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L'allarme sicurezza, ieri e oggi sempre negato a Molfetta
14 marzo 2014

MOLFETTA - Sì, si spara tra la folla. Sì succede a Molfetta ed è inutile negare la gravità di questo episodio e provare a derubricarlo come fa il Gruppo Consiliare di Forza Italia in “un’esposizione mediatica negativa”. Il fatto dell'omicidio di Alfredo Fiore (foto Repubblica Bari) è un fatto di sangue e come tale le cronache nazionali e locali lo stanno trattando. Sono inutili e pericolosi gli appelli che si leggono nello stesso comunicato: “Molfetta è una città sana. Questo deve essere chiaro a tutti, soprattutto agli organi di informazione”.

Nessuno vuole gettare in cattiva luce la città, né girare lo spot di Romanzo Criminale. Gli organi di informazione trattano i fatti e come abbiamo fatto ieri, continuiamo anche oggi a parlare, alla luce dei fatti, di un allarme sicurezza, come “Quindici” fa da anni. Un allarme sempre negato e sottovalutato.
Non stiamo alimentando una “suggestione” mediatica. Questa negazione della realtà e della gravità della situazione della sicurezza nella nostra città è la stessa che ha accompagnato gli anni delle autocombustioni delle auto, della microcriminalità fisiologica, dove il racket non esiste e in cui “mica si spara come a Bitonto”. Questa sottovalutazione è quella che abbiamo sempre rimproverato alla precedente amministrazione, non certo il verificarsi dei singoli fatti ma l’atteggiamento che ne seguiva.
Qualcuno pensava che non definissimo più allarmanti questi episodi perché è cambiata l’amministrazione, e invece stiamo raccontando ancora degli incendi delle auto, dei suicidi e oggi dell’omicidio.
Cosa è cambiato? Ecco un’altra domanda che in tanti si fanno. Noi ci sentiamo di rispondere che stiamo pagano gli effetti della crisi acuta, che alimenta anche fenomeni delinquenziali. 

C’è un’amministrazione, però, che non nega la gravità dei fatti. Che non trova giustificazioni ma chiede un maggior presidio del territorio da parte delle forze dell’ordine, che denuncia le minacce ricevute, invoca il comitato per l’ordine e la sicurezza in Prefettura come mai chi prima era al governo della città aveva sentito la necessità di fare, nonostante i ripetuti inviti della stampa e delle forze politiche allora di opposizione.
In tanti oggi si stanno chiedendo cosa stia succedendo a Molfetta. Come è possibile che negli ultimi mesi stiano avvenendo fatti tanto gravi.
È venuta giù una illusione, forse anche grazie alla maggiore influenza dei media e dei social network che hanno messo in connessione più velocemente i fatti e i pensieri delle persone. Molfetta non è l’isola felice sulla via dello sviluppo che negli ultimi anni ci hanno fatto credere. Molfetta è una grande città della provincia italiana del sud Italia. Come tale soffre di tutti i mali della crisi che sta falcidiando posti di lavoro, lasciando senza casa le famiglie e mettendo a dura prova il sistema di walfare del nostro paese. Ma Molfetta è anche la stessa città che negli anni Novanta è stata il supermarket della droga della provincia, delle operazioni Reset e Primavera, dell’omicidio Carnicella. Non dobbiamo dimenticarlo. Molfetta non deve tornare indietro alle guerre tra faide che pure ha conosciuto, l’ultima volta nel 1997.  
Per questo la condanna delle forze politiche deve essere unanime. Senza sfumature o peggio tentativi di minimizzare i fatti. La parte sana della comunità deve reagire. Le istituzioni non devono essere lasciate sole. 

Questo l’incredibile e contraddittorio comunicato del neo gruppo consiliare di “Forza Italia”:

«Garantiamo al territorio ordine e sicurezza. Preserviamo Molfetta dalla vacua esposizione negativa. Barra dritta e non lasciamoci andare a suggestioni inappropriate. Il caso ha tutti i connotati, al momento noti, dell’efferata esecuzione da parte di professionisti del crimine. Urge, al di là di vacui appelli – in cui non manca mai di primeggiare il nostro sindaco – a fare fronte unico da parte dell’intera classe politica molfettese lontana e distante, anche culturalmente, dal crimine organizzato. Impegniamoci, tutti, a non riportare la città di Molfetta ad un’esposizione mediatica negativa in mancanza di un’autentica ricostruzione dei fatti. Molfetta è una città sana. Questo deve essere chiaro a tutti, ed anche e soprattutto, agli organi di informazione. Il territorio è nostro e alle forze dell’ordine ed investigative, a tutte le forze già in campo impegnate sulla sicurezza, l’appello è: “Agite”. Lo chiede la storia della città e la sua identità di gente perbene».

