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Iniziata a Molfetta l’era Minervini e della maggioranza transgender. Promesse e contraddizioni
12 agosto 2017

MOLFETTA – I nuovi amministratori si sono presentati alla città nel primo consiglio comunale dell’era Tommaso secondo, tra ipocrisie e simulazioni, tra finto buonismo e promesse di riappacificazione dopo la guerra per bande (liste) di una delle campagne elettorali peggiori della storia di Molfetta.

A parole nessuno vuole fare il cattivo il primo giorno di scuola: tutti pronti alla collaborazione, al dialogo, all’opposizione ferma, dura sì, ma costruttiva, tutti per il bene della città.

Ma già dagli aggettivi usati nelle dichiarazioni, si avverte l’imbarazzo di una maggioranza meticcia e politicamente screditata, che cerca disperatamente una verginità, ma dal sesso incerto: destra o sinistra, ma forse transgender.

L’opposizione, dal canto suo, non vuole fare subito la faccia feroce e anche qui gli aggettivi tradiscono il reale stato d’animo: dall’opposizione “amara” definita dalla candidata sindaco di Azzollini sconfitta, Isa de Bari, alla opposizione costruttiva ma senza sconti, anzi “feroce” di Gianni Porta della sinistra, anch’essa sconfitta, ma tornata unita per necessità e soprattutto per difendere il grosso lavoro fatto nei tre anni di gestione della città. Inoltre il malcelato risentimento di Paola Natalicchio per la fine prematura della sua ex maggioranza ad opera del famigerato Pd passato da sinistra a destra, saltando sul carro del vincitore, vero autore della crisi del centrosinistra, con l’obiettivo di far parte di una maggioranza più “libera” sul piano delle regole e dell’intransigenza.

E quando un incauto (?) Gianni Facchini dichiara che la maggioranza, per la presenza del Pd, è di centrosinistra, per giustificare se stesso, gratificare Emiliano e compiacere Minervini, i volti stralunati e interdetti di Pasquale Mancini e Pietro Mastropasqua, erano una risposta inequivocabile, al tentativo di fuga in avanti (suggerito da un incombente Piero de Nicolo, segretario ombra del Pd, che ha fatto di tutto per far notare la sua presenza): non ti allargare!

E mentre per eleggere il presidente del consiglio comunale, Nicola Piergiovanni, è stato necessario ricorrere alla seconda votazione per insufficiente quorum, c’è chi (Porta e Natalicchio) ricorda l’altra contraddizione di una maggioranza composta anche da chi ieri ha sfiduciato, fino a denunciarlo, lo stesso Piergiovanni e oggi, lo vota tranquillamente perché – denuncia la De Bari - è l’ottavo assessore della giunta Minervini. Ma il buon Nicola mette subito da parte la casacca di parte cucitagli addosso dal sindaco (“custode della maggioranza”) per dichiararsi al di sopra delle parti e garante anche delle minoranze.

Infine c’è il sindaco Tommaso Minervini che quasi con volto sofferto, ma con la certezza di chi non ha dubbi, si erge a uomo della provvidenza, chiamato a mettere ordine in una città politicamente nel caos, con una proposta politica ancora più confusa che lo costringe a nascondersi dietro la foglia di fico di una “consigliatura di transizione” in attesa di ripristinare l’agibilità politica e promette perfino di farsi da parte (dopo aver brigato tanto in ogni competizione elettorale per tornare sulla poltrona di sindaco, come gli ha fatto rilevare anche Pino Amato dall’opposizione di destra), anche per questioni anagrafiche. Nel suo periodare ermetico e politichese anni Settanta, Tommaso, col cuore a destra (e questa seconda esperienza ne è una conferma) e l’aspetto a sinistra (ma l’abito non fa il monaco), non esce dalla sua eterna contraddizione con se stesso. Del resto, ha fatto notare lo stesso Gianni Porta, come Minervini passi con indifferenza dall’abbraccio con Fini allo schieramento con Vendola, al ritorno a destra, ostaggio di Tammacco e compagni nel ciambotto di destracentro, pur di tornare su quell’amata poltrona, che forse gli dà sicurezza, come la coperta di Linus. Ecco la giustificazione di “governo di transizione”, una sorta di comitato di salute pubblica dopo i disastri degli ultimi 15 anni, ai quali, lui, comunque ha partecipato. Un novello Robespierre? Nei prossimi mesi lo vedremo. Intanto ha accentrato su di sé le maggiori deleghe: dal bilancio al personale, dai contratti e appalti allo sport, cedendo urbanistica e lavori pubblici ai suoi mentori, che non desideravano altro che rimettere in campo l’edilizia, obbedendo ai loro sponsor i palazzinari locali, che hanno condizionato negativamente la politica molfettese negli ultimi 40 anni, provocando l’attuale stato di decadenza.

Insomma, vi concedo l’edilizia e mi tengo tutto il resto, comprese le altre deleghe affidate a persone senza esperienza amministrativa, che avranno certamente bisogno del suo amichevole supporto. E già appare una maggioranza divisa in due, col Pd a fare da finto garante.

E’ questa la lettura politico-amministrativa che emerge dalla prima riunione del consiglio e dai primi atti di governo (solo 4 delibere contro le 23 dello stesso periodo dell’amministrazione Natalicchio, come ha ricordato Porta), più di immagine che di sostanza, vedi la pulizia della città che anche il più scalcagnato amministratore avrebbe fatto subito, visto lo stato di degrado al quale l’aveva portata la gestione commissariale, alla quale si è aggiunta la propaganda di molte di quelle forze che oggi sono al governo e che ieri contestando il “porta a porta”, ha spinto i cittadini a sentirsi liberi di violare le regole e di sporcare liberamente, tanto nessuno li avrebbe sanzionati.

E oggi che fioccano le multe, quegli sporcaccioni si sentono traditi da coloro che hanno votato e ai quali oggi gli stessi agitatori di ieri, chiedono un atteggiamento responsabile e una collaborazione ad assumere comportamenti civili, perché nessun governo è in grado da solo di rimettere ordine nella gestione dei rifiuti, senza la partecipazione dei cittadini. Ma oggi è troppo tardi e solo pesanti sanzioni e la tolleranza zero, possono portare a qualche risultato concreto.

Il sindaco, in 30 pagine di programma, che ricalca quello della precedente amministrazione Natalicchio (anche se è scomparso il Pug, la pianificazione urbanistica generale, una conferma di quanto detto prima), ha promesso di rifondare Molfetta, in continuità col passato, perché “gli uomini passano e le istituzioni restano”, un’altra contraddizione per cercare di apparire un uomo nuovo, mentre dai trascorsi politici, appare l’uomo per tutte le stagioni. Toccherà a lui, in questa che promette, sarà una nuova stagione, riuscire a cancellare un’immagine che si porta dietro da oltre 20 anni.

© Riproduzione riservata 

Autore: Felice de Sanctis
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