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Inquinamento bellico nel mare Adriatico, domenica conferenza a Molfetta
21 novembre 2008

MOLFETTA - Domenica 23, dalle ore 10 alle ore 13, nella Sala conferenze "B. Finocchiaro" presso la Fabbrica di San Domenico, Via S. Domenico - Molfetta, si terrà la conferenza "Inquinamento bellico del mare Adriatico" organizzata dalla Delegazione Provinciale Marevivo di Bari. Alla conferenza parteciperanno il dott. Luigi Alcaro - Icram, il dott. Nicolò Carnimeo - Docente di Diritto della Navigazione presso l'Universita degli Studi di Bari e il Comandante della Capitaneria di Porto C.F. Antonio Cuocci. La conferenza sarà introdotta da una breve visione del filmato "Un arsenale sommerso" del Reparto divulgazione scientifica documentaristica di Marco Pisapia. Nel chiostro della Fabbrica di San Domenico sarà allestita una mostra fotografica e d'arte, aperta al pubblico dalle ore 9 alle ore 13, in collaborazione con Giuseppe Pignataro, il Csc Corato ed un gruppo di artisti locali che esporranno i propri lavori inerenti il mare.
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Possiamo anticipare il "Rapporto dell'Istituto Centrale per la Ricerca Scientifica e Tecnologica Applicata al Mare" I.C.R.A.M. oggi I.S.P.R.A.. Il pesce pescato in Adriatico non è uguale a quello pescato nel Tirreno. Le differenze sono sostanziali anche mettendo a confronto pesci della stessa specie.Quelli pescati in Adriatico presentano lesioni istopatologiche e alterazioni biochimiche. Hanno milza e fegato ingrossato, presentano lesioni e tracce significative di arsenico e derivati dell'iprite, per usare i termini contenuti in un dossier dell'Istituto centrale per la ricerca applicata al mare, organismo che lavora per conto del Ministero dell'Ambiente. Lo stesso Istituto, con la collaborazione dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e del Nurc, Centro di ricerca della Nato in ambito tecnologico e scentifico applicato alle problematiche del mare, condurrà studi in Adriatico per stabilire l'eventuale presenza dei metalli sui fondali. I pesci sono sofferenti, stanno male.Perchè? L'Adriatico è una pattumiera chimica e i pesci sono costretti a vivere e a riprodursi in un ambiente contaminato, inquinato da aggressivi chimici che continuano a fuoriuscire dai residuati bellici adagiati sui fondali, vescicanti (iprite e lewsite); asfissianti (fosgene e difosgene); irritanti (adamsite); tossici della funzione cellulare (ossido di carbonio e acido cianidrico). Il pesce che finisce sulle nostre tavole, è pesce con evidenti problemi di genoma. Se questo pesce, malato, faccia poi male a quanti lo consumano non è stato ancora accertato. Il documento ICRAM risale a qualche anno fa, le ricerche si sono concluse nel 2006, nessuno ha predisposto esami ed analisi a campioni di pesce e consumatori. Il prof.Ezio Amato, tecnologo, coordinatore servizio emergenze ambientali in mare precisa: "Se mi si chiede se consumare pesce con problemi al genoma possa far male non so rispondere." Il dossier ICRAM si riferisce a pesce pescato in Adriatico, in prossimità delle zone di affondamento delle bombe dell'ultimo conflitto mondiale. E' noto- spiega Amato- che alla fine del conflitto mondiale le armi chimiche furono abbandonate in mare aperto. La Marina militare ordinò di lasciarle oltre i 1.000 metri. Ma non fu così. Per le operazioni furono impiegate anche piccole imbarcazioni e pescherecci. Più carichi lasciavano in mare, più guadagnavano. E' facile intuire cosa possa essere accaduto. Senza creare allarmismi inutili e conflittuali, attendiamo che si facciano le ricerche serie e profonde, per la "tutela" della salute dei cittadini. P.S. - Onde evitare ulteriori inquinamenti, si specifica che "tutela" non è quella che erroneamente qualcuno possa pensare.
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