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Mafia in Sicilia, camorra in Campania, 'ndrangheta in Calabria, Corona Unita sono i nomi di associazioni criminali, ovviamente segrete, le cui origini si perdono nel tempo e la cui vitalità sembra resistere alle più massicce opere di repressione da parte dell'apparato statale. Il loro campo d'azione comprende attività illegali d'ogni genere (dal traffico della droga alla tratta delle bianche e al contrabbando delle sigarette), ma anche inserimenti abusivi in attività che illegali non sono affatto, dai mercati di genere alimentari ai cantieri edilizi e, in genere, a tutto ciò che produce denaro. La loro forza è dovuta anche a stretti agganci con esponenti politici sia a livello locale che nazionale e talvolta – come indicano alcune inchieste giudiziarie – persino con magistrati. I loro metodi hanno subìto, nel corso degli ultimi decenni, alcune modifiche di rilievo: sempre meno operante è quel cosiddetto “codice d'onore” che veniva loro comunemente attribuito; sempre più frequente, invece, è il ricorso alle armi, per ricattare e diffondere la paura tra la popolazione, per sopprimere personaggi dell'apparato statale (dal procuratore Scaglione al generale Della Chiesa, ai giudici Falcone e Borsellino), membri delle forze dell'ordine, esponenti di gruppi rivali, testimoni scomodi o semplicemente cittadini che non si lasciano intimidire. Qualche boss viene ogni tanto arrestato e qualche banda sgominata; ma le condizioni economiche e sociali delle zone in cui queste organizzazioni agiscono ed esercitano il loro potere continuano a offrire un fecondo terreno di coltura a uomini ambiziosi e totalmente privi di scrupoli.

"Grande giornalista"! Per favore chiariamo, ringraziando per l'attestato di stima, forse immeritato, NON SONO NE' GRANDE E MEN CHE MENO GIORNALISTA! Mi piace scrivere quel che penso, ma da questo, al grande giornalista, ce ne passa. Sono d'accordo che in alcuni casi la giurisprudenza è un po' troppo garantista. Detto questo però, io affermerei che il "garantismo" mi sembra "figlio" di una condizione di soggezione di cui soffre la Magistratura, anche per la poca chiarezza di alcune leggi, nelle cui "pieghe" ci sguazzano Avvocati che sono molto padroni della cavillosità che, dette leggi permette loro, legittimamente. La questione dell'"accorpamento" previsto dal Commissario Cottarelli, nell'ambito del suo studio sulla famigerata "Spending review": mi piace pensare che nessuno, tanto meno un personaggio come il dr. Cottarelli, con il suo curriculum, abbia fatto questa scelta, apparentemente schizofrenica, viste le situazioni che viviamo ogni giorno, alla cieca, giusto per "menare qualche colpo di scure" e ricavare qualche milione di Euro. E' altresì evidente che quanto dichiarato dall'ex Maggioranza a Palazzo di Città sembra surreale: costoro continuano a battere sul tasto della sovra-esposizione mediatica per fatti oggettivamente criminosi, forieri di chissà quali altri eventi. Lo hanno fatto quando (duole rievocare uno degli eventi più dolorosi ed inquietanti della nostra storia: il tragico suicidio del dr. Tangari); lo hanno fatto, accusando chi informava la Cittadinanza, in occasione del sequestro del Cantiere del costruendo Porto commerciale. Credono forse che essere trasparenti sia deleterio per un'immagine, a questo punto fasulla ed artefatta di una Comunità? Fino a quando ascolteremo queste voci surreali, queste giaculatorie che infiammano gli animi, nel momento dell'emozione che tutti proviamo per l'evento criminoso, facendoci perdere di vista il vero obiettivo che è quello della ricerca della SICUREZZA civile; che dimenticano (fanno finta) di essere stati RESPONSABILI di tutto quanto di buono e cattivo succedeva a Molfetta negli ultimi dieci anni, tollerando tutto (quasi), in nome di un'acquiescenza che, in tali casi particolari, prima o poi esplode in qualcosa di più grave. La Città è sana! E, chi dice il contrario? Gli ONESTI sono la maggioranza! E vorrei proprio vedere! Dunque sta a noi - che passiamo per il tessuto SANO della Comunità - far primeggiare il Diritto e chiedere che l'onestà venga tutelata. Buon lavoro anche a te, amico.




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