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INTERVISTE AGLI AUTOMOBILISTI AL SEMAFORO Lavavetri? “Poveretti”. “No, profi ttatori”. I molfettesi divisi. Ma tutti infastiditi
15 settembre 2007

Cosa pensano i molfettesi di chi, in prossimità di un semaforo, elemosina o insiste per lavare (o imbrattare: dipende dai punti di vista) il vetro dell'autovettura? Lo abbiamo chiesto ai nostri automobilisti e possiamo ritenere che quasi nessuno abbia espresso una bonaria opinione. Quasi perché qualcuno, pur infastidito da tali atteggiamenti, dimostra una maggiore sensibilità al problema e ai suoi protagonisti. Per molti “sono una continua scocciatura. Si presentano con insistenza ad ogni semaforo e, dopo essere stati allontanati, continuano con maggiore petulanza”. Considerati anche “un intralcio per la circolazione. Pur di avere qualcosa sono capaci di fermare un'intera fi la di auto in coda al semaforo!”. Questo accade soprattutto all'incrocio di via Terlizzi e qualcuno ha lamentato l'anacronismo inopportuno e reiterato della situazione: “Non è possibile che ogni volta che passo dagli incroci di via Terlizzi debba essere costretto a dargli qualcosa. La prima volta può anche andare, ma non le volte successive! Non siamo delle casse di risparmio a fondo perduto!”. E ci si inventa di tutto pur di evitarli: “Quando ne vedo uno, rallento, per evitare che si avvicini. Ma lui mi raggiunge e m'imbratta il vetro!”, dice Francesco. Evidentemente, il trucco non funziona. C'è chi, di contro, dimostra una più marcata attenzione ad un problema che non dev'essere sottovalutato: non solo perché può essere incentivo per la microcriminalità (dove trovano i soldi necessari per acquistare beni di prima necessità, dal momento che, come loro stessi ci dicono, non hanno mai niente?); ma anche perché metterebbe a rischio l'incolumità dei bambini, strumento appetito in queste occasioni. “È penoso vedere quei bambini che ogni volta vengono a chiederti qualcosa. Per non parlare di quest'estate quando portavano i fi gli piccoli per commuovere noi automobilisti. Io, come genitore mi vergognerei”, ci dice Paola. “Vanno biasimati. Non avendo di che mangiare è logico che fi niscano per chiedere l'elemosina o lavare io vetri ai semafori. Noi, per quanto ci è possibile, non possiamo aiutarli più di quanto un'associazione o un istituto potrebbero fare”, aggiunge Laura. E Mario racconta: “La scena cui ho assistito mi ha davvero sorpreso. All'incrocio di via Terlizzi, al ciglio del marciapiede, una donna e una bambina contavano i pochi centesimi che erano presenti nella ciotola. La bambina passava alla donna ogni centesimo, aiutandola nel contare: una scena tenera in una situazione tanto grave. Alla fi ne la donna le ha dato qualche centesimo e la bambina avidamente lo ha conservato”. Dovrebbe allarmare anche l'indifferenza di molti cittadini che vorrebbero risolvere la situazione con un luogo comune, come confessa Giuseppe: “Mi mostro insensibile ed incurante. Prima o poi, non trovando pane, andranno via”. Senza sapere di aggravare una situazione già spiacevole.
Autore: M.L.F.
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