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Infante: una città urbanisticamente violentata L’INTERVISTA – Il consigliere comunale dell’opposizione di sinistra: scelte sbagliate contro
15 giugno 2023

Terremoto nella maggioranza dopo le bordate al sindaco della consigliera Annalisa Petruzzelli che fa capo al consigliere regionale Saverio Tammacco. Si spacca la coalizione “ciambotto” oppure è una resa dei conti ad appena un anno dall’insediamento? Dopo l’alluvione in Romagna è legittimo porsi degli interrogativi sulla fragilità del territorio di Molfetta, a forte rischio di dissesto idrogeologico. Sono alcuni degli argomenti di attualità che “Quindici” ha voluto approfondire con il consigliere comunale di Rifondazione comunista, Giovanni Infante, già candidato sindaco anche della lista “Più di così”. Dr. Infante, all’ultimo consiglio comunale, la consigliera di maggioranza Petruzzelli ha accusato il sindaco di essere un tecnocrate e un uomo solo al comando. Cosa ne pensa? «Accusa ad un tempo legittima in considerazione del modo con cui il sindaco Minervini regge la maggioranza e guida la macchina comunale, ma posta in modo strumentale, nel momento in cui forse, certe istanze o desiderata di pezzi della maggioranza, (più legati alla gestione del potere che al miglioramento della amministrazione cittadina) non sono tenute in considerazione. Come opposizione del resto, sperimentiamo le conseguenze del mancato ascolto da parte del sindaco anche su proposte migliorative o su consigli pervenuti dalle opposizione su molteplici punti del Dup». Crede che ci sia una frattura nella maggioranza o è solo una minaccia per ottenere qualcosa in più? «Questi aspetti, relativi alla politica politicante che si annusano in relazione all’intervento della consigliera Petruzzelli, sinceramente non mi appassionano e non ci appassionano come PRC. Cosa vuole direttore che aggiunga di positivo alla vita del cittadino molfettese, conoscere il dietro le quinte di queste supposte fibrillazioni nella maggioranza? Di episodi simili, ce ne sono stati anche nella scorsa consigliatura. Il civismo (spesso amorale), si presta a situazioni torbide in cui la politica può sopravvivere solo di compromessi contraddittori e spesso indecenti. Ciò vale a maggior ragione per la giunta molfettese, dove convivono personaggi che in passato e nel recente periodo, hanno cambiato varie volte casacca. Che sono passati senza vergogna dal centro sinistra al centro destra e viceversa, che si muovono tra partiti di destra centralisti e due minuti dopo sono nella lega autonomista. In consiglio comunale, infatti siedono rappresentanti che oggettivamente presentano la Lega come riferimento politico. Ho chiesto infatti più volte al sindaco di chiarire come si ponesse rispetto alla autonomia differenziata. Ne abbiamo altri di consiglieri in maggioranza, che appaiono presentare come riferimento nazionale il Pd. Altri che sono vicini ai centristi Renzi e Calenda, ed altri a FDI e che appoggiano la maggioranza. Quindi il civismo ad assetto variabile, come modo per superare le oggettive differenze politiche e per cementare attorno alla governabilità ed alla continuità amministrativa, gli interessi di alcuni pezzi di città. Sono convinto che il “redde rationem” arriverà non prima del superamento di metà mandato e delle regionali. In occasione di queste elezioni, si potrebbe creare il momento di frattura tra il gruppo della maggioranza che fa riferimento a Pino Amato e quello che invece riconosce la leadership del consigliere regionale Saverio Tammacco. I numeri dicono che difficilmente questa maggioranza potrà esprimere 2 consiglieri regionali. Ciò comporta che si vada verso uno scontro Amato-Tammacco a cui difficilmente sopravviverà la maggioranza. Salvo diverse evoluzioni che, in realtà la politica politicante molfettese, ha spesso presentato. Fino a questa scadenza non accadrà nulla che possa cambiare sostanzialmente gli equilibri in Comune». Un giudizio complessivo sugli ultimi mesi dell’amministrazione Minervini, da parte di Rifondazione? «Il mio è un giudizio totalmente negativo. Ha dimostrato di non saper interloquire anche con chi non ha lesinato proposte e suggerimenti, per ricucire il rapporto con chi non si riconosce in questa maggioranza e opera solo per il bene della città. Un esempio? Il parco di Lama Martina. Hanno approvato un progetto impattante che non rispetta per la lama i connotati di parco naturalistico. Hanno ridotto il rapporto con le associazioni ambientaliste ad un confronto dell’ultimo minuto. O meglio si è voluto privilegiare solo qualcuna di queste ultime, più prona a sostenere le visioni del Comune e che probabilmente sarà premiata con un ruolo nella gestione della lama. Ci sono l’avallo di discutibili progetti, quali