio da parte di una folla inferocita, finisce in prigione. Questo evento è chiaramente foriero di uno stigma che colpisce la famiglia, con il padre, il signor Macina, che sembra ripudiare il figlio e soffrire sin quasi al punto di giungere vicino alla morte, per l’onta improvvisa e inattesa. Eppure quella che poteva divenire una discesa nel perturbante di kafkiana memoria si colora di una luce di speranza. Quell’aura pregna di odori irrespirabili e portatrice di un senso claustrofobico in realtà brulica di umanità, perché altri innocenti accanto a Elio scontano una pena ingiusta e del resto anche chi è colpevole è in fondo meritevole di una seconda possibilità. E questo non appare impossibile se al timone di quel microcosmo infelice v’è un uomo illuminato come Ernesto Sansonelli. Da puro, egli riconosce immediatamente la bontà del cuore di Elio e decide di farne il perno di un ardito esperimento sociale, concretizzato in ore di libertà e in laboratori finalizzati a restituire dignità e consapevolezza di sé a quegli uomini feriti. Ecco così che una delle passioni dell’Addamiano, la RiciclArt fa il suo ingresso, prima timido e poi sempre più dirompente, in quel mondo ed è ozioso spiegare, data l’evidenza del significato, cosa metaforicamente essa rappresenti. A suggellare il tutto lo stile delicato e l’attitudine introspettiva dell’autrice, che ama riferire dettagliatamente i pensieri dei suoi personaggi e fa largo uso del dialogo in una prospettiva pacata, tendendo, più che alla mimesi, ad accompagnare il lettore nella scoperta dell’essenza di uomini e donne. Non sveleremo gli sviluppi della narrazione: diremo solo che, come in ogni scritto di sapore fiabesco dell’Addamiano, v’è sempre il momento in cui l’allontanamento del protagonista porta con sé il rischio del danneggiamento. Così, Elio – in una delle sue ore di libertà – andrà incontro a un pericolo che mette a repentaglio la sua stessa vita e potrebbe compromettere l’intero progetto di Sansonelli. Il lettore si tranquillizzi, però; non v’è tragicità nell’opera di Maria Addamiano. C’è l’atto di rivolgere uno sguardo empatico verso la sofferenza in ogni sua manifestazione e declinazione; v’è l’attenzione al problema dei migranti, così terribilmente attuale nel suo essere purtroppo cartina al tornasole della crescente intolleranza di buona parte del popolo italiano (ma quest’aspetto rimane sullo sfondo). V’è la fiducia in una giustizia superiore che, se non sempre agisce nel reale, quantomeno nel piccolo-grande mondo di cui l’Addamiano è demiurga finisce col trionfare. © Riproduzione riservata

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