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L'albero degli obiettivi, la partecipazione dei cittadini al cambiamento a Molfetta: Piazza Principe di Napoli
18 agosto 2014

MOLFETTA – Il nome ufficiale è Piazza Principe di Napoli, ma appena inaugurata “Quindici” l’ha subito ribattezzata “Piazza Principe dei Puffi” per quei curiosi e brutti pilastri che ne occupano la superficie e che sembrano le casette dei Puffi.

Per non parlare del “muro del pianto” lungo il quale un tempo scorreva l’acqua, al punto da farlo sembrare un orinatoio. Un progetto sbagliato, realizzato in passato e rimasto lì a rappresentare una delle brutture di un’amministrazione di centrodestra che si è caratterizzata per una gestione raffazzonata e confusionaria della città che rifletteva un certo modo di pensare e di realizzare le opere pubbliche, senza gusto, senza qualità e senza bellezza. E questo a spese dei cittadini contribuenti che subivano e tacevano. Oggi, invece, sembra che si siano risvegliati tutti (in realtà si tratta dei soliti quattro gatti al servizio del padrone) e ad ogni proposta di modifica delle “porcherie” del passato, fra le quali piazza Principe di Napoli, va annoverata di diritto, subito insorgono contro il cambiamento, perché la città deve restare brutta a loro misura (il gusto estetico, si sa, è un’opinione per certi personaggi). Altrimenti si nota la differenza rispetto al passato.
Ebbene, bollata come Piazza Principe dei Puffi, questo brutto monumento cittadino in pieno centro, anzi quasi “il centro”, tenuto conto che è situata tra le due strade principali, Corso Umberto e Corso Margherita di Savoia, la piazza ha cominciato a rinascere dopo anni di abbandono e di buio (è proprio il caso di dirlo, se si considera anche l’illuminazione pubblica, anche questa di dubbio gusto e poco efficace). Insomma, una gestione del territorio improvvisata e superficiale, per usare un eufemismo. A Napoli direbbero “una schifezza” e i risultati si vedono.
Ora, da un anno a questa parte, un giovane decide, di scommettere su questa Piazza e su se stesso, avviando un bar diverso da quelli tradizionali, un bar, “Allemmerse”, dove la cultura non è solo una parola in uso nelle biblioteche, ma anche nel tempo libero gestito col piacere di arricchire lo spirito, bevendo un drink, con della buona musica o con un dibattito filosofico, senza ubriacarsi e riempire di bottiglie di birra l’area circostante, come avviene altrove.
Ed è subito guerra al diverso, a chi propone un cambiamento nel clima della “Nuova Molfetta”, avviato dall’amministrazione di centrosinistra che, a differenza del passato, coniuga la bellezza con la qualità e l’operatività amministrativa. Boicottaggi, aggressioni, denunce diventano un modo per ostacolare questo cambiamento, questa discontinuità che il padrone del passato non vuole e non accetta per evitare che il re resti nudo di fronte alla “sua” città, una città considerata quasi una proprietà privata, dove nulla si muove che lui non voglia.
Ma la gente, i cittadini di Molfetta reagiscono, gli scout si impegnano per un’azione massiccia di pulizia, dando una lezione di civismo ai molfettesi, divenuti negli ultimi anni (l’esempio è venuto dall’alto?) zozzoni e maleducati, offrendo uno spettacolo di indecenza e sporcizia che non ha precedenti. Nasce così “l’albero degli obiettivi” per rivendicare la voglia di partecipazione, il diritto dei cittadini di decidere il futuro della città, facendosi coinvolgere nel cambiamento cominciando anche a cambiare le piazze, ispirandosi alle antiche Agorà della Polis greca, luoghi di incontri, di relazioni e perfino di scelte politiche.
Obiettivo principale: rendere le piazze più accoglienti, cominciando da quella più centrale a due passi da quello che una volta era considerato “il salotto di Molfetta”, corso Umberto.

Così, in un’estiva assemblea pubblica (che verrà riconvocata in settembre), vengono fissati 5 punti qualificanti di questo “albero degli obiettivi”:

1 - Profumo di piazza: eliminare il cattivo odore di cassonetti, feci di cani e fogna bianca; curare più spazi verdi

2 - Piazza viva: creare più sedute che invitino alla socializzazione; rendere più viva la piazza tra le ore 13 e le 16; più zone ombreggiate; più servizi.

3 – Piazza salotto: sicurezza delle coperture degli ex pilastri; eliminazione dei canali pericolosi; pavimentazione a prova di pioggia; giochi per bambini e rastrelliere per le bici; illuminazione più adeguata.

4 – Piazza civile: più controllo sui comportamenti e sul gioco; più quiete la mattina presto; la musica notturna rispettosa delle persone; prevenzione atti vandalici e più cura della piazza; più cura del luogo; rivitalizzazione culturale.

5 – Piazza unione: inserire la piazza in una nuova strategia commerciale; individuare una funzione specifica della piazza; la piazza è un epicentro fra i due corsi; l’accesso non deve essere ostruito dal traffico; attraversamento pedonale più sicuro.

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