Io giovane cronista mi interrogo: Molfetta a rischio inquinamento?
È stato nella mattinata successiva alla stesura del mio articolo sui lidi balneari di Molfetta che ho avuto il primo sentore del disastro. Un'impressione sempre più certa e terribile. La sporcizia è abbandonata a perdita d'occhio sui ciottoli come sui lastroni di pietra. Le nostre coste e le nostre spiagge, la nostra città da sempre rivolta al mare, sta affogando nella spazzatura proprio nel punto più nobile del suo territorio: sulla fascia di congiunzione mare-terra. Leggo su Quindici dove io scrivo, come su altre voci dell'informazione, di 'crisi' della pesca, di città 'dormitorio', di politica che non funziona, di ospedali inadeguati. Che ci piaccia o no, stiamo distruggendo la città, e lo stiamo facendo proprio nel suo aspetto più nobile. Poco importa che ci siano ragazzini che giochino a fare i fascisti o politici incapaci di governare, sia in opposizione che in maggioranza, perché, se un luogo è molto inquinato, comunque vadano le cose, nessuno ci vivrà. La situazione della prima cala non è, a mio avviso, la più disastrosa, ma, probabilmente, quella che meglio mostra la situazione. La gente si stende al sole e fa il bagno, in mezzo ai rifiuti ed alla sporcizia. Il telo da mare, se si è fortunati, copre parte della spazzatura. Una porzione comunque minima rispetto all'immensità dei rifiuti. A questo punto passerebbe in secondo piano anche quell'uomo che con pietre crea viali e aiuole dove, forse, non ce ne sarebbe bisogno. L'indifferenza generale, una mancanza di cultura ambientale, non è il difetto del quale soffriamo, piuttosto la nostra caratteristica genetica. Su un blog, in internet, un ragazzo scriveva: “Molfetta… cadrà come Sodoma, per mano di un gruppo d'artisti da mano e lingua infuocata”. A prescindere dall'assurdità di queste parole, come aspirante cronista, posso assicurare che la città potrebbe cadere molto prima, e non sono necessarie mani né lingue infuocate. Basterà continuare a non fare nulla. La mobilitazione deve essere generale, a questo punto, dato che forze politiche, di destra come di sinistra sono incapaci, al momento, di garantire la pulizia. Associazioni volontarie hanno l'obbligo di muoversi per dovere verso il loro territorio. Naturalmente questa non è la soluzione, ma una prima via. Comune, ASM e WWF dovrebbero gestire l'emergenza. “Prima cala”, “La bussola”, l'ex litorale prospiciente al vecchio “Park Club”, e, proseguendo oltre lo “Scoglio d'Inghilterra” sino alla “II cala” e poi il “Gavetone”. Queste sono le spiagge pubbliche, in questo momento, più fortemente inquinate, a causa dell'elevata utenza. Si affaccia anche il pericolo igienico. Oltre a rifiuti solidi, infatti, anche avanzi alimentari ed escrementi d'animali, rendono, in determinati momenti della giornata, seriamente invivibili le spiagge. Forse la visione di una città abbandonata a causa dell'inquinamento delle coste potrà sembrare una visione apocalittica. Ma, cosa può offrire per l'estate, al momento, il nostro centro urbano, oltre al mare e pochi locali sparsi? Si sappia che la fine dell'estate, distogliendo l'attenzione dal litorale, non risolverà il problema. E' necessario che si agisca al più presto e da molteplici fronti, più o meno istituzionali. La città è seriamente messa alla prova in questo momento.
Autore: Sergio Spezzacatena