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Il varo dell’ultima costruzione del cantiere Cappelluti & De Candia
15 aprile 2020

Lo Scalo di Molfetta: una volta era una fiorente istituzione imprenditoriale, come ve ne erano tante nel nostro territorio, prima che, negli ultimi decenni, altri ‘tipi’ di imprenditoria ne soffocassero l’esistenza. Nessuna Istituzione cittadina ha mai operato scelte economiche, normative – perfino inquadrate nelle politiche nazionali ed europee, sempre più stringenti – per tentare di agevolare il settore; anche questo ha contribuito al graduale declino. Come è possibile verificare, leggendo la mia ultima opera “Lo scalo di Molfetta 1947 – 2015 ascesa e declino” l’attività di costruzione di nuovi natanti da pesca e non solo, dopo il primo decennio del XXI secolo, ha subito un’involuzione drammatica. Ad uno ad uno sono sparite le già poche Imprese di costruzione di navi che ancora resistevano. È rimasto un solo cantiere “Cappelluti & De Candia”, il cui titolare mastro Michele Cappelluti (nel mio libro lo definisco, con il dovuto rispetto, l’ultimo dei Mohicani) continua caparbiamente e per quanto glielo permetterà la sua situazione anagrafica, a progettare e realizzare barche da pesca innovative, con uso di legnami esotici, alternativi e con linee e soluzioni nautiche sempre più avanzate e rivoluzionarie per gli standard molfettesi. Domenica 15 marzo, in piena crisi da CoviD19, è stata varata l’ultima costruzione: ‘03/2015’, impostata nel lontano 2015. Si tratta di un moto pesca con linee di scafo a ‘diedro’ (1), carena di tipo ‘scivolante’( 2), realizzato con rivestimento a doppio strato di ‘compensato di faggio marino 13 fg’ omologato R.I.Na., spessore 2 x 20 mm., fissato con collante bi-componente e doppie viti inox da mm 6, su ossatura di legno di ‘rovere’. Il bastimento che sarà adibito alla pesca a strascico, ‘battezzato’ Natalino, è lungo f.t. 20,0 m; largo al baglio maestro 6,0 m; l’altezza di costruzione è 2,6 m. Stazza 23 GT (gross tons – tonnellate di stazza lorda). La propulsione è assicurata da un motore diesel intercooler Baudoin da 500 CV, gruppo riduttore e invertitore, con un propulsore ad elica a quattro pale Bisognani, del diametro/ passo di 1,8 m. La proprietà è di un gruppo di soci, proprietari di diverse carature (3) di Mola di Bari, dunque sarà immatricolato con la sigla 5BA ….. A riprova della fiducia che gode il Cantiere navale, va ricordato che un’altra nave, il Maria di Medjugorjie, costruita e varata nel 2013, sempre per un Armatore di Mola e della cui costruzione (passo-passo) “Quindici”, ha riportato la cronaca, è attualmente nella proprietà dei soci del Natalino, acquistata dal Committente di origine. Il varo di una nave rappresenta, per il Cantiere, la fine di un’impresa che ha impegnato per molto tempo (prima della crisi delle costruzioni, quando la mano d’opera dei cantieri aveva una ‘forza’ adeguata) le maestranze tutte. Per l’Armatore l’inizio dell’attività di pesca con i ricavi della quale ripagarsi l’ingente investimento in denaro per la costruzione della nave. Normalmente la costruzione di una nave di medie dimensioni come questa prendeva circa 18 – 20 mesi. Il Natalino è stato realizzato in circa cinque anni! E questo dà un’idea delle condizioni in cui versa la Cantieristica – quello che ne resta – nella nostra realtà. I motivi che stanno letteralmente uccidendo una delle realtà imprenditoriali più rinomate di Molfetta, sono tanti. Alcuni, ma non tutti: le mutate – in peggio - condizioni operative dell’attività di pesca che, per quanto oggi le navi siano dotate di dispositivi impensabili anche alcuni decenni or sono, siano più veloci, affidabili e confortevoli per gli addetti, rendono sempre più critico il business, appunto della pesca. La sempre maggiore scarsità di prede, dovuta all’eccessivo sforzo di pesca praticato nei decenni scorsi, senza alcuna regolamentazione. Cosa che, a lungo andare, ha determinato il depauperamento della risorsa ittica. Esiste una vastissima letteratura (ovviamente, oltre il titolo citato) che descrive, dati concreti alla mano, le ragioni dell’involuzione dell’attività di pesca, così come l’abbiamo conosciuta. Come già detto, il varo di una nave nuova è un evento importantissimo che polarizza l’attenzione di tanta gente, non solo gli ‘addetti ai lavori’ ed i loro famigliari ed amici. È un evento gioioso, con tanto di cerimonia di benedizione religiosa del manufatto, suono di sirene, quando la barca scende in mare ed applausi scroscianti dei presenti. La cerimonia svoltasi domenica 15 marzo, come dimostrano le poche immagini allegate, è stata – per ovvie ragioni – piuttosto dimessa. Ma ciò, nulla toglie alla solennità dell’evento. Dunque: auguri agli Armatori, voti sinceri di buono e fruttuoso uso del magnifico mezzo di cui adesso dispongono, per condurre il loro mestiere di Pescatori: uno dei più rischiosi mestieri esistenti. © Riproduzione riservata

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