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Investire nelle banche: pro e contro per il 2017
10 aprile 2017

Investire nelle banche vi attrae, ma avete paura di partecipare a un possibile crollo delle quotazioni delle azioni bancarie? Cerchiamo di rassicurare ogni vostra preoccupazione, andando a comprendere per quale motivo potrebbe essere una buona idea (o meno!) quella di investire sui titoli bancari quotati in  Borsa italiana!

Per cercare di raggiungere gli obiettivi di cui sopra, non possiamo che cominciare con una breve anticamera positiva: le stime di crescita degli utili per l’esercizio in corso sono oggetto di soddisfazione per i principali analisti, che supportano tale previsione di miglioramento sulla base dell’esistenza di un contesto di generale incremento dei tassi di mercato, e sulla contemporanea attesa di ulteriori miglioramenti per quanto concerne la qualità degli attivi degli istituti di credito europei. Da questo punto di vista, alcuni gruppi bancari, come quello cui fanno capo le azioni UBI, hanno da tempo avviato un processo di pulizia di bilancio andando a spesare le perdite su crediti nell’esercizio scorso, e provvedendo alla cessione di pacchetti di crediti deteriorati.

Naturalmente, quanto sopra non deve lasciarvi indurre che il settore bancario sia oramai privo di qualsiasi problema! Di fatti, il tema dei NPL (non performing loans) è ancora centrale a livello europeo, con il totale delle sofferenze che è stimato ancora nell’importo monstre di 1.000 miliardi di euro. Quanto basta per spingere l’Unione Europea – forse più lentamente del desiderato – a ricercare soluzioni opportune per poter gestire il problema, sebbene molto dipenderà comunque dall’intervento dei singoli Paesi membri, considerando che i prestiti sono generalmente emessi sulla base di logiche nazionali, e sono altresì gestiti e regolati da tribunali nazionali.

Pertanto, riteniamo che molto del futuro dell’ottimismo che per il momento – in maniera lieve – permane sul settore bancario, dipenderà dal modo in cui viene risolto il nodo NPL. Per il momento, sarebbero almeno tre le direzioni su cui il legislatore comunitario starebbe operando: da una parte la sorveglianza bancaria che possa condurre gli istituti di credito a una migliore gestione delle sofferenze creditizie; dall’altra parte il miglioramento del funzionamento dei mercati secondari, sui quali acquistare e vendere NPL anche a livello transfrontaliero; dall’altra parte ancora l’intervento sulle attività di ristrutturazione delle posizioni in sofferenza.

Risulta ad ogni modo positivo osservare come nel corso del 2016 il calo delle posizioni NPL abbia subito un andamento ben più sostenuto rispetto agli ultimi esercizi, con il rapporto dei NPL sul totale dei prestiti che sono stati accordati a livello europeo che mostra una costante discesa. Di contro, è anche vero che da un punto di vista dei fondamentali il comparto continua a confermare valutazioni particolarmente contenute, con multipli P/BV che si mantengono al di sotto della media degli ultimi anni. Alla luce di tutto ciò, riteniamo dunque che l’investimento in azioni bancarie (intuibilmente, quelle più stabili e solide) possa rappresentare una buona soluzione di diversificazione del proprio portafoglio, con un’ottica prevalente che non potrà che interessare il medio / lungo termine, valutato che la strada di sviluppo ulteriore del settore è tutt’altro che priva di ostacoli.

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