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Immagina puoi…
15 dicembre 2021

Immaginate dei consiglieri eletti con la sinistra e che sono ufficialmente all’opposizione, immaginate questi consiglieri che si astengono o si assentano su una mozione di sfiducia al sindaco, immaginate che questa mozione di sfiducia anziché prendere 13 voti viene bocciata con 11 voti, proprio per i voti dei consiglieri di sinistra che risultano decisivi per fare rimanere l’amministrazione in carica. Cosa succederebbe? Comprensibilmente gli elettori di questi consiglieri di sinistra avrebbero voluto andare a parlare con loro giù a casa per fare due chiacchiere “amichevoli”. Come recitava un vecchio spot di successo, “Immagina, puoi!”... invece nella realtà del consiglio comunale svoltosi il 29 novembre scorso è successo che alcuni consiglieri eletti con il centrodestra, consiglieri di Forza Italia, dunque ufficialmente all’opposizione, si siano astenuti o si siano assentati sulla mozione di sfiducia al sindaco presentata da 12 consiglieri di opposizione. Ebbene, il risultato è stato che la mozione di sfiducia anziché prendere 13 voti è stata bocciata con 11 voti e l’amministrazione Minervini è rimasta in carica. La nuova, l’ennesima crisi interna all’amministrazione Minervini creatasi nuovamente per una “fisiologica” disputa sulla ripartizione di assessorati e “sfere di influenza” si chiude positivamente per il sindaco grazie al salvataggio del centrodestra che oramai in questa città non esiste più, se si eccettua la candidata sindaco dell’ultima tornata elettorale. Tutti gli altri consiglieri eletti con il centrodestra sono passati – chi prima, chi poi – armi e bagagli con la coalizione capeggiata da Tommaso Minervini, un dato politico non trascurabile che merita di essere analizzato anche in rapporto ai livelli regionale e nazionale in cui il centrodestra a trazione “Forza Italia” oramai sembra essere giunto tristemente al suo epilogo. Un fatto politico che non parla certo della scomparsa di questi rappresentanti politici e degli interessi sociali ed economici che ad essi sottostanno bensì di una ricollocazione nel panorama politico, in altre parole se una parte politica “si squaglia” non vuol dire che essa scompare ma molto più probabilmente vuol dire che essa riappare all’interno di coalizioni come quella regionale capeggiata dal presidente Emiliano o quella nazionale presieduta da Mario Draghi. Certo, per alcuni sinceri democratici è difficile confrontarsi con questa situazione di fatto, mentre altri insinceri democratici fanno finta di niente provando a tirare avanti come se nulla fosse, non rendendosi conto del danno che fanno a se stessi e alla città. Ma torniamo alle vicende dell’ultimo consiglio comunale e dell’ultima crisi amministrativa rabberciata grazie al trasformismo del gruppo dei Popolari per Molfetta e al soccorso del centrodestra. In questo scenario l’unica posizione lineare rimane – oltre all’unica consigliera di Forza Italia rimasta all’opposizione – quella della sinistra all’opposizione dal 2017, l’unica ad aver mantenuta dritta la barra e, non a caso, ad essere stata oggetto di attacchi in consiglio comunale (e non solo in quella sede in queste ultime settimane) non sempre rimasti all’interno della fisiologica dialettica politica. È davvero singolare la situazione venutasi a creare. Consiglieri del Partito democratico appoggiano per 4 anni e mezzo il sindaco e poi escono dal partito pur di rimanere con il sindaco e attaccano la sinistra per l’irresponsabilità di aver presentato una mozione di sfiducia verso il sindaco. E fin qui la logica regge, “io sto con il sindaco, senza se e senza ma” per cui attacco chi attacca il sindaco. Consiglieri di centrodestra eletti all’opposizione passano in maggioranza con il sindaco, poi ritirano la fiducia, poi ritornano ancora una volta con il sindaco perché “a cinque mesi dalla fine non valeva la pena di sfiduciare il sindaco” come affermato dal gruppo Popolari per Molfetta, lo stesso che attacca la sinistra per non aver voluto firmare le leggendarie dimissioni dal notaio che avevano come obiettivo proprio quello di mandare a casa il sindaco. E qui la logica inizia a scricchiolare e salutarci bellamente. Consiglieri di centrodestra eletti nella coalizione del sindaco governano, fanno gli assessori, si dimettono qualche settimana fa e passano all’opposizione cercando di rifarsi una verginità e impartire lezioni a chi ha fatto sempre opposizione all’amministrazione, accusando la sinistra di presentare mozioni di sfiducia perché animata da furore “manettaro” come detto dal gruppo Obiettivo Molfetta, i cui consiglieri hanno firmato loro stessi la stessa mozione di sfiducia. E qui la logica ci ha salutati definitivamente. Poi – come già detto – ci sono consiglieri eletti con il centrodestra e che ancora ne fanno parte ufficialmente, dunque ufficialmente all’opposizione, che