il terminal ferroviario di fatto nella gestione di un privato senza che si conosca piano industriale e piano finanziario, costruito oltretutto non risparmiando pregiato terreno agricolo, ma sviluppato in modo da impattare in modo pesante sul territorio. Questo piano, abbiamo più volte chiesto in consiglio comunale di ridiscuterlo, non perché come PRC, contrari a priori, ma per migliorarlo e per mediare tra i diversi portatori di interessi. Finora nessun riscontro da parte della maggioranza. Ci sono le mancate o le risibili risposte a svariate interpellanze che come PRC abbiamo posto e che vanno dai shop H24, al comparto 17, alla viabilità del cimitero, alle (mancate) interlocuzioni che il sindaco dovrebbe avere come primo responsabile della sanità nel comune di Molfetta e che in realtà non ha mai finalizzato. Sono in attesa di conoscere la risposta alla mia interpellanza ormai di 4 mesi fa, su 9 punti che Tommaso Minervini aveva riconosciuto con i responsabili della ASL Ba quali essenziali da realizzare per il nostro ospedale, nel gennaio 2019. Di questi 9 punti, solo uno forse è stato realizzato. Il risultato della incapacità del sindaco Minervini di interloquire con la ASL Ba è il sostanziale collasso della sanità pubblica nella nostra città, alla cui responsabilità si sottrae dicendo che il sindaco nulla può verso le politiche delle Asl. Il risultato di questa timidezza è stato che a Molfetta l’ufficio ticket dell’ospedale durante anche le fasi gialle della pandemia da Covid è stato chiuso. Ne so qualcosa perché con gli altri volontari dello Sportello medico popolare, abbiamo dovuto da soli colmare questa assenza che ha creato tan-ti problemi a tanti cittadini e soprattutto ai malati oncologici. Se il sindaco non parla con i referenti locali del SSN, parla eccome ed interloquisce con chi invece rappresenta il welfare e la sanità privata nella nostra città. Sotto questo punto di vista, la vicenda della “banca delle visite”, (che colpevolmente la stampa molfettese non ha saputo riconoscere come vicenda apripista emblematica della sanità privata che verrà), apre praterie ad una visione della sanità in cui il SSN diventa marginale e il privato, sfruttando i cavalli di Troia forniti anche da questi progetti sposati dall’assessorato alla Socialità e dal sindaco, diventa l’unica prospettiva legittimata a dare risposte sanitarie alla popolazione. Per chi se le può permettere economicamente, aggiungerei. C’è stata poi la vicenda del consiglio comunale di fine marzo di questo anno. Quella in cui la maggioranza e purtroppo anche la minoranza di centro-sinistra, con il suo silenzio-assenso, ha legittimato in modo vergognoso la modifica dello statuto comunale, al di fuori di tutti i passaggi procedurali che sono stati violati e ignorati, per fare un piacere a pochi rappresentanti delle confraternite per una querelle tutta interna al loro rapporto con la chiesa locale. E direi anche con il protocollo di riforma delle confraternite messe in cantiere da Papa Francesco. In quella seduta si è parlato di “mucci e mozzette” per quasi 5 ore. Solo 5 minuti invece dedicati alla vicenda Network di cui già da quella data si intravedevano le avvisaglie. Vicenda su cui abbiamo chiesto in quella circostanza con intervento per fatto grave la interlocuzione del sindaco e delle forze politiche. Abbiamo sul tema fatto diversi comunicati, una manifestazione domenicale tra l’altro molto partecipata ma con scarsi riscontri da parte della stampa. Il che ci ha portato a chiederci quale sia la forza e la indipendenza di una stampa e delle agenzie informative, in un contesto in cui la sopravvivenza della informazione libera è condizionata dai finanziamenti di attori portatori di interessi che possono silenziare vertenze o prese di posizione politiche. Altro capitolo il parco urbano Baden Powell. Lo stesso successo oggi millantato e come tale percepito dalla città e mi riferisco alla apertura del parco Baden Powell, giunge dopo cinque anni e mezzo dalla data (dicembre 2017) in cui il sindaco aveva promesso nella conferenza programmatica del primo consiglio comunale della scorsa consigliatura nell’agosto 2017. Sappiamo che non è facile inaugurare una struttura e gestirla. Ma anche per questa opera ci sono delle criticità e che una gestione meno autocratica e più aperta ai suggerimenti della opposizione, avrebbe reso meno cogenti». Cosa pensa della situazione del territorio di Molfetta, alla luce dell’alluvione in Romagna? Quanto rischia Molfetta con le sue lame e le costruzioni vicine? Cosa pensa del balcone crollato in un edificio in costruzione? L’intera politica urbanistica va rivista? «Ogni tanto c’è qualche vicenda locale che ci ricorda la fragilità del nostro territorio. Un territorio che accoglie tutti i fenomeni