Il triste destino del Tribunale di Molfetta il silenzio della politica e della città
Nell’assemblea straordinaria dello scorso 24 gennaio l’Ordine degli Avvocati di Trani ha invitato il Presidente del Tribunale a «differire al 13 settembre 2013 l’efficacia di ogni provvedimento inerente la riorganizzazione e la redistribuzione degli affari giudiziari delle sezioni distaccate accorpate», ma soprattutto a «revocare il decreto n.36/12, assegnando alla sezione distaccata di Canosa di Puglia un magistrato togato per la effettiva amministrazione della Giustizia, oggi affidata esclusivamente a giudici onorari in deroga alla normativa primaria». Una decisa deliberazione di fronte alla soppressione della struttura di Molfetta, come fissato dai Decreti Legislativi nn. 155 e 156 del 2012, che prevedono la chiusura di 667 uffici del Giudice di Pace, 220 Sezioni distaccate di Tribunale e 31 Tribunali. Lo stesso ordine ha impugnato in sede giurisdizionale i provvedimenti governativi per eccesso di delega e per una pluralità di vizi e/o illegittimità. Nella seduta del 16 luglio 2012, il Consiglio Giudiziario della Corte di Appello di Bari, dopo aver rimarcato che la redistribuzione territoriale del servizio doveva essere realizzata secondo i parametri «dell’efficienza e della prossimità al territorio e alla popolazione che vi abita» e che l’edilizia giudiziaria del distretto è totalmente inadeguata («l’edilizia giudiziaria tranese non consente assolutamente, allo stato, di accorpare le Sezioni distaccate e gli Uffici del Giudice di Pace soppressi»), ha evidenziato non solo la criticità e l’incongruenza della redistribuzione territoriale, ma anche gli effetti provocati dalla soppressione indiscriminata delle varie sezioni distaccate (non comporterà alcuna riduzione di costi, ma riverserà sulle «già precarie, frammentate, inadeguate e insufficienti strutture giudiziarie di Trani un elevatissimo contenzioso»). Lo scorso dicembre il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) ha, però, chiarito che il legislatore non ha inteso sopprimere sin dal 13 settembre 2012 le sezioni distaccate (che, dunque, resteranno pienamente operative fino a settembre 2013) e che le soluzioni organizzative da adottarsi dovranno essere realizzate attraverso le ordinarie procedure di variazione tabellare e i rimedi fissati dall’art.37 del D.L. n.98/11 e dall’art. 48 quinquies della circolare del CSM («il Presidente del Tribunale, sentite le parti, può disporre che una o più udienze relative a procedimenti civili o penali da trattare nella sede principale del Tribunale siano tenute in una Sezione distaccata, o che una o più udienze relative a procedimenti da trattare in una Sezione distaccata siano tenute nella sede principale o in altra Sezione distaccata. Sentiti il Consiglio Giudiziario e il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, il provvedimento può essere adottato anche in relazione a gruppi omogenei di procedimenti»). Perciò, siccome «tutti gli immobili adibiti a sezioni distaccate, compreso quello di Barletta, hanno i requisiti per essere utilizzati per un periodo non superiore a cinque anni ai sensi dell’art. 8 del D.Lgs n. 155/2012», l’Ordine ha sollecitato il Presidente del Tribunale a richiedere al Ministro della Giustizia l’uso di tutti gli edifici delle sezioni distaccate a servizio del Tribunale, per il periodo massimo contemplato. Questo consentirebbe all’ufficio giudiziario accorpante (Trani) di «realizzare gli interventi occorrenti all’adeguamento degli edifici esistenti ed alla predisposizione di nuove idonee strutture, in particolare la realizzazione della cittadella giudiziaria». La stessa Associazione Nazionale Magistrati e le Organizzazioni Sindacali del personale amministrativo sono state anche sollecitate a contrastare la paventata sensibile riduzione delle piante organiche del Tribunale, già denunciata dall’Avvocatura nelle sedi competenti. In merito alle sorti delle sezioni distaccate soppresse mancano ancora 8 mesi affinché la soppressione acquisti efficacia. «Preoccupa l’assordante silenzio caduto sulla vicenda a Molfetta », il rammarico dell’Ordine: la politica locale «dopo i primi proclami, pare aver abbandonato la battaglia, lasciando il Tribunale al suo triste destino».