si astengono o si assentano sulla mozione di sfiducia al sindaco che anziché prendere 13 voti viene bocciata con 11 voti. Infine, c’è lui, un sindaco che può succedere di tutto, crisi dopo crisi, rimpasti di giunta su rimpasti, passaggi di casacca con andata e ritorno ma rimane convinto della sua “insostituibilià messianica” e che – insieme ai consiglieri di cui sopra – ha attaccato a testa bassa l’opposizione di sinistra, arrivando finanche a paragonare la posizione dei tre consiglieri di sinistra ora alla cultura giuridica nazista ora allo stalinismo. Tre consiglieri di sinistra eletti all’opposizione che sempre hanno fatto opposizione a questa amministrazione in città e nel consiglio comunale, persone che solo per questo meriterebbero un ringraziamento, per l’impegno e la schiena dritta tenuta in questi anni, se non anche un attestato di solidarietà per alcune contumelie di cui sono stati fatto oggetto in Consiglio comunale da un sindaco trasformista che ama andare a braccetto con postfascisti e si ricorda della sua “fede salveminiana” solo nelle ricorrenze festive. Invece no, nessun attestato di solidarietà, anzi a tratti una microcampagna virtuale per provare ad accusarli sempre e comunque di essere responsabili, responsabili “a prescindere” diceva Totò, responsabili contro ogni evidenza politica, anche quella dei numeri e delle mani alzate in consiglio comunale... responsabili per non aver aggiunto le proprie firme alle famose 12 firme dal notaio, raccolte in una particolare congiunzione astrale quando il gruppo ballerino dei Popolari per Molfetta si trovava nella sua settimana di opposizione al sindaco e quei birboni della sinistra non se ne sono resi conto e hanno perso la congiunzione di Venere con Saturno e allora i Popolari per Molfetta sono rientra-ti nella maggioranza a sostegno di Tommaso Minervini... che disdetta... Ancora una volta come in questi anni l’opposizione di sinistra ha mostrato senso delle istituzioni ben più del sindaco e attaccamento al decoro dell’istituzione del Consiglio comunale, ferme restando le sue posizioni, non forcaiole ma dure nel giudizio politico verso questa amministrazione. Un piccolo argine necessario – anche se non sufficiente ma questo non lo nega nessuno, nemmeno l’opposizione di sinistra per prima – alla marea montante del populismo e a un certo discorso politico qualunquista che presenta sempre più spesso il Consiglio comunale come luogo dello show, della farsa, del bla bla bla, delle chiacchiere inutili, della perdita di tempo, svilendo così l’istituzione elettiva. Un discorso politico generale, un sentire comune che va impoverendosi a tal punto da non riuscire a fare più differenze tra sindaco e consiglio comunale, tra giunta e consiglio comunale, tra maggioranza del consiglio che sostiene il sindaco e la sua giunta e minoranza del consiglio comunale che svolge il ruolo di opposizione e controllo e dunque non amministra. Un atteggiamento che presenta tutto come una sola cosa, come tutti uguali, senza rendersi conto che questo atteggiamento mina alla base la democrazia rappresentativa e qualsiasi operazione di rigenerazione o politica generativa. Un atteggiamento che incredibilmente sempre più spesso è tenuto proprio da non pochi consiglieri comunali per primi, i quali si riferiscono all’organo di cui sono parte come “luogo delle chiacchiere, delle parole” (con connotazione ovviamente negativa). Cose che sarebbero comprensibili se dette dal cittadino qualunque, anche da quelli che pensano e si presentano come democratici ma sono invece inaccettabili e stigmatizzabili se dette da chi ricopre il ruolo di consigliere comunale. E questa deriva investe trasversalmente gruppi e schieramenti, partiti e liste civiche, individui e corpi collettivi sempre più sbrindellati e sfarinati, accelerando il disfacimento della comunità e del tessuto associativo generale, producendo la degenerazione non solo dei gruppi politici in clan, non solo dei partiti in correnti, non solo delle liste civiche in liste “ciniche”, ma anche delle categorie economiche in gruppi parassitari di rapina, delle associazioni sindacali in servizi di “padrinaggio”, di gruppi di professionisti in percettori di prebende e consulenze. E davvero qualcuno ritiene che per mettere a tema questo scenario e provare a invertire la tendenza sia utile scordarsi del passato recente per riunire un’altra accozzaglia o controproporre un altro ciambotto a quello messo su da Tommaso Minervini? Sia utile divertirsi a impallinare quelle poche forme organizzate di politica perché se non ci fossero si libererebbero chissà quanti spazi ed energie? Sia utile guardare all’alternativa come un semplice assemblaggio matematico di voti per riuscire a vincere le elezioni e poi iniziare a perdere lentamente nella sfida del governo il giorno dopo la vittoria? © Riproduzione riservata

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