del carsismo. Le lame, il Pulo sono tra i fenomeni geologici che connotano il nostro territorio. Al di là della litania del VIA come garante di ciò che è lecito e che viene richiamata ad ogni passaggio in caso di opere pubbliche o private, capita che un balcone crollato dopo una pioggia appena più intensa, di un palazzo costruito in una lama ed autorizzato a norma di PRG contro ogni buon senso, dovrebbe ricordare agli amministratori che se sono stati fatti errori di pianificazione nei vecchi piani regolatori, si può sempre correggere la pianificazione o, da parte del Comune non dare i permessi, quando considerazioni di ordine tecnico ne sconsigliano la realizzazione. Mi chiedo a chi chiederanno i danni i proprietari di quel balcone e soprattutto penso a chi ha comprato l’appartamento in quel condominio. Forse sta chiedendosi se andrà a vivere in un posto sicuro. Molfetta è urbanisticamente una città violentata. Errori di progettualità e programmazione urbanistica hanno definitivamente segnato anche il futuro della città. Se penso a come è stato realizzato il lungomare di Bisceglie, quello di Giovinazzo o di Trani, provo vergogna e sconforto. Chi negli ultimi 60 anni ha disegnato il profilo mare della città soprattutto, verso Giovinazzo ha dimostrato miopia progettuale e di visione. Oggi Molfetta ha uno dei lungomari più brutti, peggio tenuti, meno attrattivi della provincia di Bari e Bat. Chi ha permesso a suo tempo di costruire i palazzi in mare, chi ha permesso l’abbattimento di palazzi d’epoca, chi ha fatto costruire i palazzi a ridosso della battigia senza mantenere una ampia area di verde fruibile (fino agli anni 50 c’erano orti al cui posto hanno fatto palazzi) purtroppo non ha voluto bene alla città. Oggi si spera di ridurre il danno e di ridare fruibilità al lungomare. Forse è il caso di chiudere con il PRG e di attuare il PUG, superando le resistenze che ancora si frappongono ad uno strumento di programmazione urbanistica più moderno ed attento all’interesse generale e non dei soliti pochi noti. Che continuano a urbanizzare una città dove i “si vende” anche su condomini abbastanza moderni, abbondano, e in una città che, se si continua di questo passo a perdere 500 abitanti all’anno (tra morti, emigrazione), sarà una città destinata al collasso demografico (si rischia continuando lo stesso trend, di andare sotto i 50.000 abitanti nei prossimi 15 anni) con tutto ciò che comporta anche sulla economia, il commercio e le attività culturali». Secondo lei, l’ambiente deve diventare una priorità anche a Molfetta? «Per noi di PRC l’ambiente è già una priorità. Lo testimoniano le interlocuzioni che abbiamo messo in atto con diverse associazioni ambientaliste, i continui interventi in consiglio comunale su temi ambientali. Lo testimonia che siamo stati estremamente decisi a ricordare ai cittadini che esiste un modo di ripensare alla produzione di energia ed al consumo di energia che passa dalla promozione delle comunità energetiche in cui il cittadino si fa produttore e consumatore consapevole. Abbiamo proposto questa visione al comune, abbiamo suggerito al sindaco di attuare il progetto attraverso la creazione di un ufficio apposito per le politiche energetiche comunali, per rendere semplice l’accesso al servizio ai cittadini. Al momento però tranne la solita convocazione di un audit in Comune, per fare, detto alla molfettese “sparnuzz”, non si è passati ad alcuna realizzazione. Temiamo che la scelta strategica del commissario Guadagnolo e sostanzialmente condivisa dal sindaco alcuna interlocuzione con imprenditori e portatori di interesse, di rendere Molfetta e la sua zona Zes, area di stanziamento per aziende di logistica, determini una devastazione del poco terreno agricolo rimasto. Senza peraltro fruttare posti di lavoro numerosi e di qualità. La scelta se non altro poteva essere orientata anche sull’accoglimento di aziende del terzo settore o di tecnologia avanzata capaci di dare occasioni ai tanti informatici ed ingegneri e ai nostri diplomati e laureati. Si è invece puntato solo sulla logistica. Recitando la giaculatoria “porto, retroporto e terminal”. Che benefici apporterà ed a quanti lavoratori? Ed a quali profili professionali si rivolgerà una eventuale offerta? Rimaniamo scettici di fronte a progetti posti in mano ad imprenditori che non danno alcuna garanzia e senza piani industriali e finanziari. Come si vede, parlare di ambiente, avere le idee chiare sul tema coinvolge la prospettiva di un giusto ed armonico progresso della città. Non dico sviluppo, perché come mi insegna un amico, quello si misura con il Pil. E non misura né il benessere né la felicità di una comunità». © Riproduzione riservata

Autore: Felice de Sanctis
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