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L'antiracket: usura diffusa a Molfetta e c'è il rischio del racket
15 dicembre 2008

La storia di cinque ragazzi che, dopo aver vissuto insieme una infanzia delinquenziale, si ritrovano per una serie di vicissitudini a rincontrarsi da adulti dando vita ad un “Clan”, dedito ad una serie di attività illecite con particolare rilievo per l'usura, è alla base della fiction “Clan”, appunto, che in otto puntate andrà in onda su Teleregione ogni domenica con replica il lunedì. Il 20% degli introiti verranno devoluti a beneficio dei parenti delle vittime di mafia e a sostegno di tutte le vittime dell'usura e del racket. La fiction infatti è patrocinata dall'Associazione Provinciale Antiracket Antimafia, convinta che uno dei modi migliori per ostacolare questi fenomeni sia in primo luogo informare la gente e mostrare loro che una alternativa possibile alla schiavitù dell'usura esiste. E' quanto ha tenuto a precisare il vice presidente della FAI (Federazione Italiana delle Associazioni Antiracket), Renato De Scisciolo, insieme all'avv. Maurizio Altomare, vice presidente dell'Associazione Provinciale Antiracket, in un incontro con la stampa. L'usura, più del racket, è un fenomeno molto diffuso nel nostro territorio e soprattutto in un periodo di crisi economica come quello che stiamo vivendo, che determina una forte carenza di liquidità, più di un'impresa e più di un singolo è esposto a questi rischi. «Le assicurazioni finanziarie, facendo al cliente più di un finanziamento, e le banche, che prestano denaro solo ai soggetti che possono prestare garanzie, quindi ai più forti, sono inconsapevoli amplificatori di questo fenomeno » dice De Scisciolo. «I soggetti più deboli sono costretti a rivolgersi a chi invece è sempre disposto a “dare loro una mano”, entrando così in un circolo terribile che porta sul lastrico le loro attività e distrugge la dignità della persona. In queste condizioni un lavoro di collaborazione tra associazioni, forze dell'ordine e istituzioni è necessario. Attualmente stiamo avendo delle risposte, la proposta del sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, prevedrebbe per le associazioni un ruolo di intermediari tra imprenditori bisognosi di prestiti e banche poco disposte a concederli. Qualora l'operazione non dovesse andare in porto la parola passerebbe ai prefetti pronti ad esaminare le vicende caso per caso». Ma in attesa che queste norme entrino in vigore le associazioni sono pronte ad aiutare coloro che dalla schiavitù dell'usura vogliono venire fuori. L'avv. Altomare spiega che l'associazione è pronta a seguire le vittime passo per passo: la prima fase è quella dell'ascolto ed inquadramento della situazione di fatto in cui versa il malcapitato; successivamente v'è una fase d'analisi durante la quale avvocati e commercialisti si occupano in prima persona delle vicende giudiziarie. Sbocco naturale dell'associazione è quello di costituirsi parte civile per non abbandonare mai la vittima in questa dura lotta. Contestualmente v'è un'opera di accompagnamento all'accesso al Fondo di Solidarietà per le vittime dell'usura. «Inoltre – aggiunge Altomare – anche a livello istituzionale si sta muovendo qualcosa nella nostra città: in collaborazione con il comune di Molfetta si sta procedendo alla realizzazione, nell'ambito del progetto Pon, di uno sportello antiusura, ubicato in un palazzo confiscato alla delinquenza, che, oltre a raccogliere le denunce, servirà a finanziare l'Associazione che fin ora ha goduto unicamente della liquidità dei volontari». La situazione nella nostra città, purtroppo, è conforme all'andamento provinciale: forte è l'attività dell'usura, deboli le denunce, solo 5 in due anni nonostante i numerosi arresti: con l'operazione “Black out” sono stati assicurati alla giustizia una serie di usurai che prestavano denaro a tassi d'interesse del 50%. Insomma, sebbene la strada sia ancora lunga e nettamente in salita, le armi per prevenire e combattere questa, che non è altro che una piaga sociale, ci sono: in primo luogo l'informazione. Prima di rivolgersi al “benefattore” di turno, una capatina alla sede della vice presidenza nazionale della Federazione antiracket in piazza Vittorio Emanuele, ex Pretura, è già un'alternativa possibile.
Autore: Ilia Micelli
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